Esistono molti modi di fare poesia, tra questi quello su carta, ma quella espressa da Ezio Vendrame non si è limitata alle pagine dei libri, riversandosi nei campi da calcio sotto forma di ala destra
Numero sette iconico ed estroso, un ribelle talentuoso, irriverente e poco incline agli ordini tattici che entra a far parte della sezione dedicata alle “leggende”, non solo perché per venne definito il George Best italiano.
A differenza del campione nordirlandese, Vendrame non vinse praticamente nulla, ma portò sconquasso e rivoluzione in un mondo conservatore e conformista com’era (e com’è tuttora) quello calcistico del Belpaese.
Uomo di cultura, scrittore, poeta, ala votata al dribbling ed alla giocata difficile. Lui stesso confessò nei suoi scritti di come mandò in fumo - segnando direttamente da calcio d’angolo - una combine economicamente più che vantaggiosa, per via dei ripetuti insulti del pubblico ospite.
Quando invece della combine era convinto, ma forse il fatto non corrispondeva al vero, decise di dribblare compagni e avversari, arrivando fino alla propria linea di porta ed eludendo l’intervento del portiere amico solo all’ultimo istante, fintando e tornando verso la metà campo.
Quell’episodio causò un infarto ad un uomo sugli spalti, che non reggendo alla forte emozione si spense sulle tribune dell’Appiani.
Poeta sia in campo che tra i versi, fu autore di molti libri, alcuni riguardanti il calcio, altri solo l’amata poesia. Ebbe una carriera non di spicco, per scelta o per limite caratteriale, che lo vide calcare i campi di A con quella che è rimase la squadra del suo cuore, il Lanerossi Vicenza.
In altri posti, persino in un ambizioso Napoli dei tempi, non durò che poche partite, data l’anarchica predisposizione alla non accettazione di compiti precisi.
Forse è davvero troppo riduttivo ed irrispettoso definirlo il Best italiano, perché ognuno, si sa, rappresenta sé stesso e nessun’altro. Così l’autoreferenzialità vuole che Vendrame sia stato solo Vendrame, e non la versione italiana di altri.
È mancato un anno fa, quando un brutto male che non è riuscito a dribblare se l’è portato via, lasciandoci per sempre il ricordo di un poeta, sia in campo che tra i versi, che come tale la poesia non l’ha mai preparata, ma creata; e poeta è “colui che crea”, come recita la stessa etimologia del termine.
Ragion per cui Ezio Vendrame è stato e sempre sarà, citando Edgar Allan Poe, “irrimediabilmente poeta”; e non solo di quelli che scrivono su carta.
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Con quello odierno si chiude un cerchio lungo cento episodi, un piccolo traguardo che porta questa rubrica in tripla cifra e che, per festeggiarla, sceglie una figurina diversa, anticonvenzionale, folle e oltre qualunque altro aggettivo si possa usare; ma in grado di impersonare il termine "leggenda" come poche
Questa Super League, per come l'hanno presentata i diretti interessati, è solo un grande bluff, e come tale andrebbe gestito: niente concessioni, accordi, solo un richiamo alle regole e tanti cari saluti in caso contrario (cosa che non avverrà).
Se parliamo di "leggende", non possiamo di certo ignorare quella del Trinche, alias Tomàs Felipe Carlovich, il cui mito si fonde a tratti col vero, conservando quel fascino insito solo in certe storie