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26 Febbraio 2014, 09.11

Terza pagina

Chi più ne ha, più ne vuole, ma ... «ccà nisciuno è fesso»

di LoStraniero
“Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (Matteo 25, 29-30)

Non si sfugge facilmente al concetto enunciato nella parabola dei talenti, perché si tratta di un archetipo, cioè di una forma logica suprema che l'idealismo oggettivo ipostatizza e che pone come modello originario che è imitato dagli individui di una medesima specie.

Per quanto possa apparire ingiusto (ma lo è davvero?), è difficilissimo scardinarlo dalla nostra coscienza razionale perché esso affonda le sue radici nelle oscure profondità del subconscio.
Non voglio però essere difficile e immergervi o sommergervi nel complesso.

Mi esprimerò perciò con degli esempi.

Se i vostri figli, che vanno a scuola, hanno un rendimento opposto, che cosa fate voi? Premiate quello che ha i voti migliori e negate un regalo a quello che ha insufficienze per fargli capire che non siete contenti?

Se un reparto di militari si è comportato eroicamente, gli vengono allora assegnati maggiori equipaggiamenti e nulla dev’essere assegnato agli altri reparti?

Se un ministro deve ripartire i fondi per l’università, lo fa in proporzione della qualità della didattica e della ricerca, senza tener conto della qualità e del numero degli studenti?

Mio figlio si lamenta. Il suo maestro sportivo allena di più gli allievi più bravi e organizza incontri e tornei solo con questi ignorando gli altri. Così i più bravi diventano sempre più bravi.

Questi meccanismi funzionano anche al contrario: cioè i più bravi sono più penalizzati.

A una mia amica che insegna, siccome fa dei verbali perfetti, viene sempre assegnato il compito di verbalizzare tutte le riunioni dei vari consigli scolastici (che sono tanti).

Succede spesso di assegnare sempre gli stessi compiti a dirigenti capaci, a segretarie svelte, a verbalizzatori efficienti. E agli altri?
Qui lo scopo non è ovviamente quello di punire i più bravi.

Noi poverelli, afflitti dai problemi di ogni giorno, ci domandiamo: sono corretti questi comportamenti dei decisori?
Quali effetti essi determinano per le famiglie, le imprese, le organizzazioni pubbliche e private, la società e le nazioni?
Si sa che le risorse sono di solito scarse. Se così non fosse, non esisterebbe la scienza economica. Come vanno ripartite o assegnate o allocate le risorse? Con quali criteri?

Se chi è più bravo, riceve di più, allora egli diventerà sempre più bravo, mentre chi è meno bravo e non riceve risorse (o gli vengono addirittura sottratte quelle che gli erano state assegnate), allora diventerà sempre meno bravo.
E al contrario, se ai più bravi vengono assegnati sempre maggiori carichi di lavoro continuerà ad essere il più bravo o ridurrà la sua performance?

La risoluzione di questo problema non è di poco conto perché può provocare:
- nel primo caso, una forte competizione nell’accaparramento delle risorse che aumenta sempre di più fino a sfociare in uno stato di conflitto permanente e addirittura nella guerra. Pensate alle guerre per il petrolio;
- nel secondo caso, una graduale riduzione della collaborazione tra i membri del gruppo e alla fine alla sua disgregazione.
 
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