«... Il faraone non vi ascolterà e io porrò la mano contro l'Egitto con grandi castighi e farò così uscire dal paese d'Egitto le mie schiere, il mio popolo Israel. Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore quando stenderò la mano contro l'Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!» (Esodo 7, 4-5)
Siccome il faraone non liberò gli ebrei, il Signore inflisse al popolo egizio le dieci piaghe che sappiamo.
Sul fatto che, per il cattivo comportamento delle autorità egizie, pagasse l’intero popolo, che non c’entrava nulla con la liberazione degli ebrei essendo i faraoni non elettivi, non voglio pronunciarmi.
Faccio solo costatare che anche il Dio della bibbia, operava in maniera generalizzata facendo tagli lineari o colpendo linearmente, così come fanno certi governi europei tra i quali il nostro.
Il governo agisce generalmente in modo lineare solo se non conosce il fenomeno (per esempio non sa chi ruba), così fa pagare a tutti.
Bel modo di governare!
Prima di imporre gabelle a tutti, il governo dovrebbe conoscere, in modo da far pagare solo a chi deve.
Questo principio lo tradurrei in una norma costituzionale.
E se, invece, pur essendogli noto il fenomeno (per esempio conosce chi ruba, ma non lo dice), colpisse ugualmente tutti? Che cosa dovremmo farne noi del governo?
Veniamo all’undicesima piaga.
Una mattina il popolo, al risveglio, notò una cosa strana: le parti basse delle abitazioni (cantine, autorimesse, magazzini) erano cosparse di scarafaggi.
Il fenomeno era generale e interessava tutto il paese proprio come se fosse stato ordinato da un essere superiore: un castigo di Dio.
Trattandosi di un fenomeno generale se ne occupò direttamente il governo. Il quale, come passo iniziale, nominò subito una commissione di esperti per accertare in primo luogo le cause dell’invasione e in secondo luogo le modalità di disinfestazione.
La commissione, dopo qualche seduta, non riuscì a trovare alcuna causa del fenomeno.
Quanto ai modi di disinfestazione raccontò al governo la storia del diclorodifeniltricloroetano, cioè del DDT.
Nei laboratori di Geigy di Basilea lo scienziato Paul Hermann Müller (premio Nobel 1948 per la medicina) s’imbatté in una molecola organica scoperta già nell’ottocento a Strasburgo, ma poi dimenticata, il DDT appunto.
Müller scoprì gli effetti micidiali di questa molecola sugli insetti.
Fu subito impiegata dagli americani per disinfestare da zecche e pidocchi le loro truppe impegnate in zone tropicali contro i giapponesi nella seconda guerra mondiale. Il successo fu immediato.
Tuttavia questo successo durò poco, perché non si tenne conto del processo di selezione genetica all’interno di una popolazione, dove esistono sempre alcuni individui resistenti all’insetticida.
Mentre tutti gli altri elementi della popolazione muoiono, gli individui resistenti possono, invece, crescere e moltiplicarsi indisturbati vanificando le proprietà dell’insetticida e le intenzioni di chi lo usa.
Anzi il suo uso oltre che costoso diviene dannoso perché i disinfestatori tendono ad aumentarne le dosi avvelenando così inutilmente tutto l’ambiente.
Così ne fu vietata la produzione.
Lo stesso fenomeno avviene nel caso dei batteri per gli antibiotici.
Da che esiste il mondo nessuna specie d’insetti o di batteri si è mai estinta, perciò i padroni della terra sono loro, non noi.
La commissione, come spesso succede in questo paese, non accertò né le cause, né suggerì un metodo di disinfestazione. Raccomandò solo la non disinfestazione.
Presentò però un conto alquanto salato.
Intanto l’invasione avanzava e una massa nera di scarafaggi incominciò a invadere le strade e le piazze dei paesi e delle città.
Il governo non sapeva che fare.
Il premier, che era un tipo ardimentoso, e che diceva pane al pane, vino al vino e cacca a cacca, tentò di seguire una seconda via.
Quella della magia o della demagogia, se volete. Perciò si rivolse direttamente a uno stregone.
Questi, dopo vari consulti con qualcuno dell’aldigiù, consegnò al premier una bustina contenente una polverina che era, a dir dello stregone, la soluzione di tutti i mali, anche di quelli economici, compresa la disoccupazione.
Il premier, che era anche un esperto di annunci, volle annunciare subito al popolo la magica soluzione.
In un luogo gremito di gente, presenti i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle associazioni ambientalistiche, favellò:
“Cittadini, state sereni!”
“Ho qui, in questa bustina, la soluzione al drammatico evento che ci ha colpiti.”
“Si tratta di una polverina da somministrare agli scarafaggi.”
“Per eseguire l’operazione occorrono due persone.”
“La prima persona prenda lo scarafaggio con le mani e con i pollici gli apra la bocca e gli tenga la mandibola ben ferma.”
“Una seconda persona prelevi dalla bustina cinque milligrammi di polverina e la rilasci nella bocca dell’insetto.”
“Ripetere l’operazione tre volte al giorno per cinque giorni consecutivi”. “Mi raccomando che siano consecutivi.”
“Aspettare poi ancora due giorni.”
“Se l’animale, dopo questo trattamento, non è morto, lo portino da me che lo ammazzo io.”
“Attenzione però, alle morti finte e ai morti apparenti.”
Il discorso fu molto apprezzato dai sindacati che v’intravvidero un incremento di occupazione, ma poco dagli ambientalisti che si lamentarono che il governo se la prendesse con quelle povere bestie che non avevano nessuna colpa.
E mentre così discutevano, furono sopraffatti tutti da una duna di scarafaggi.
LoStraniero