Affinità e consuetudine, intesa e routine, ma anche i moderni sistemi di comunicazione, possono portare all'adozione di estrema sintesi nell'utilizzo del vocabolario
“?” .
“!” .
Ecco la conversazione finale, il risultato di un processo evolutivo iniziato molti anni prima tra alcuni amici che fino ad allora avevano impeccabilmente assolto al ruolo di bravi genitori, intenti ad occuparsi della sana crescita dei figlioli. I quali però, ad un certo punto, con notevole faccia tosta, anzi, sfacciataggine, si rivolgevano ai propri “generatori” con frasi del tipo: “Ma non uscite stasera?”, oppure: “Ancora qui?”; ecco arrivato il momento, solitamente quando anche il più piccolo dei tuoi figli compie quindici o sedici anni.
Allora l’ “Innominato”, l’affabulatore di professione, quella gran “faccia di palta” che risponde al nome di N. (l’iniziale è di fantasia, tanto nessuno mai riuscirà ad individuarlo), chissà perchè assurgendo al ruolo di “capopopolo”, prendeva in mano il telefonino ed ai suoi amici, preferibilmente il sabato pomeriggio, spediva messaggi del genere: “Cari amici, pare, pare, ma pare neh, che per questa sera ci sia la possibilità di andare a mangiare una pizza tutti insieme. Che ne direste di trovarci alle 19 e 45, presso il parcheggio delle aree dismesse? Aspetto un cenno di conferma.”.
Seguivano allora le risposte degli amici, che potevano rivelare toni impacciati, per l’impossibilità a partecipare: “Questa sera non possiamo proprio, dobbiamo accompagnare la nostra figliola ad una festa di compleanno e poi andare a riprenderla”; oppure possibilisti: “Se riusciamo vi raggiungiamo senz’altro”, o smaccatamente favorevoli: “Ci vediamo al parcheggio!” (questi ultimi, solitamente, i cardiopatici della compagnia!).
Poi i figli diventarono sempre più grandi, e quando il “condottiero” comunicava con gli amici per fissare le riunioni conviviali, sintassi e costruzione del periodo risentirono sempre più degli acciacchi dovuti al tempo che passa, e si cominciarono a rilevare simili “prelibatezze”: “Oggi mia moglie ed io abbiamo camminato tre ore, possiamo aspirare a qualsiasi meta ‘cullinaria’!”.
Con il passare del tempo si diventò sempre meno prolissi: “Questa sera si va a mangiare una pizza?”. E poi: “Questa sera pizza?”, per concludere infine con “Pizza???”.
I capelli nel frattempo (quei pochi rimasti) si sono imbiancati sempre più, ed è stato proprio sabato scorso che si è raggiunta l’apoteosi, la sintesi perfetta; da tempo, ormai, l’ora è sempre quella ed il luogo in cui trovarsi pure: sabato alle tre squilla il telefonino, è un messaggio di N. : “?”, c’è scritto sullo schermo del cellulare.
Se non rispondessi significherebbe che non ci si vede, senza bisogno di aggiungere altro, ma la mia risposta questa volta è affermativa: “!”, digito sulla tastiera del telefonino.
E’ stata la pizza più “concisa” della mia vita.
Tratto dal volume “Ai cinquanta ci sono arrivato” – Ed. Liberedizioni
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