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08 Marzo 2020, 08.25
Valtrompia
Coronavirus

Norme più stringenti per la Lombardia e altre 14 province

di Redazione
«Ridotta mobilità» in entrata e uscita e all’interno della Lombardia, con spostamenti consentiti solo se motivati per lavoro, salute o necessità. Questo fino al 3 aprile, con scuole chiuse fino ad allora
Da oggi, domenica 8 marzo, e fino al 3 aprile, in base al nuovo decreto per il contenimento del contagio da coronavirus, che il premier Giuseppe Conte ha firmato in piena notte dopo averlo presentato ufficialmente a palazzo Chigi poco dopo le 2., sono in vigore misure drastiche per contrastare la diffusione del virus.

«Ridotta mobilità» in entrata e uscita e all’interno della Lombardia, con spostamenti consentiti solo se motivati per lavoro, salute o necessità; bar e ristoranti aperti solo dalle 6 alle 18; centri commerciali e grandi magazzini chiusi il sabato e la domenica.

Non è zona rossa
Sabato sera era cominciata a circolare una prima bozza con l’ipotesi di estendere la zona rossa a tutta la regione. «È improprio parlare di zona rossa – chiarisce Conte – gli spostamenti saranno permessi, ma solo se motivati per lavoro, salute e necessità».

I chiarimenti di Conte

In Lombardia e nelle 14 province più colpite dal virus (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia) vengono introdotte «misure restrittive più rigorose» per frenare il contagio dilagante. A partire dal «vincolo ad evitare gli spostamenti in entrata e in uscita e anche all’interno del territorio».

Come spiega Conte, è prevista per i cittadini una «ridotta mobilità», sottoposta a controlli da parte delle forze di polizia e di sicurezza. «Ci si sposterà solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute, ferma restando la possibilità di rientrare al proprio domicilio». Una sorta di “zona arancione”, visto che le zone rosse del primo decreto coronavirus non hanno più senso di essere mantenute.

«Non si ferma tutto. Non c’è divieto assoluto ma c’è la necessità di motivarlo – fa notare il premier Conte a proposito degli spostamenti – bisogna entrare nella logica che ci sono delle regole da rispettare. Lo dico a tutti: i nostri figli devono capire che il fatto di non andare a scuola non è il momento di fare feste ma di dedicarsi a buone letture, seguire la didattica a distanza».

Il momento dell’autoresponsabilità

«Ci rendiamo conto che tutte queste misure creeranno disagio, imporranno dei sacrifici, a volte piccoli, a volte molto grandi. Però questo è il momento dell’autoresponsabilità. Dobbiamo capire che tutti dobbiamo aderire e non dobbiamo contrastare queste misure – spiega il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – dobbiamo pensare di essere furbi. Dobbiamo tutelare la nostra salute e quella dei nostri cari, dei nostri genitori, ma soprattutto la salute dei nostri nonni. Perché abbiamo scoperto che sono soprattutto loro, le persone più anziane, che sono esposte alle insidie di questo virus».

Le misure
•    obbligo di stare a casa se si hanno febbre ad almeno 37,5 gradi e tosse
•    sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, se non svolti a porte chiuse (consentiti gli allenamenti ma solo agli atleti professionisti e di livello nazionale o internazionale)
•    chiusi gli impianti sciistici
•    sospese tutte le manifestazioni organizzate e gli eventi pubblici e l’attività di cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati
•    sospese le cerimonie civili e religiose, con i luoghi di culto aperti solo mantenendo la distanza di un metro
•    sospese le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università
•    chiusi i musei e gli altri istituti e luoghi della cultura
•    sospesi i concorsi pubblici
•    consentite le attività di ristorazione e dei bar solo dalle 6 alle 18, con obbligo, a carico del gestore, di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione
•    consentite le attività commerciali a condizione che il gestore garantisca un accesso con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione
•    nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita, e gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati. Nei giorni feriali, il gestore deve comunque garantire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione
•    adozione in tutti i casi possibili, nello svolgimento di incontri o riunioni, di modalità di collegamento da remoto
•    sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, centri culturali, centri sociali, centri ricreativi

Confermato lo stop alle scuole, alle manifestazioni pubbliche (sport solo a porte chiuse ma allenamenti consentiti solo agli atleti professionisti e di livello nazionale o internazionale), e confermata la chiusura di musei, cinema, teatri, palestre e piscine, spuntano anche le limitazioni per bar e ristoranti, che «potranno stare aperti dalle 6 alle 18 purché garantiscano almeno un metro di distanza tra i clienti, con la sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione». Stesso compito a carico dei gestori dei negozi.


Per quanto riguarda "le restanti regioni e province del territorio nazionale" ci sono "misure restrittive meno severe" e saranno in vigore fino al 15 marzo.

“Stiamo affrontando un'emergenza nazionale senza sottovalutarla - ha concluso il presidente del Consiglio -, abbiamo scelto il criterio della trasparenza. Ci stiamo muovendo con determinazione e coraggio, abbiamo due obiettivi: contenere la diffusione del contagio ed evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere”.
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