Rumorose minoranze, che si spacciano per alfieri della democrazia diretta, tengono in ostaggio maggioranze, con la coda di paglia, senza coraggio e credibilità...
Tutto quanto avviene in una continua ed altalenante disputa localistica dove il buon senso e la ragione non trovano spazio.
Un ambientalismo anarcoide senza rappresentanza parlamentare, distribuito nei vari partiti, dove non conta nulla in termini di egemonia culturale, fa da alibi ai movimenti, più o meno violenti, che organizzano una completa ostruzione ad ogni decisione politica che vada a toccare interessi di qualsiasi gruppo di cittadini.
Opposizione alle strade, alle discariche, agli inceneritori, ai compostaggi, ai gasificatori, all’idroelettrico, alle biomasse, al solare, all’eolico, al treno, alle gallerie, alla TAV…
L’esempio della TAV è paradigmatico per capire la dinamica dei movimenti.
In genere più che il merito è l’attacco personale che scatena le tifoserie, legittimate ad insultare ed aggredire.
Il nemico, siano istituzioni o singoli cittadini che non condividono le posizioni, riscalda gli animi e convince i manifestanti della giustezza delle proprie posizioni.
Non è però lo stabilire se hanno ragione o torto quelli che sostengono i benefici di un nuova linea ferroviaria che rafforzi i collegamenti con l’Europa, o chi evidenzia gli eccessivi costi e i pericoli per l’ambiente e la salute dei cittadini.
Quello che viene messo in discussione è: come sia possibile contestare la legittimità delle scelte compiute da organi dello stato, eletti democraticamente, e non permettere che essi possano perseguire le proprie strategie politiche.
La giustificazione più accreditata è che il sistema politico sia solo fittiziamente democratico perché dominato da una casta corrotta.
Ammesso che vi siano delle ragioni in quanto si afferma, si pone ugualmente questa domanda: se le maggioranze vengono elette con deficit di democraticità, può una minoranza sostituirle?
Se uno soppesa il bene superiore rispetto a qualsiasi questione estemporanea si rende conto che il costo di una opposizione che destabilizzi l’ordine costituito è inaccettabile.
I cittadini e gli intellettuali hanno il pieno diritto di esprimere il proprio dissenso su questioni che ritengono di primaria importanza, non quello di ostacolare le decisioni legittimamente espresse dal sistema democratico.
Le criticità e le limitatezze di ogni sistema politico non sono cause sufficienti per sovvertire il principio del governo delle maggioranze.
Se hanno poco “buon senso” le maggioranze non è detto che ne abbiano di più le minoranze.
La democrazia non è un sistema naturale, il difenderla implica partecipazione e conoscenza, il principio di maggioranza nel rispetto delle minoranze potrà essere discutibile, ma è quanto di meno peggio la storia ci ha lasciato.
La democrazia si basa sul consenso e non sulla forza gli altri sistemi o portano all’anarchia o alla dittatura delle minoranze.
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