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03 Maggio 2013, 09.00

La nota del notaio

«Procedimenti disciplinari»

di Fabrizio Santosuosso
Si assiste ad un'anomala impennata, senza precedenti, di procedimenti disciplinari a carico di notai. Il notaio Fabrizio Santosuosso scrive una "lettera aperta" indirizzata soprattutto alla Magistratura

Non è un caso che una delle più autorevoli monografie in materia di responsabilità disciplinare del notaio (La Responsabilità disciplinare del Notaio ed il relativo Procedimento, di V. Tenore – G. Celeste, Milano 2008) nella presentazione evidenzia “il monito a tutti gli ordini professionali, ivi compreso quello notarile, a fare uso imparziale (non strumentale) della leva disciplinare“, precisando poi che, ove così non fosse, “la tolleranza di tali fenomeni nel lungo periodo mina in radice la moralità, ancor prima che la legalità, della categoria professionale”.
 
OGGI, PURTROPPO, SI STA VIVENDO UNO DEI MOMENTI PIÙ BUI DELLA GLORIOSA STORIA DEL NOTARIATO ITALIANO.
 
Si assiste, infatti, ad un’anomala impennata, senza precedenti, di procedimenti disciplinari a carico di notai.
Per sgombrare subito il campo da equivoci, non mi riferisco a quelli d’iniziativa degli Archivi Notarili Distrettuali e, nemmeno, a quelli (meno frequenti) d’iniziativa (diretta) delle Procure della Repubblica, che non sembrano presentare, anche da un punto di vista quantitativo, particolari anomalie o differenze rispetto al passato.
 
Mi riferisco, invece, a quelli (non tutti) d’iniziativa dei singoli Consigli Notarili distrettuali, organi pubblici composti da altri Notai.
La crisi fortissima che colpisce l’intero sistema notarile (perdita dei “passaggi automobilistici”, perdita delle “cancellazioni delle ipoteche”, perdita delle “cessioni di quote srl”, il crollo dei mutui, il forte calo delle compravendite, la riduzione degli onorari per specifici atti, l’aumento legittimo del numero dei notai, la crisi della “Cassa Nazionale del Notariato”) ha penalizzato, in particolar modo, proprio quel notariato che vede nella professione notarile un “ricco feudo da preservare”.
 
CON OGNI MEZZO.
 
In sintesi, sono stati maggiormente colpiti i portafogli di quei notai che in passato non hanno mai investito in tecnologia, in risorse umane, in ricerca professionale. Che (anche per supponenza e arroganza) non hanno mai avuto una predisposizione ad intessere relazioni con persone di differente livello culturale e che seduti sul proprio “podio notarile”, dedicavano nulla o poco all’organizzazione della struttura interna del proprio Studio.
Quei notai con i quali, per ottenere un appuntamento, occorreva attendere a volte anche settimane. Che per fissare un atto, facevano attendere altrettanto tempo. Che non richiamavano, per inefficienza interna, le telefonate ricevute e mai organizzate.
Che per leggere una vendita impiegavano anche due ore, dopo aver fatto magari aspettare molto in sala attesa, non per incapacità, bensì per mancanza di impegno e rigore nell’organizzazione interna o, peggio, perché il giorno prima, invece di leggersi quell’atto, erano a giocare a golf.
 
Quegli stessi notai che, per trent’anni, hanno chiuso ed abbandonato gli Studi il 25 di luglio per riaprirlo il 15 di settembre, con agende sempre e comunque stracolme di atti.
Molti di quei notai che, anche per un aspetto generazionale, fanno parte (in molti casi, anche da decenni) di Consigli, Comitati, Commissioni, Associazioni ecc.ecc.ecc.. E guai a chi gli dice che è opportuno un ricambio generazionale o comunque una sana turnazione!
 
DUE ERANO, QUINDI, LE SOLUZIONI CHE QUEL TIPO DI NOTAIO AVEVA DI FRONTE.
 
O quella, dura ed in salita, di rimettersi in discussione, dopo anni e anni di privilegi e comodità.
Oppure quella più semplice e che pare oggi avere miglior successo, anche nel campo dell’orgoglio professionale: cercare di ostacolare quei colleghi (di fatto concorrenti) che, nel rispetto dell’etica e della pubblica funzione, meglio sono riusciti ad affrontare l’attuale situazione di mercato. Come, si domandano gli stessi “notai salva feudo”?
Riducendo i propri utili marginali, assumendo, istruendo e periodicamente organizzando il personale, delegando (con precise istruzioni, estrema cautela e costante controllo) solo quelle funzioni non qualificate e non propriamente essenziali, intessendo rapporti chiari, corretti e non supponenti o addirittura arroganti, con i Clienti e l’utenza notarile e, comunque, dando maggiore disponibilità e mettendo un po’ di passione e vitalità in tutto quello che nel proprio Studio si fa.
 
IN SINTESI, SCENDENDO DAL PODIO
 
Ed ecco che scatta, sempre in capo a quei “notai salva feudo” quello strano meccanismo mentale: se qualcuno scende dal podio, rovina tutta la categoria (mette in pericolo la sicurezza del feudo e la distribuzione sicura ed orizzontale del lavoro). Portare, quindi, al patibolo il notaio concorrente è la loro prima preoccupazione, facendo credere che sia lì la causa di un notariato marcio, un notariato che si approfitta del povero cliente, un notariato da “eliminare”.
 
Guarda caso, poi, sono proprio quegli gli stessi “notai salva feudo” che sottovoce e (solo) tra di loro mormorano…. “tanto i Giudici odiano i notai …..per ovvi motivi…quindi visto che la Legge ce lo permette……”.
Il sistema e’ semplice da attuare, ma non facile da capire se non lo si vive, per anni e anni, dall’interno.
 
NEL 2013 IL MERCATO E’ ATTENTISSIMO.
 
Spietato. Fatto non solo di Clienti (ormai, fortunatamente, sempre meno ignari e sprovveduti ma sempre piu’ preparati e, a volte, persino “furbetti”) ma anche di Associazioni di consumatori, Avvocati, Consiglieri a vario titolo, pronti a “fare causa al notaio”.
Se, quindi, veramente un notaio si comportasse male, facesse scorrettezze, commettesse ripetutamente errori, fosse in sintesi un professionista scorretto e da sanzionare, altro che numero di atti elevati e repertori copiosi….!!!
Si puo’ dire e sostenere di tutto, ma come si puo’ affermare che questo tipo di “deontologia” sia fatta per la tutela dei cittadini e per il servizio notarile?
I cavalli di battaglia utilizzati fanno molta breccia sulla Giurisprudenza che viene, di fatto, con grande maestria istituzionale, purtroppo strumentalizzata.
 
Basta leggere le Sentenze di condanna disciplinare degli ultimi quattro, cinque anni: eccessiva produzione di atti, mancanza di personalità nella prestazione, frettolosità della prestazione.
E, ancora …..uffici secondari, giorni di assistenza, orari di sottoscrizione, procacciatore di affari….. e così via.
Per non parlare dello stra’ abusato art. 147 L.N. lett. A), che si usa quando proprio non si sa più cosa inventarsi.
 
TUTTO ESTERNAMENTE IMPRONTATO AD UNA TUTELA DEL CITTADINO, CHE DI FATTO COMUNQUE NON SI REALIZZA.
 
È come affermare: quel ristorante ha (per giunta, da anni) moltissimi clienti, quindi le cucine sono sporche, il cuoco cucina frettolosamente e non guarda lui i piatti, ma li fa guardare ai suoi collaboratori, gli ingredienti sono pessimi.
Come si fa a sostenerlo nel 2013?
 
Solo qualche ristorante nelle vicinanze (facente parte da anni di autorevole “consorzio”) un tempo pieno, ma oggi con  meno clienti, anche perche’ spesso usciti di li’ con il mal di pancia, con le cucine veramente unte e logorate, con cuochi (in camici impeccabili recanti il marchio del “consorzio”)  che si limano le unghie vicino le pietanze, si prende la briga di fermare il primo cliente che esce dall’affollato ristorante, per fargli dire qualcosa che lì dentro, a suo dire e per una sola volta, non è andato.
Il cd. utile-idiota, che da cittadino comune si trasforma in un tecnico espertissimo di deontologia notarile, guarda caso proprio nelle “spontanee dichiarazioni” rese, e che da gestore di attività di cartomanzia con la moglie, diviene “pensionato/uomo della strada“).
 
O, ancora, come voler sostenere che un Presidente di Tribunale che, con particolare dedizione, firma numerosi Decreti di Omologa di separazione tra coniugi, siccome ne fa molti, allora li fa male, o li fa fare al cancelliere, o comunque esperisce un tentativo di conciliazione evidentemente “poco personale”.
 
MANCANZA DI DECORO E PRESTIGIO DELLA CLASSE NOTARILE?
 
Certamente, ma purtroppo in parte istituzionalizzata e diretta, credetemi,  a mantenere posizioni garantite.
Basta vedere le ridicole norme sulla competenza territoriale, dove già il Consiglio di Stato (per fortuna) ha avuto modo di pronunciarsi, o le delibere sulle tariffe, dove l’Antitrust e’ attentamente al lavoro e vigila su alcuni Consigli Notarili e dove la Cassazione pochi giorni fa ha avuto modo di intervenire.
 
O, ancora, l’avvilente esistenza di doverosi precisi richiami scritti fatti dal “Ministero della Giustizia” nel potere di Alta Vigilanza, proprio sulle anomale modalità di esercizio dell’azione disciplinare svolta da alcuni Presidenti di Consigli Notarili.
Io, comunque, credo ancora e sempre nella Giustizia, non solo quella ultima e sicura di Nostro Signore, ma anche quella terrena, fatta da Uomini preparati e attenti al loro difficilissimo ruolo.
 
CREDO IN QUEGLI UOMINI che sono chiamati a giudicare situazioni delicate, collegate a momenti quotidiani di lavoro, anche carichi di stress e tensione.
 
È a quegli Uomini, nei quali ripongo ancora la massima stima e fiducia, ai quali rivolgo questa “lettera aperta”.
Nella speranza che ridiano equilibrio, decoro e senso pratico alla importante Professione di notaio che, ritengo, sia destinata a rimanere vicino alla gente ed ai cittadini, solo se realizzata con forme ed organizzazioni più attuali e consone ai tempi.
E che, invece, e’ destinata a scomparire ed a perdere di reale utilità ed attualita’ sociale, se la si vive ed esercita in maniera formalmente impeccabile, ma con la costante speranza di salvaguardare e mantenere comode ed irresponsabili rendite di posizioni, sedimentate nei decenni.
 
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