Tanti auguri... reggiseno!

 

Se guardato dal punto di vista maschile, è un oggetto di seduzione, ma per ogni donna è, soprattutto, sinonimo di comodità e praticità; il reggiseno compie 100 anni e, dai primi tentativi e prototipi, è molto cambiato, ma non è mai stato sostituito, come è successo invece per le diverse evoluzioni dell’intimo femminile.

 

La donna che inventò il reggiseno così come lo conosciamo, è Mary Phelps Jacob, ricca giovane ereditiera che aveva l’invenzione nel Dna: nipote dell’ideatore del battello a vapore, aveva dichiarato che, certamente il reggiseno non avrebbe rappresentato una svolta come il battello del suo antenato, ma gli si sarebbe avvicinato: oggi, nessuna donna la smentirebbe.

 

Ma il capo che noi, oggi, diamo per scontato, non ha avuto vita facile: come avvenne per i primi bikini, molte erano le persone a considerarlo scandaloso e troppo poco coprente, rispetto al bustino tradizionale e conservatore che, comunque, non lasciava molto all’immaginazione.

 

Il reggiseno di Mary Phelps era simile ad una tracolla divisa in due lembi di stoffa che andavano a coprire ciascun seno. Un tentativo, insomma, ancora un po’ grezzo, ma che sta alla base anche dei reggiseno che si indossano oggi, compreso l’ultimo ritrovato della tecnologia al servizio dei mariti gelosi, che offre anche il Gps incluso.

 

È negli anni ’20 che l’invenzione prende davvero piede, dopo la Prima Guerra Mondiale le donne vestono con pantaloni, fumano, escono di più e portano i capelli corti e il reggiseno, a differenza del corpetto che valorizza le forme, appiattisce un po’ il seno, incrementando l’aspetto androgino che la moda alla “garconne”, portata avanti da Greta Garbo, voleva.

 

Gli anni trenta, poi, vedono l’introduzione dei tessuti elastici, che incrementano la produzione, ma anche la comodità, abbassando, nel contempo il prezzo del reggiseno, fino ad allora costruito con material più pregiati (la seta, per esempio). Con la moda dell pin-up, a fine Seconda Guerra Mondiale, il reggiseno entra definitivamente nell’immaginario collettivo, specie in quello dei maschietti, attirati anche dall’idea rivoluzionaria di “Veery Secret”, il primo reggiseno imbottito, con due cuscinetti d’aria per aumentare l’effetto visivo.

 

Quando, però, la moda degli anni ’60 cominciò a volere donne molto magre (ne è un esempio la modella inglese ed icona della moda, Twiggy) il reggiseno visse momenti di crisi, peggiorati ulteriormente con i movimenti sessantottini, quando molte rappresentanti del movimento femminista, presero l’abitudine di bruciare i reggiseno in piazza, per protestare contro le limitazioni alle donne.

 

Il capo femminile, però, si riprende già negli anni ’70, quando, in Francia, vengono prodotti i primi modelli senza cuciture che si evolveranno poi in forme e colori svariati negli anni ’80, fino a giungere, a metà degli anni ’90 allo straordinario Wonderbra, letteralmente “reggiseno delle meraviglie”.

 

E il nome non è esagerato: grazie al sistema “push-up”, tutt’ora utilizzato e alla base anche degli stretti bustini dei costumi d’epoca, si può guadagnare fino ad una taglia in più. L’ultima novità del settore, ci giunge invece dall’Australia, dove, nel 2007, è stato inventato il reggiseno che ammortizza e riduce i movimenti sussultori del seno, dovuti al movimento (ad esempio, quando una donna corre) e, soprattutto, gli sguardi maliziosi del pubblico maschile. 

 

Nelle foto, dall'alto in basso: Mary Phelps Jacob, il primo reggiseno, un reggiseno anni '60 indossato da Marilyn Monroe e un recente modello push-up.