Cosa significa, o cosa dovrebbe significare; non è senz'altro una casuale e personale interpretazione, ma dovrebbe essere una filosofia concettuale ben precisa.
Il designer, è colui che lavora per migliorare ed ottimizzare sia dal punto di vista pratico che da quello gratificante alla vista tutti gli strumenti che fanno parte del ns. quotidiano.
Quindi non è un mero esercizio di stile, ma dietro al questo lavoro c’è tanta concretezza; quindi riportando il concetto al ns. settore c’è una grande differenza fra un piatto da fotografare in un concorso, e quello che invece sarà servito in una azienda.
Come avrete già capito, sono due discipline, che s’incontrano, e cercano di mettersi l’una al servizio dell’altra, per migliorare ed ottimizzare tutta una serie d’aspetti legati al mondo del cibo.
In tutto questo, c’è comunque una forte componente che è quella di trasformare il tutto in valore aggiunto per i ns. cibi e quindi non facilmente replicabile in ogni modo; per capirci posso presentare il mio pecorino come voglio, ma è certo che quel tipo di formaggio mi dovrà far pensare all’Italia, quindi esercizio di stile per dare valore aggiunto, ma senza snaturare il prodotto stesso.
I parametri con cui valutare correttamente questo tipo di preparazione saranno legati alla tipicità della materia prima, alla presentazione non necessariamente artificiosa, alla riproduzione in piccola serie all’interno del laboratorio, giusto rapporto fra costo e ricavi e facile fruibilità per il cliente finale.
Come vediamo è ancora una volta, la via dettata dal buon senso a scrivere le regole del gioco.
Presentiamo quindi i nostri piatti o prodotti concedendo una giusta parte alla presentazione, ma sempre con professionalità e senza mai eccedere in sensazionalismi che snaturano il prodotto che invece deve sempre essere in primo piano, e poi l’eccesso come si sa è destinato a durare poco.
In Valle Trompia e la Valle Sabbia un'offerta gastronomica di cooperazione ed inclusione sociale: dal 5 ottobre al 12 dicembre un ricco calendario con 10 cene a ritmo slow
Ho acquistato questo Franciacorta nella cantina vicino casa. Mi ha incuriosito il produttore, che non conoscevo e, lo riconosco, un prezzo davvero invitante
A Venezia la “fritoa” era considerata quasi un dolce nazionale ai tempi della Serenissima. A produrre le fritole erano i “fritoleri”, al tempo stesso produttori e venditori di frittelle