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05 Settembre 2012, 10.00

Punti di Vista

Turismo e Paesaggio tra natura e cultura

di Aldo Vaglia
Modi diversi di intendere il paesaggio portano a diverse interpretazioni di turismo e sostenibilità...

.. chi vede l’intervento umano come sfregio alla natura, chi pensa che si possa disporre di tutto senza preoccuparsi delle conseguenze.
Non solo i cittadini hanno visioni diverse, si trova squilibrio tra legislazione europea e italiana, tra W.W.F. e O.M.T. (organizzazione mondiale per il turismo).

In alcune pubblicazioni del Touring Club Italiano, principalmente in: “ Il paesaggio italiano…idee contributi immagini”, si mette l’accento sui  modi di concepire ciò che ci circonda.
L’incipit è dato da una frase dello scrittore portoghese Josè Saramago: “ il paesaggio, la cosa più abbondante che c’è sulla terra, circonda la nostra vita, ne migliora la qualità, esaltando la concezione del bello”.
Interrogarsi sulle interpretazioni del concetto di paesaggio, sugli strumenti di salvaguardia e di valorizzazione, sulla consapevolezza dei processi di degenerazione del passato, non per accusare ma per costruire strategie di sviluppo e  conservazione è interesse di tutti quelli che hanno a cuore la maggior ricchezza del nostro paese.

Variazioni di clima, movimenti dei mari, sedimenti dei corsi d’acqua, erosione dei ghiacciai, fenomeni vulcanici, sono esempi cospicui dell’azione naturale che trascendono largamente il livello dell’effetto-uomo sull’ambiente.
Il paradosso italiano è però quello di un paese geologicamente e geograficamente giovane, ma storicamente antico, più modificato dall’intervento umano che dalle forze della natura.
 
Poche le terre  e i luoghi rimasti “vergini”. Il manto vegetale originario già nell’età antica era stato largamente intaccato.
Ambiente, territorio, paesaggio hanno però connotazioni diverse.
La legislazione italiana anche nella riforma dell’articolo quinto, forse più per insipienza che per cattiva volontà, pone l’accento sull’ambiente e l’ecosistema, sul governo del territorio e l’urbanistica,  mai sul paesaggio.
È evidente la scelta tra una dimensione ecologica rispetto a una dimensione culturale.

Più definito nella “convenzione europea sul paesaggio” l’accento, dinamico evolutivo, la centralità dell’uomo e della collettività, le attività creative e produttive.
Possiamo così definire il paesaggio come l’interferenza portata dalle attività umane sull’equilibrio naturale dell’ambiente, un ambiente in continua trasformazione e per questo arena di interessi politici e economici che si pongono il più delle volte in antitesi tra di loro.
Grandi progetti e forme di resistenza si susseguono.
Indagarne la complessità e proporre stimoli nuovi, agire e riflettere su  un turismo sostenibile può anche per la nostra valle farci uscire dalle secche di una visione riduttiva e temporalmente breve.

Turismo e paesaggio, due termini includenti ed escludenti, dove uso e abuso sono sempre sull’orlo di un equilibrio malfermo.
Il più ricco paesaggio del mondo non sempre offre un turismo di pari valore.
Invasioni in genere derivate dalle mode si verificano in particolari periodi dell’anno, in città d’arte nei luoghi di montagna al mare, snaturandone godibilità e pregi.
Il prevalente atteggiamento di superficialità e indifferenza provoca un progressivo deterioramento del “ bene” che il turismo vuol far conoscere.
Cogliere il valore delle diversità e delle peculiarità dei luoghi diventa sempre più difficile.

Banalizzazione e impoverimento di splendidi paesaggi sono conseguenza di un turismo di quantità e non di qualità.
L’Italia è un inesauribile intreccio  di arte di cultura di tradizione di paesaggi.
Per il W.W.F. il turismo sostenibile è: “un turismo capace di durare nel tempo, mantenendo i suoi valori quali-quantitativi, cioè suscettibile di far coincidere, nel breve e nel lungo periodo, le aspettative dei residenti con quelle dei turisti senza diminuirne il livello qualitativo dell’esperienza turistica e senza danneggiare i valori ambientali del territorio interessato dal fenomeno”.
Per l’organizzazione mondiale del turismo “le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente naturale, sociale, artistico e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.
Tra le due visioni più naturalista la prima più culturale la seconda, quella più intrigante è la visione del paesaggio quale racconto.

Il racconto del paesaggio non è la somma degli elementi seppure tutti interessanti, per G. Norberg Schultz è il “genius loci”  (già conosciuto dagli antichi), quel quid misterioso che ogni società lascia come impronta di sé, cioè non solo l’economia, il lavoro, le tecniche, la costruzione materiale, ma anche le passioni degli uomini passati, il loro modo di pensare il paesaggio che è anche il modo di pensare la vita e la natura, di organizzarla sulla base di tutta una filosofia, di un amore per il bello e il divino, l’effimero o l’eterno.
Stupendi paesaggi fanno parte dei nostri luoghi conoscerli per valorizzarli, goderne la bellezza, attrezzarli per un turismo sostenibile è oltre una difesa del bello un investimento economico.

 
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