La querelle tra Cazzullo che, sul Corriere della sera, denuncia la scomparsa degli ecologisti e Grillo che ne rivendica la rappresentanza, è un altro esempio di come la politica italiana riesca sempre ad essere al di sotto delle aspettative.
“In attesa del dimezzamento dei parlamentari e della sparizione degli inquisiti, c’è già una categoria esclusa o quasi dal parlamento: gli ambientalisti”.
Queste parole irritano i grillini che rispondono così: “Cazzullo studia! Il movimento 5 Stelle è oggi il punto di riferimento per le politiche ambientali in Italia”.
Forse Cazzullo non parla a vanvera e pensando che chi ne rivendica la continuità, non è molto diverso da chi ne ha decretato il fallimento, non fa altro che anticipare un giudizio che inesorabilmente condurrà all’irrilevanza delle posizioni sostenute.
La coscienza ecologica si è ampliata in Italia, i referendum sui “beni comuni” e il “nucleare” stanno a dimostrare che questi temi sono molto sentiti dalla popolazione, ma la politica li strapazza o ne fa un uso strumentale.
Una parte cavalca ogni forma di contestazione dove il NO è la soluzione.
No alle gallerie, al treno, alle macchine ed anche alle biciclette perché s’inquina a produrle,
No agli inceneritori, ai gasificatori, alla corrente… in un ritorno al carretto ed alla candela.
Un’altra parte fa dell’ambiente un problema di rilevanza secondaria da aggiungere come contorno agli altri ben più rilevanti quali: il debito e la finanza.
La difesa della bellezza di un paese come l’Italia dovrebbe essere il centro della discussione pubblica. È invece diventato lo sfondo di un profezia catastrofica portata avanti da una allegra combriccola di comici.
Gli ecologisti si fanno sentire in Europa e nel mondo: Francia, Ungheria, Germania, Brasile, Gran Bretagna, Colombia 10, 15, 20%; non ancora sufficiente per promuovere un nuovo modello economico, comunque sufficiente per esprimere e diffondere il proprio punto di vista.
In Italia gli ecologisti sono assenti, forse mai nati, frantumati in quell’arcipelago in cui annaspano, fatto di gruppi, micro partiti, associazioni. Se si escludono alcuni passaggi alla fine degli anni ’80 i Verdi non sono stati in grado di trovare punti di aggregazione e di riferimento in cui riconoscersi. La diffusa frammentazione e il confluire in altri partiti è stata solo la conseguenza di una incapacità di egemonia culturale.
In Europa i Verdi esistono, non sono confinati in una riserva, dialogano con i vari schieramenti assumono responsabilità.
Un nuovo ecologismo che non sia un’ideologia e nemmeno la somma di improvvisate battaglie locali, che con impegno serio, aperto al progresso, lontano dai provvedimenti presi sull’onda emotiva, affronti l’insieme dei problemi della società, della crescita, del lavoro, dell’ambiente della democrazia, è quanto nessuna forza che si presenta alla competizione elettorale ha nel suo programma.
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