di Fonte: Edmondo Bertussi sul «Bresciaoggi» del 13 luglio 2011
La Comunità montana si è adoperata e ha reperito 100mila euro per uno studio che possa portare finalmente al pieno recupero del fiume che segna la Valtrompia. Collaborano anche Provincia, Regione e Autorità del Po
È un fatto davvero raro in questi tempi di magra: eppure, in Valtrompia è stato possibile trovare 100mila euro ora a disposizione della Comunità montana per realizzare uno studio approfondito nel campo della tutela idrogeologica: al centro tutto il sottobacino idrografico della Valle.
Lo scopo è quello di realizzare un censimento completo delle «pericolosità legate alle frane di scivolamento e alle colate detritiche su conoidi»; uno studio che consentirà la valutazione dei rischi, una fase progettuale di massima e la definizione delle priorità per gli interventi da attuare sui versanti montani di tutti i 18 comuni della valle, da proporre poi agli enti superiori (la Regione) per accedere ai finanziamenti annuali a tema.
L'ente comprensoriale, attraverso la sua struttura Lavori pubblici e territorio, si è inserito nella sperimentazione lombarda per la «Definizione delle zone a rischio alla scala di sottobacino idrografico» candidando il proprio progetto al finanziamento. E l'assessorato all'Urbanistica e alla Difesa del suolo della Regione ha assicurato una partecipazione alla campagna con 50 mila euro. Poi la domanda presentata sulla legge 25 ha portato altri 47.800 euro, integrati con altri 2.200 dalla Comunità montana.
Nello studio confluirà la massa di dati delle ricerche già effettuate a vari livelli (da comuni e Comunità): una sorta di «onda lunga» del patto per il «Contratto di fiume» sottoscritto nel luglio del 2006 da Comunità montana, Provincia, e da tutti i comuni della valle compresi Collebeato e Brescia, con l'adesione, nell'aprile del 2009, anche dell'Autorità di bacino del Po e della Regione. Lo scopo di questa e delle altre operazioni è il recupero globale del fiume che ha fatto la storia della Valtrompia; perchè sia fruibile per il lavoro e il tempo libero.
Nel 2006, lo ricordiamo, si era formata una segreteria tecnica coi funzionari dei diversi enti (compresi Ster e Aato) che aveva elaborato «scenari», proposte e priorità per il risanamento delle acque del bacino del Mella e per la messa in sicurezza del territorio rispetto al rischio idraulico. Il risultato? La partecipazione al programma dei “Nuovi sistemi verdi multifunzionali” finanziati da Regione, Provincia e Comunità. Nel 2008 sono stati avviati lavori in 12 diverse aree (per 17 ettari) sull'asse del Mella da Nave a San Colombano per 1.6 milioni. L'Aato ha messo a disposizione 209 mila euro per 23 annualità per altri interventi (quest'anno tocca a Pezzaze e a Caino); e il tutto, in cinque anni ha fatto da volano a opere di «cura» per 2 milioni.
In aggiunta la Comunità si è occupata del coordinamento dei Pgt in nove comuni del bacino, e poi è stata istituita la «Commissione del Paesaggio». Infine, all'inizio del 2010 è stato messo a punto (con Regione, Autorità del Po e Provincia) e avviato con squadre di volontari (capofila la Comunità, col coordinamento dell'Arpa) il rilievo degli scarichi di Garza, Gobbia e Mella e relativi affluenti: 94 chilometri di sponde.
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