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14 Ottobre 2011, 16.56
Collio Valtrompia
Bracconaggio

Edoardo Stoppa in visita a Collio

di Erregi
È andato in onda ieri sera il servizio di Striscia la Notizia con Stoppa che ferma dei bracconieri di Collio vicino alla località Pezzeda

Ha suscitato reazioni contrastanti il filmato della trasmissione di Canale 5, che riprende l’inviato e amico degli animali Edoardo Stoppa mentre, con l’aiuto di una agente della Guardia Forestale, si reca al capanno da caccia di un colliense nella zona della Pezzeda.

Molti gli archetti e le trappole ritrovate nel terreno dei due cacciatori, padre e figlio, ma secondo altri cacciatori, nel video c’è anche qualche anomalia. Per esempio, quella che Stoppa indica come una rete per catturare uccelli, ad un più attento esame, sembrerebbe invece una di quelle reti che si utilizzano per cintare gli orti.

Alcuni degli uccelli trovati nelle gabbie dei due cacciatori, inoltre, secondo occhi esperti sono stornelli, che in molte zone della bassa bresciana vengono “avvelenati” con una sostanza che impedisce loro di procreare.

Questo a parere di molti cacciatori, equivale a condannarli all’estinzione, mentre la caccia non li espone a tale eventualità: il cacciatore, per quanto abile, se rispetta la legge, non potrebbe mai eliminare ogni singolo esemplare di questa specie. Il motivo per cui la pratica dell’avvelenamento si è diffusa va ricercato nella sovrabbondanza di stornelli, che risultano dannosi per i campi. Esistono addirittura ditte specializzate nei trattamenti antivolatile.

Non si intende, qui, incoraggiare il bracconaggio, anzi, è assolutamente crudele, nonché decisamente troppo facile catturare uccelli con reti e trappole, oltre che non essere poi così soddisfacente, se si intende davvero la caccia come hobby e passione; d’altro canto sarebbe bene dipingere la situazione da ogni punto di vista.

Gli interventi di Stoppa e si Striscia la Notizia sono apprezzabili, ma forse andrebbero incanalati verso specie animali che siano davvero a rischio d’estinzione e soprattutto dovrebbero tener conto del fatto che l’attività venatoria, in molte zone, è una vera e propria tradizione, che si tramanda da generazioni e che fino a non moltissimi decenni fa, rappresentava una fonte di sostentamento per sfamare le famiglie contadine.

Detto questo, è da ribadire che la legge esiste per essere rispettata, ma è giusto considerare anche il punto di vista della parte avversa, che troppo spesso è dipinta solo come una falange di assassini senza cuore, che trangugia uccelli senza sosta e spara a qualsiasi cosa si muova.

In Valtrompia sono moltissimi i cacciatori, ma questa è anche una fortuna: in molti casi e in più di una zona sono loro a tenere aperti e percorribili sentieri in disuso da anni, proprio perché portano ai loro capanni e perché li utilizzano per la caccia. Ma per assurdo, facendo di tutta l’erba un fascio, il cacciatore è visto come un nemico dell’ambiente, sempre e comunque.

No, quindi, al bracconaggio, e siamo d’accordo, ma ciò non implica dire “no” anche alla pratica venatoria o ai cacciatori. Chi di noi, infatti, non ha mai visto le immagini dei polli stipati nei grandi allevamenti industrializzati? Non sono forse anche loro pennuti? E tutti quelli che si stracciano le vesti davanti alla “polenta e osei”, sono davvero tutti vegetariani, vegani o attentissimi alla provenienza del pollo che mettono in tavola?

Questa è solo una riflessione, fatta da una persona che, lo assicuro, non va a caccia né mangia uccelli, in quanto non ne ama il sapore amarognolo, ma, riteniamo, meriti una lettura che induca ad un’ulteriore riflessione più collettiva.

 

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