Un giorno sì e l’altro pure si sente di individui che sterminano la loro famiglia ammazzando bimbi nel sonno, strangolandoli come conigli.
In che modo i bimbi possano entrare nei loro problemi, è un mistero.
Altri soggetti prendono a picconate ignari passanti, la cui unica colpa è quella di percorrere una certa strada in un certo momento.
Altri ancora, sparano all’impazzata in mezzo alla folla.
Alcuni, invece, irrompono improvvisamente con armi in aule scolastiche trucidando alunni e insegnanti.
Che cosa ci sta succedendo?
E’ cambiata la frequenza dei fatti oppure quella della loro comunicazione? Oppure l’una e l’altra?
O, invece, è cambiato tutto, ma non il cervello di questa miserabile umanità
demoralizzata (senza morale) che non riesce più a percepire il tempo e la storia?
Demoralizzata non tanto perché priva del morale, quanto e soprattutto perché priva della morale. Non riesce più a distinguere il bene dal male.
E poiché la morale riguarda i fini, ci ritroviamo purtroppo una società che, strada facendo, ha perduto la ragione della propria esistenza.
Una società del genere, di fronte a cambiamenti rapidi e profondi come quelli che si manifestano in questi tempi funesti, perde la trebisonda, perché i mutamenti scombussolano, creano disagio, sconcertano, mettono in crisi.
Molti non accettano il cambiamento e piuttosto che adeguarsi, ricorrono a rimedi estremi.
Questi eventi, non più sporadici o casuali, bensì diffusi e generalizzati, celano cause che si nascondono in profondità.
Spesso, di fronte a certe notizie, corre l’espressione “non c’è più religione!” intendendo dire: dove sono andati a finire quei valori sui quali si è edificata la nostra civiltà?
Domanda legittima. Non c’è dubbio sulla presenza, prima latente, ora manifesta, di una progressiva disgregazione di valori individuali e sociali.
Prima di tutto si è verificato nel tempo un graduale inaridimento ed essiccamento delle virtù cristiane.
A un livello più elevato, per applicare tali virtù, ricordando che queste operano a livello sociale, l’uomo, secondo l’etica cristiana, riceve degli aiuti individuali, i cosiddetti doni paraclitici, che però operano a livello individuale.
L’etica cristiana associa il dono della Sapienza alla Carità per la piena realizzazione di questa. Di là da questa combinazione o relazione tipica, avvengono distorsioni e disgregazione di valori.
Per esempio se il dono della Sapienza, anziché alla Carità, si associasse alle virtù della Prudenza o della Giustizia o della Fortezza, darebbe luogo alle deviazioni dell’Utilitarismo, del Giusnaturalismo e del Militarismo, rispettivamente.
Altro esempio. L’etica cristiana associa, come combinazione tipica, il dono del Consiglio alla virtù della Prudenza per la piena realizzazione di questa.
Se invece tale dono, anziché alla Prudenza, fosse associato alle virtù della Carità o della Giustizia o della Fortezza, darebbe luogo alle deviazioni della Filantropia, della falsa democrazia e della Teocrazia, rispettivamente.
Analogamente l’etica cristiana associa il dono del Pietà alla virtù della Giustizia per la piena realizzazione di questa.
Se invece questo dono, anziché alla Giustizia, si associasse alle virtù della Carità o della Prudenza o della Fortezza, darebbe luogo alle deviazioni del Pietismo, dell’Umanitarismo e del falso socialismo, rispettivamente.
Infine, last but not least, l’etica cristiana associa, come combinazione tipica, il dono della Fortezza all’omonima virtù della Fortezza per la piena realizzazione di questa.
Qualora invece il dono, anziché alla Fortezza, fosse associato alle virtù della Carità o della Prudenza o della Giustizia, darebbe luogo alle deviazioni del Solidarismo, della Plutocrazia e del Liberalismo, rispettivamente.
Inoltre, come ho già detto, poiché i doni agiscono a livello individuale, mentre le virtù operano a livello sociale, i soli doni (senza le virtù) dànno luogo a sistemi semplicemente
a-sociali come per esempio i sistemi scettici, epicurei, stoici e anarchici.
Riconosco che le considerazioni sopra espresse richiedono forse qualche sforzo di comprensione, ma non c’è dubbio che i doni sono spesso usati in modo distorto provocando le distorsioni e le deviazioni dall’etica cristiana sopra elencate.
Scendendo di qualche gradino e osservando semplicemente con occhio critico, quello che avviene intorno a noi circa la pratica religiosa, osservo:
1. la frequentazione dei luoghi religiosi è diventata spesso un’abitudine esteriore. Scrive Matteo (6,5-6,6): Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Non ho mai, dico mai, sentito riportare questo passo nelle prediche, nelle omelie e nei sermoni degli officianti;
2. nei luoghi religiosi si svolgono riti già codificati e si recitano canti e preghiere secondo formule prestabilite e cristallizzate nel tempo, le quali generalmente inibiscono l’apertura al trascendente perché prive di spontaneità;
3. si ha l’impressione che il significato delle parole contenute nelle formule, essendo sempre meccanicamente ripetute, abbia perduto sostanzialmente d’importanza e prevalga solo il suono di esse.
Sembra di essere di fronte al movimento esicasta che, partito dal monte Athos, si sviluppò all’interno della Chiesa d’Oriente, in cui appunto contava solo il suono della voce e non il senso delle parole;
4. spesso nelle cerimonie e nelle processioni affiorano elementi non sacri, di forme antiche di culto misterico, estranee alla pratica religiosa cristiana; (vedi per esempio la festa dei Gigli di Nola in onore di San Paolino, vescovo di quella città, che donò tutti i suoi beni ai visigoti di Alarico in cambio della liberazione sua e dei cittadini nolani. Il popolo andò incontro ai prigionieri con dei gigli e dei sonagli. Nella festa, quei gigli sono diventati delle costruzioni enormi che vengono trasportate in processione da centinaia di uomini a passo di danza simili alle danze orgiastiche pagane. I sonagli, invece, furono prima chiamati
nolae, e in seguito campane.)
In quasi tutte le processioni del sud affiorano reminiscenze pagane magiche (se non di peggio come gli inchini) che nulla hanno di cristiano.
5. è frequentissimo, nelle comunità religiose cattoliche, il grido al miracolo.
Come gli emigranti, navigando nelle nebbie, gridano “terraaaaa!” quando intravvedono ombre, così certi gruppi gridano “miracolooooo!” a ogni stormir di fronda che vibra al vento in un certo modo anziché in un altro.
Questa necessità di avere continue conferme dell’esistenza di un aldilà rivela, in effetti, la mancanza di fede. Questo non è un popolo di credenti, ma di creduloni.
A proposito di miracoli non si capisce poi perché, essendo Dio unico anche se nelle varie religioni lo si chiama in modo diverso, quello cristiano cattolico sia tanto prodigo di miracoli, mentre quello di altre religioni sia invece tanto restio a eventi del genere. Forse perché gli altri sono più cattivi?
6. come si sa l’uomo è un peccatore, ma se si pente sinceramente del suo peccato è probabile che non lo commetta più.
E qui sta la chiave di volta che apre la porta del miglioramento della comunità. Siccome però la società non migliora, ma peggiora di giorno in giorno, si deduce che la maggior parte dei pentimenti è fasulla. E’ il festival dell’ipocrisia;
7. l’assenza di una morale non fa altro che aumentare il potere disgregativo dei valori cristiani e sociali;
8. la grande crisi, quella che viene da lontano, quella che riguarda i valori, sta producendo tutti i suoi effetti: la fariseizzazione della civiltà cristiana europea;
Cari lettori
La verità vi renderà liberi (Giovanni 8, 32).
E la menzogna come vi renderà?
LoStraniero