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05 Maggio 2012, 10.00

Centro Studi Aib

Produzione industriale, lieve incremento nel primo trimestre

di red.
Secondo l’indagine del Centro Studi Aib, i primi tre mesi del 2012 hanno segnato un modesto incremento (+0,3%).

Nei primi tre mesi del 2012 l’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane ha registrato un lieve incremento, dopo le flessioni sperimentate nelle due ultime rilevazioni.

La dinamica economica locale ha tratto giovamento dalla domanda proveniente dai mercati esteri, che rimangono l’unico vero sostegno al made in Brescia, mentre quella nazionale, complici le misure di austerità approvate dal Governo, si conferma particolarmente debole.
Nel dettaglio, la produzione industriale bresciana evidenza un aumento congiunturale dello 0,3 per cento, mentre il tasso tendenziale è pari a meno 3,1 per cento. Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2012, è pari a meno 2,7 per cento.

La distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) risulta ancora molto ampia (meno 24,6 per cento); il recupero dai minimi (estate 2009) è di più 5,4 per cento. Le prospettive per i prossimi mesi propendono per una contrazione della produzione, della manodopera e della domanda interna; meno pessimistiche le aspettative relative agli ordini provenienti dai mercati comunitari ed extracomunitari.

Il contesto internazionale appare caratterizzato da un’elevata incertezza e da dinamiche estremamente differenziate: l’area euro, su cui pesano le difficoltà dei Paesi periferici, si conferma come la più debole, mentre segnali di consolidamento della ripresa giungono dagli Stati Uniti e dai BRIC.

La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi produttivi superiori alla media per le imprese di maggiori dimensioni (+7,5%), per le grandi (+3,4%) e per le medio-grandi (+3,2%). Incrementi inferiori alla media si registrano per le imprese medio-piccole (+0,1%), mentre i più penalizzati nel trimestre sono stati gli operatori piccoli (-1,3%) e micro (-2,7%).

La segmentazione per settore della performance congiunturale evidenzia una significativa eterogeneità fra i comparti manifatturieri. L’attività produttiva è infatti aumentata nei settori: metallurgico e siderurgico (+4,2%), tessile (+2,7%), meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (+2,2%), chimico, gomma e plastica (+1,2%). È invece diminuita nei comparti: agroalimentare e caseario (-0,2%), maglie e calze (-0,9%), calzaturiero (-1,6%), legno e mobili in legno (-2,3%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (-2,5%), carta e stampa (-3,4%), materiali da costruzione ed estrattive (-5,7%), abbigliamento (-8,5%).

Il modesto incremento della produzione ha comportato un lieve innalzamento del tasso di utilizzazione della capacità produttiva. Il livello di utilizzo degli impianti è infatti salito al 65% dal 63% del trimestre precedente, contro il 69% del primo trimestre 2011.

Le vendite sul mercato italiano sono diminuite per il 33% delle imprese, aumentate per il 21% e rimaste invariate per il 46%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono diminuite per il 18% degli operatori, aumentate per il 30% e rimaste stabili per il 52%; quelle verso i Paesi extra UE sono calate per il 12%, cresciute per il 24% e rimaste invariate per il 64% del campione.

I consumi energetici sono aumentati per il 28% degli operatori, con una variazione media positiva dello 0,9%. Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità. aziendali dall’81% delle imprese; le scorte di materie prime sono giudicate normali dall’85% del campione.

I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 45% delle imprese, con un incremento medio del 2,4%. I prezzi di vendita dei prodotti sono stati rivisti al rialzo dal 10% delle aziende, con un aumento medio dello 0,2%.

Il costo del lavoro è cresciuto per il 19% delle aziende ed è rimasto invariato per il 78%. Gli investimenti effettuati nel trimestre sono diminuiti per il 27% delle imprese e rimasti costanti per il 66%.

Le prospettive per i prossimi mesi sono negative: l’attività produttiva è infatti prevista in diminuzione dal 27% delle imprese, stabile dal 58% e in aumento dal 15%. Le aspettative sono pessimistiche nei comparti: abbigliamento, agroalimentare e caseario, calzaturiero, carta e stampa, materiali da costruzione ed estrattive, metallurgico e siderurgico, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto; sono più ottimistiche per gli operatori dei settori chimico, gomma e plastica, maglie e calze, meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche. Con riferimento alle classi dimensionali, le aspettative più negative giungono dalle imprese medio-grandi e maggiori, mentre segnali di tenuta provengono da quelle medio-piccole.

Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono previsti in diminuzione dal 36% delle imprese, stabili dal 54% e in aumento dal 10%; quelli dai Paesi UE sono attesi in flessione dal 20% degli operatori, invariati dal 63% e in crescita dal 17%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari dovrebbero crescere per il 20% del campione, rimanere stabili per 62% e diminuire per il 18%. Le aspettative sulla forza lavoro rimango piuttosto pessimistiche, con un saldo negativo del 12% fra operatori che dichiarano variazioni in aumento e in diminuzione.

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