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24 Luglio 2012, 10.00

I racconti del lunedì

La quinta di Custoza

di Ezio Gamberini
Maestosa e suggestiva, tenera ma impervia, dolce e appagante; quante emozioni racchiude e regala l'mperdibile maratona di Custoza! Proprio come una sinfonia di Beethoven.

In primavera, più ci si avvicina a questo appuntamento e più cresce l’aspettativa di rivivere momenti sereni, tra amici, in un clima incantevole tra stupendi scorci paesaggistici e bianchi di Custoza che scorrono a fiumi.
Qui si vedono tutti i maratoneti più strani e caratteristici, pluri e ultramaratoneti, di ogni forma e misura, sesso ed età.
Speravo di incontrare il mio amico Ettore Comparelli, extra-large, come me. Caro Ettore, “grassezza, mezza bellezza”, come si dice; lascia che ci tirino pure in giro per le “maniglie dell’amore” che dicono cingere i nostri fianchi: tutto falso perché noi in realtà, lontani da ogni frivolezza, siamo dotati di “maniglioni antipanico”.

Devo poi tenere a freno l’eccitazione naturale che mi pervade a causa della promozione del Salò, in cui gioca il mio figliolo, che domenica scorsa ha guadagnato la promozione in serie D e mercoledì 12, con diretta su Raisportsat, tenterà allo stadio Flaminio di Roma, contro il San Paolo di Bari, di conquistare la Coppa Italia dilettanti.
Paolo già da alcune settimane camminava a mezzo metro di altezza; se non lo trattenevo a terra mi volava via!

Anna invece mi stupisce ogni volta (sic). Ma che mi frega del tuo nove in latino scritto e orale! Vuoi darmi a bere che “sic”, tra parentesi, sta a significare “è così”, “sic et simpliciter”, insomma. Ma va là, sciocchina! “Sic” è utilizzato dall’autore che, sconsolato o sorpreso, scuotendo la testa, vuole rimarcare una cosa strana, o assurda; sta al posto di “sigh” o “sob”, come nei fumetti…. “Papyyyyy…..” mi riprende allora l’insolente, ed io concludo la discussione: “Fila…. E  ‘sic!’ (cinque), altro che nove….”.

Grazia nel frattempo continua a stressarmi per le scarpe che non mi decido a cambiare; alla fine mi convince e mi porta in negozio. Era arrivata all’esasperazione: “Sono tutte rotte e quando una cosa è vecchia e rotta si butta via!”. “Ma come -protesto- e allora cosa dovrei fare con te?”. L’osservazione la colpisce perché si blocca di colpo, portandosi una mano al mento, pensierosa, e stranamente in questa occasione non sono bersaglio di oggetti vari.
Mi faccio però promettere che domani, in cambio dell’acquisto di nuove calzature, non getterà quelle vecchie.
Ottengo insomma di salvare capra e cavoli, cioè moglie e scarpe vecchie (che uso da anni e avevo pagato una cifra spropositata, quasi immorale, per me) ed inoltre mi ritrovo con un lussuosissimo paio di scarpe nuove e fiammanti che mi inducono a pensare che se il nuovo ed il vecchio possono convivere in modo così appropriato, ebbene, vecchio come sono, proporrò a Grazia che assuma per me una badante (sui venti-ventidue anni, non di più), promettendole in cambio che lei non correrà mai il pericolo di essere “rottamata”.

E’ importante, qualche tempo prima di una maratona, verificare la lunghezza e lo stato delle unghie dei piedi, per non avere sgradite sorprese in gara.
Nell’occasione ho però la malaugurata idea di curare pure la lunghezza delle mie basette (contro la volontà di Grazia che mi intima di andare dal barbiere) perché la mattina, allo specchietto della macchina, indossando gli occhiali ed utilizzando quale termine di paragone le stanghette, mi accorgo che la destra è più lunga di un centimetro.

Idea! Dopo la doccia stasera inforcherò gli occhiali e col tagliabasette del rasoio elettrico le taglierò alla stessa altezza, proprio in corrispondenza della stanghetta. Comincio l’operazione…. accidenti, ho lasciato gli occhiali sulla macchina in garage.

Poco male, prendo dal cassettone quelli di scorta di Grazia, che è miope.
Li indosso e cerco di prendere le misure, ma un po’ per il vapore, un po’ perchè ci vedo doppio, parto col rasoio e fallisco l’obiettivo di due centimetri, sopra la stanghetta!
Cerco di riparare, tagliando di qua e pareggiando di là, ma ottengo soltanto il risultato di ritrovarmi rapato fin sopra le tempie. Piangerei…….


Più di cinquecento iscritti in questa edizione..... Se ripenso alla prima, centottantacinque iscritti ed io che arrivo 89° nell’unica mia maratona corsa sotto le quattro ore, mi vengono i brividi. Che soddisfazione vederla enormemente cresciuta (come me, d’altra parte, che quattro anni fa ero tre o quattro chili in meno).

Da giorni non smetteva di piovere, ma ero certo che domenica il sole avrebbe fatto capolino per rallegrare la giornata.
E così è stato, infatti domenica mattina quando apro le ante della finestra e c’è ancora scuro, rimirando lo spicchio di cielo che si presenta ai miei occhi, rivivo il momento in cui Cronin deve aver scelto il titolo di uno dei suoi romanzi più famosi: “E le stelle stanno a guardare”. Per la prima volta decido di mangiare un piatto di pastasciutta prima della gara.
L’ho preparata sabato sera, un etto e mezzo di pennette con un po’ di olio, ed alle cinque di mattina le faccio rigirare un minuto al microonde; una spolveratina di grana, ed alla fine mezzo panino per “pocciare” quel miscuglio di olio e grana che sarebbe un delitto lasciare sul fondo del piatto. Come sempre sono tra i primi ad arrivare al parcheggio di villa Venier….

L’errore che si compie frequentemente è sempre lo stesso: partire troppo forte. Mi succede anche questa volta. Parlo con alcuni podisti che si stanno guardando intorno. Chiedo se è la prima volta che corrono Custoza, mi rispondono di si, affermando che si stanno gustando la bellezza del panorama e dei borghi attraversati.

Poco oltre comincia il lungo Mincio. Questa sarà una maratona internazionale, ma credo sia pure il raduno internazionale dei moscerini.
Ce ne sono a trilioni! Anche di ciclisti ve ne sono in abbondanza: ne conto un miliardo e due, un miliardo e tre poi smetto, così come i pescatori in riva al fiume, arrivo a tremila poi mi stanco.

D’altra parte sono lì e non ho niente da fare, se non correre. Avvicinandomi a Salionze, al trentesimo km, noto un cartello che interpreto forse in modo sbagliato: “Attenzione, rallentare gara podistica”.
Accidenti, stavo andando quasi ai venti all’ora e devo rallentare, inserendo il pilota automatico e correndo gli ultimi dodici km in un’ora e mezza circa.
Si, perchè se la virgola fosse stata collocata dopo il “rallentare”, cioè “attenzione rallentare, gara podistica (in corso)” ovviamente il cartello avrebbe avuto la sua valenza per gli automobilisti. Invece con la virgola dopo “attenzione”, la “gara podistica” è un accusativo, quindi ciò che deve essere rallentato è certamente la gara stessa. Potenza di una virgola.....

Chiudo comunque appena sopra le due ore: due ore e centosessanta minuti, per la precisione, meglio di Carpi in ottobre, che era piatta piatta, quindi devo ritenermi soddisfatto.
Consegno il chip all’addetta per ritirare il pacco gara: “La maglietta L o XL?”, mi chiede solerte. Le rispondo con dolcezza: “Veramente speravo mi chiedesse: ‘Per la maglietta M o L?’ ”.
Sotto il tendone poi si può gustare un pranzo completo coi fiocchi, altro che “pasta party”.

Sto per lasciare Sommacampagna e passo davanti al traguardo con il cronometro che segna 5 ore e 50 minuti circa.
Sta arrivando ancora un podista, tra gli incitamenti di Fabio Rossi al microfono, ed i miei: “Bravo, bravo - gli dico – coraggio, sei arrivato!”.
“Ho abbattuto il muro – mi risponde – ho abbattuto il muro!”.
Non so chi sia, non lo conosco, ma beato il podista che abbatte il muro delle sei ore, sputando sangue e con il rischio di essere deriso.
La mia stima e la mia simpatia sono senz’altro per lui. Fino alla prossima!

Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie” – Ed. Liberedizioni
Il racconto è del 2004
 
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