Cip 6: incentivo alle rinnovabili o truffa?

Come dire che vent’anni di soldi pubblici sono finiti “in fumo”.
È la denuncia dell’europarlamentare Sonia Alfano che afferma: “la delibera Cip6 fa riferimento ad una legge preparata apposta per fregare gli italiani a favore di industriali e affaristi che si spacciano per grandi imprenditori, ma che costruiscono i loro profitti distraendo in maniera inopportuna risorse pubbliche”.

Era il 1991 l’allora “governo tecnico di Amato”, che le lobby ancora rimpiangono, in un’ottima legge sugli “incentivi alle rinnovabili” inseriva una parolina “assimilate” che sarebbe diventata la fonte inesauribile di denaro caricato sulle bollette e distribuito a costruttori di impianti di incenerimento e loro protettori.
Se fosse un ringraziamento o una incompetente distrazione non è dato sapere, il risultato finale è:  che ancora si pagano e i “diritti acquisiti” non sono come quelli dei pensionandi, questi rimangono per sempre.

Per aggirare l’Europa i rifiuti di Napoli hanno contribuito all’allungamento dei tempi e alla solita legislazione d’emergenza.
Una serie di norme transitorie ha sanato le due procedure d’infrazione comminate dalla commissione europea all’Italia che spacciava l’incenerimento di rifiuti come “energia rinnovabile” e non richiedeva l’applicazione di “aiuti di stato” come secondo la commissione avrebbe dovuto fare.
Questo garantisce tuttora un enorme flusso di denaro pubblico agli inceneritori.

Non è intento di questo articolo affrontare il tema dei rifiuti, in Italia si sa che non c’è niente di più definitivo delle situazioni transitorie, ma per non giocare una partita truccata gli incentivi debbono terminare.
Se il bruciare sarà più conveniente di altre forme di smaltimento si continueranno a costruire inceneritori.
Drogare il mercato per avere risultati più favorevoli verso una soluzione rispetto ad un’altra, oltre ad essere contrario alle disposizioni comunitarie, non rende un grande servizio nemmeno alla nazione.