Quando si nasce spesso accade che ci attende un colore, così tanto per esercitarci all'uso dei sensi che in questa vita è percorso comune.
Due colori contraddistinguono l’evento della nascita, due colori derivati che si annacquano di bianco dal primario rosso e blu, una identità di sesso che risolve i diversi percorsi.
A volte succede che questa identificazione sfugga e si creino le variabili di classificazioni diverse, a me commuove ma non è condivisibile il mio punto di vista se lo star bene vuole solo certezze.
Quel che mi invoglia è guardare quei colori, pensare al pennello che prende una tinta rossa e poi il bianco e mescola in un piattino in righe e poi in crema il rosa; poi un altro pennello che si intinge nel blu e poi ancora dal bianco per stemperare in nuovo azzurro.
Tutti e due i nuovi colori hanno bisogno del bianco per realizzarsi, il non colore che respinge tutti quelli che la nostra retina riconosce, il bianco che a seconda delle culture diventa nuziale o anche lutto, segni che rimangono come tinta nella nostra anima bambina.
Dunque il rosso, colore del sangue, nutrimento del corpo palpitante, fiume e torrente che si lascia pompare dal cuore, che sgorga nelle continue ferite di donna, nella sua età fertile, nei parti, che affiora a imperlare di sudore la fatica del cambiamento .
Poi il blu, colore del più profondo mare, liquido freddo e cupo di sale e potenza di onde che trascinano, spinte di libertà accarezzate dai venti,orizzonti vasti per curiosità da Ulisse.
Tutto questo vivere da donne e da uomini si stempera con il bianco, sembra così tenero quel rosa e quell’azzurro di accoglienza, pensandoci bene niente mi pare più umano che affrontare il nostro destino
Cosa produce il passaggio di stagione quando luci e temperature sono fuori dalla norma? L'estate mancata nella valle che eco lascia nelle nostre anime?
La matematica è un'opinione, così per tanti anni ho difeso il mio punto debole. Bastava però un insegnante che mi avrebbe chiarito cosa ancora potevo recuperare dalle mie difficoltà
E' un rischio ammettere la nostra inadeguatezza ad affrontare i tempi attuali, ma forse l'unico modo per prenderci una responsabilità nei confronti di aspettative altrimenti illusorie