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06 Gennaio 2013, 08.30

Terza pagina

Epifania, un viaggio vero da vivere

di Leretico
Epifania significa "manifestazione dello spirito". Per i cristiani, che l'hanno ereditata dai greci, sta ad indicare la celebrazione delle principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo.
 
Per la Chiesa occidentale e nella tradizione popolare Epifania indica la venuta e l’adorazione dei Magi.
Nella tradizione si racconta di un viaggio che tre grandi re compiono seguendo una stella che indica loro la strada per arrivare al redentore. Il viaggio è difficile, lungo, pieno di insidie. Ma è l'unico modo per capire, per sapere.
I viaggi di oggi non hanno nulla a che fare con il viaggio dei Magi.
La odierna facilità del trasporto ci ha tolto la sorpresa. La semplicità dei mezzi ci priva della conquista e del desiderio lungamente coltivato di raggiungere la meta.
 
Flaiano nel suo "Diario degli errori" scrisse un giorno che "il pellegrinaggio non è tanto nel raggiungere la meta, ma nel raggiungerla con quel conveniente lasso di tempo che permetta di agognarla, e di farne veramente lo scopo spirituale del viaggio".
La tecnica ha risolto molti problemi della vita dell'uomo e nei mezzi di trasporto ha fatto cose egregie, ma si è dimenticata di un piccolo particolare molto umano: l'anima.
 
Con un'ora di volo, o poco più, si può raggiungere qualsiasi città europea e permettersi nella stessa giornata si raggiungerne più d'una.
In questa velocità l'unica cosa che vale la pena di controllare sono gli hotel e il numero delle stelle che ne indicano il livello di accoglienza.
Le stelle, quelle vere, non vale più la pena di guardarle, figuriamoci le stelle comete: meglio guardarle al computer.
 
Flaiano aggiunge: "gli aeroporti sostituiscono le cattedrali, gli alberghi le abbazie, e lo shopping la conoscenza".
Non che delle città ci sia da visitare solo cattedrali o abbazie, ma anche se si aggiungessero musei e pinacoteche, quartieri storici o urbanisticamente importanti, non potremmo che dirci turisti, non viaggiatori.
 
Viaggiare è un'altra cosa.
Bisogna avere una meta, bisogna aver il tempo di sognarla e bisogna vivere i luoghi che si attraversano per raggiungerla per poter farne esperienza.
Il turista non fa esperienza, quando decide la visita ad una città sconosciuta, cambia semplicemente quartiere della propria usando l'aereo come si potrebbe fare con la metropolitana.
Nessuna conquista nessun cibo per l'anima.
Il Settecento fu il secolo dei viaggi, quello in cui l'Italia era meta e strumento di iniziazione dei giovani rampolli della nobiltà e della borghesia del nord Europa e non solo.
Anche Goethe nel 1786, quasi fuggendo, venne in Italia. Soggiornò a Verona, a Padova, a Venezia, a Roma, in Sicilia e a Napoli.
Non si limitò a cogliere la bellezza dei luoghi ma si interessò all'arte e ai costumi degli italiani.
Per Goethe l’itinerario era metaforicamente anche un viaggio dentro sé stesso, un evento fondamentale della propria biografia spirituale. Così oggi il viaggio dei Magi ci ricorda il nostro bisogno di trovare noi stessi, un bisogno profondo, spirituale, di conoscere, attraverso l'esperienza di una meta da conquistare, chi siamo e qual è la strada della nostra vita.

Leretico
 
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