La giornata sembra propizia e vorrei qui sfatare la credenza comune secondo la quale la pesca a mosca secca si pratichi soprattutto nei mesi caldi
Dopo l'apertura (vedi articolo "Pinne come ali") e dopo la prima uscita a spinning è giunto il momento di inaugurare la mia nuova canna da mosca, così da realizzare una sorta di triathlon peschistico (tocco-spinning-mosca secca).
La giornata sembra propizia e vorrei qui sfatare la credenza comune secondo la quale la pesca a mosca secca si pratichi soprattutto nei mesi caldi; per fortuna le trote non la pensano in questo modo. Pertanto sfodero la nuova 10 piedi (ossia 3 metri) con relativa coda 4 DT (doppio fusto) e un finale conico di circa 3 metri, che si adegua al meglio alla tipologia del fiume che sto affrontando (il Chiese a Storo). Il passaggio dalla 7 piedi a cui ero abituato a una 10, richiede un minimo di adattamento e diversi lanci di prova. inizio a stuzzicare le potenziali prede con una mosca da "caccia" su amo nr.16 di color marrone chiaro, costruita durante le fredde giornate dell'inverno passato.
Le prime ore di pesca, immersi nella splendida cornice della valle del Chiese, si rivelano prive di catture: forse anche le trote stanno ammirando pigre le vette innevate dei monti. Ecco che mentre sto effettuando un lancio curvo, scorgo in fondo alla lama successiva una strana increspatura sulla superficie. Sogno o son desto? Quella è una bollata! Mi avvicino con cautela, studiando la traiettoria che la mia mosca dovrà tracciare. E' complicata, perchè alcuni rami si frappongono fra me e l'obiettivo. Infatti la mia imitazione si deposita saldamente su uno di questi. Ecco invece che il mio amico Cristian (detto il moschista) con un abile lancio inganna il pinnuto e dopo un faticoso combattimento porta a riva una "sberla" di trota (schiaffo morale al sottoscritto, detto l'apprendista).
Comunque per onor di cronaca, l'apprendista in seguito riesce a catturare alcune trote, seppur di dimensioni più modeste. Al prossimo film...
La stagione ai salmonidi è ormai chiusa. Ma ricordo con piacere quella volta dove il bosco lussureggiante di abeti e faggi lascia spazio a rocce e prati che, come in uno scrigno, conservano un bene prezioso che scorre mai domo a valle: l'acqua.
Tolgo le ragnatele da canna e mulinello e con l'emozione di un bambino preparo l'attrezzatura per la giornata di pesca. Con l'amico Elio si decide di esplorare la Val Nambrone
Una delle tante cose belle della pesca è che quando il primo caldo ti attanaglia nella sua morsa, partire per andare a scoprire nuovi spot in alta quota ha una doppia valenza: la ricerca del fresco oltre che dell'inesplorato