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10 Dicembre 2012, 09.00

Punti di Vista

La corrente più cara d'Europa

di Aldo Vaglia
Regaliamo 500 milioni all'anno di corrente alla Francia e abbiamo la bolletta più cara di tutti i paesi europei...5000 megawatt di flessibilità vengono forniti gratis dall'Italia ai paesi limitrofi, soprattutto alla Francia (dati Sorgenia)

Le fonti rinnovabili non sono programmabili, quando si fermano hanno bisogno di avere centrali pronte a sostituirne la produzione.
Se partiamo dal presupposto che: ciò che è meglio sul piano ecologico lo è anche sul piano economico, possiamo considerare i ritardi e le non scelte in campo energetico, principalmente quelle sul  nucleare, come vantaggi.
Se lo stesso criterio lo usiamo per uscire dalla crisi sperando che si risolva da sola finiremo però ai margini dei paesi che contano.

Oltre che sulle energie arriviamo in ritardo, sui trasporti e sull’industria della mobilità futura, (la fiat è stata capace nel passato di trasformarsi, oggi sembra aver perso la bussola).
Siamo in ritardo nella costruzione e ristrutturazione di case a risparmio energetico, lo siamo sull’uso qualitativo del territorio, sullo sviluppo di una moderna agricoltura multifunzionale e biologica, sul commercio a filiera corta, sulla conservazione di beni culturali, artistici architettonici, sul turismo.
 
Se l’inattività ci ha qualche volta salvato dal degrado e dalla speculazione, non può certo essere l’alibi per non affrontare i problemi dello sviluppo. Chi sceglie è soggetto a sbagliare, ma i continui rinvii non possono che produrre povertà, e nella miseria non c’è spazio per godere nemmeno del bello.
Il caso della corrente è emblematico per capire come l’incapacità a valorizzare le nostre risorse sia l’elemento di maggiore preoccupazione per credere nella rinascita del nostro paese.
La cura dell’orticello corporativo, la mediocrità individualistica, prevale sulle questioni nazionali e sull’interesse collettivo.

La condizione eccellente in cui si trova il mix elettrico italiano potrebbe, se il nostro paese fosse in grado di far valere il proprio peso politico, garantire il minor prezzo in bolletta di tutta Europa.
In Italia quasi la metà della domanda media, oltre 15000 su 40000 megawatt viene prodotta da rinnovabili, uno dei punti deboli di questa energia è che non è programmabile, e che è soggetta agli eventi.
Ci vogliono allora impianti in grado di mettere in produzione almeno 15.000 megawatt in tempi brevissimi e gli unici che possono farlo sono quelli alimentati a gas.
Non certo il nucleare o il carbone.
L’Italia per far fronte a queste esigenze è la meglio posizionata d’Europa è quella che consuma meno combustibile per unità di prodotto è quella più flessibile per l’alta presenza di centrali a ciclo combinato.

La Germania con le centrali a carbone (il nucleare è in smantellamento) e la Francia con la sua rigidità produttiva dovuta alle centrali nucleari, sono a corto di impianti capaci di garantire la flessibilità necessaria a colmare i cali di produzione ed ad assorbire gli eccessi, per far fronte a questi problemi Germania e Francia si rivolgono all’Italia.
Il centro e il nord Europa può chiederci di salire e scendere nella produzione e noi lo facciamo perché il nostro sistema ce lo consente, ma questo servizio viene dato gratis.
 
Una centrale progettata in Bretagna per svolgere la stessa funzione che svolge l’Italia costa alla Francia 500 milioni all’anno, se venisse pagato il dovuto all’Italia la nostra bolletta potrebbe essere più leggera.
 
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