Il grande fermento nel volontariato, molto organizzato nei nostri paesi, è comunque fuori dai marchi politici?
Ho trovato interessante il dilemma che trasversalmente inquina l’opera di volontariato in un blog locale che sentitamente mette una mano sul cuore e si domanda quanto puro sia il darsi nell’opera sociale.
Sono estasiata dall’entusiasmo nordico del dare tempo oltre al lavoro e alla famiglia alle innumerevoli iniziative che nei nostri paesini montani sono un tessuto di fili importante a cui attingere e ricrearsi.
Non sospettavo che l’interesse politico fosse di incentivazione per il reclutamento di nuove matricole e mi sono sorpresa del possibile rischio di intruppamento ad un marchio di asservimento ad un partito invece che a l’altro.
Mi disturba anche solo l’idea che delle ore del nostro tempo siano ancora osservate dall’istituzione per “meritare” luce onorifica, la mia natura anarchica si ribella e cerca silenzio.
La proposta avanzata sul blog era di discutere e avere il coraggio di allontanarsi almeno tre anni dai volontariati prima di scendere in politica.
Mi piacerebbe capire quale strada intraprendere per rendere gratis il percorso della disponibilità, e soprattutto se esiste.
Cosa produce il passaggio di stagione quando luci e temperature sono fuori dalla norma? L'estate mancata nella valle che eco lascia nelle nostre anime?
La matematica è un'opinione, così per tanti anni ho difeso il mio punto debole. Bastava però un insegnante che mi avrebbe chiarito cosa ancora potevo recuperare dalle mie difficoltà
E' un rischio ammettere la nostra inadeguatezza ad affrontare i tempi attuali, ma forse l'unico modo per prenderci una responsabilità nei confronti di aspettative altrimenti illusorie