Enrico Ghidoni e la sua impresa eccezionale tra i ghiaccci

 

Ora sono nitidi i contorni dell´impresa di Enrico Chicco Ghidoni in Canada: all´età di 59 anni, ha concluso - primo al mondo con gli sci - la Yukon Arctic Ultra sulla pista dei cercatori d´oro, con temperature oscillanti tra i -20° e i -30°, sotto il tempo limite di 13 giorni del regolamento, percorrendo 451 miglia pari a 726 km in 9 giorni, 9 ore e 10 minuti. Un´impresa giudicata prima «impossibile» ed ora «irripetibile»

 

Nel tinello della sua casa a Ludizzo di Bovegno, in mezzo alla neve sul poggio che guarda la valle, mentre la sua Gloria fa un caffè con la moka sulla stufa a legna, legge i messaggi che gli stanno ancora arrivando da tutto il mondo. Primo quello di Casper Wakefield, 41 anni, il danese recordman mondiale con 270 km della distanza di corsa in 24 ore, protagonista a piedi nella Yukon Arctic 2013 (percorsa per la prima volta al mondo a piedi da Ghidoni nel 2009), al traguardo di Dawson solo poche ore dopo la Mtb dell'avvocato bresciano Aldo Mazzocchi:

 

«Enrico, sei arrivato a Dawson, combattente, forte nel corpo nella mente e nel cuore. Io non credevo che tu arrivassi alla fine di questa gara con gli sci, sono veramente felice di aver passato del tempo con te lungo il percorso. Amico per sempre». Per dare un´idea: Casper ad ogni passo muoveva 350 grammi del suo scarpone, Ghidoni 3.250 (sci e scarponi).

 

La «Yukon» è continua emozione: consuma fisicamente (ha perso nove chili) ed emotivamente, segna la vita. «Sono sempre stato al limite, mancavano i cavallini della giovinezza: non sei mai preparato abbastanza, un niente ed è tutto finito. Stava succedendo a poco più di due km dal traguardo: l´improvviso cedimento del ghiaccio su una pozza d´acqua profonda, il mio disperato allargare le braccia per non sprofondare, i bastoncini diventati due candelotti di ghiaccio: sono ripartito con la forza della disperazione».

 

Quando ha telefonato al fratello Roberto (Lupo che Corre) ha detto «Ce l´abbiamo fatta». In quel plurale c´è il senso della sua impresa: la sintesi riuscita di cuore, cervello e forza fisica, con a monte l´amore dei suoi e degli amici romantici che hanno dato una mano. Con un legame fisico speciale: mentre si consumava, portava al collo la catenina d´oro con un ciondolo a racchiudere un dente del padre Gianfranco, morto tragicamente nel 1973, che il fratello Roberto (l´ha sempre portato nelle sue imprese in Alaska) gli ha «prestato» prima della partenza.

 

Al ritorno il primo abbraccio è stato con i suoi compaesani nella sala consiliare di Bovegno: ha apposto, come dieci anni fa il fratello Roberto, la sua firma sugli «Annali del Voltolino», dove sono trascritti gli avvenimenti memorabili della comunità bovegnese dal 1335.