Ciò che è assolutamente scontato è invece per la filosofia ciò che è messo in discussione. Filosofare è altro dal sostenere una tesi, una fede, un'ideologia...
Noi possiamo interessarci di cose filosofiche, studiare filosofia, ma questo nostro interessamento ci lascia al di fuori della filosofia se noi ci accostiamo ad essa "avendo già ben chiaro ciò in cui credere": questo modo di far filosofia è il modo inautentico, perché far filosofia è il mettere in questione ogni credenza, ogni fede.
Se uno crede nella democrazia e vuol fare filosofia senza mettere in discussione la democrazia o senza mettere in discussione il cristianesimo, o la morale, o l'immoralismo, il totalitarismo, l'anticristianesimo, quindi et, et, ecco questo accostarsi alla filosofia su fondamento di una fede, che può essere più semplice nella fede in Cristo o nell'anticristo ma può essere la fede nel mondo in cui ci troviamo a vivere, nel nostro ambiente famigliare, nel per lo più in cui ci troviamo, allora questo è si un seguire il discorso filosofico o un frequentare un corso di filosofia, un diventare un professore di filosofia, ma questo non è filosofare.
Per chiarire potremmo girare la questione con questo tipo di considerazioni: perché non si deve negare ciò che si lascia negare... Che intorno a noi ci sia un prossimo, che ci siano leggi che ci impongono qualcosa da un punto di vista della società, ecco se tutto questo si lascia negare perché non negarlo.
Ora un esempio di negazione è appunto questo, la leggenda del buon samaritano, ma perché invece di adottare l'atteggiamento del buon samaritano che soccorre l'infelice, non si può adottare l'atteggiamento della violenza che invece elimina i deboli per il vantaggio di chi è meno debole, perché si devono seguire le leggi morali.
Ora, che tutti noi si viva seguendo di fatto certe prescrizioni, certe norme, è indubbio perché vivremmo pericolosamente se non facessimo questo, però cosa impone di vivere comodamente e non pericolosamente... Invece di assumere l'atteggiamento del buon samaritano perché non negare che sia prossimo colui che invece il buon samaritano aiutando qualifica come prossimo.
Certo la nostra educazione, il modo in cui siamo collocati socialmente ci impongono determinati tipi di condotta, ma da capo cosa è che da ultimo ci costringe a farlo, e che cosa strana è questa capacità del pensiero che riesce a sollevarsi dalle leggi che noi seguiamo ed ad interrogarne il fondamento, che cosa strana e desueta e differente dal modo in cui per lo più l'uomo vive questa capacità del pensiero di dire no a tutto, perché non negare tutto.
Già la negazione ė un far diventar altro, tu sei li, e al mio senso comune ti presenti come un esser uomo, però questo pensiero dice..mah, tu mi ostacoli e tu non sei un soggetto di diritti, io ti elimino, ti posso eliminare rendendoti inoffensivo, rendendoti impotente, uccidendoti, ma se tu ti lasci eliminare perché non eliminarti se eliminarti si presenta come un vantaggio a chi ti elimina..,
..perché la morale.
E la negazione, si, è un far diventar altro ciò che da prima si presenta, come nell'esempio che stiamo facendo, l'esser uomo, ma la negazione presenta anche forme più radicali: il distruggere. Il distruggerti è un assumere, nell'ipotesi che da prima ti consideri come un esser uomo, il tuo esser diventato non uomo, perché nego qui l'uomo soggetto di diritti, degno del mio rispetto, la dignità dell'uomo... Il distruggerti qui vuol dire.., dopo averti fatto passare al tuo esser altro, tu che da prima ti presenti come uomo, come persona, come soggetto, dopo averti fatto passare in altro, come non esser uomo, ecco che ti faccio passare ulteriormente in altro, e cioè ti distruggo, ti elimino..
Questo io che distrugge corrisponde ad un soggetto, uno stato , un gruppo sociale, che parla così può essere il nazionalsocialismo, può essere l'occidente rispetto ai paesi colonizzati dall'occidente, può essere una certa forma di bigottismo della democrazia che vuole imporre la democrazia anche là dove la democrazia non c'é.
Perché rispettare le forze antagoniste, il distruggerle è appunto un farle diventar altro.
E qui si potrebbe dire, certo, c'è l'odio che fa diventare altro, c'è la violenza che fa diventar altro, ma c'è anche l'amore, l'amore fa diventare altro.
Se ci riferiamo alle grandi formulazioni dell'amore come quella cristiana allora il Dio cristiano crea il mondo per amore, fa diventar "essere" il "nulla", allora si può obiettare che c'è, si, il far diventar altro dell'odio, ma ci sono anche quelle forme "positive" del far diventar altro che è dell'amore: l'edificazione, l'edificare, e la parola edificare ha un significato morale che viene desunto innanzitutto dal fatto architettonico, edes-facere, costruire case, l'edificazione morale è un costruir una forma di case.
Da capo, questa voce che impone di amare e che si differenzia dall'odio e dalla negatività, ma perché se si lascia togliere di mezzo, perché non può essere tolta di mezzo.
Lo scopo di queste mie considerazioni è che non si creda che il far filosofia sia come far qualsiasi altra cosa, e che non si creda che si possa andare incontro alla filosofia avendo già risolto i problemi principali che ci stanno a cuore, questa è una filosofia dipinta: le cose fondamentali secondo cui regoliamo la nostra vita, si quelle stanno così, guai a metterle in discussione..,
..ma questa zona protetta dal no del filosofare è una zona che non sa indicare l'esclusione di questo no.
Perché escludere questo no.
Queste poche parole intorno alla filosofia danno qualche indicazione del fondamento o del radicale ( da radice), dove solo la filosofia va per indagare e per trasformare il mondo in cui viviamo.
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