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Giuliana Franchini
Psicologa, psicoterapeuta infantile, autrice di libri sulla relazione educativa e favole per aiutare i bambini a crescere bene
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista e docente di Educazione alla sessualità all''Università di Bolzano. Si occupa di formazione dei genitori e di disagio giovanile
Officina del Benessere, Puegnago, tel. 0365.651827
 
 




02 Novembre 2013, 09.16

Genitori & Figli

Omosessualità e suicidio

di Giuseppe Maiolo
Si può morire a 21 anni perché non ci si sente accettati dalla società e si vive con disagio il proprio essere omosessuale? Il caso di Simone, suicida a Roma, ci deve far riflettere

Tra le tante cose che accadono in adolescenza vi è la scoperta del proprio orientamento sessuale.
E per un adolescente ritrovare l'omosessualtà non è mai facile. È come trovare nel sottosuolo un inquilino diverso da quello che la maggioranza delle persone ospita.
 
In molti casi si tratta di un’esperienza che ogni omosessuale preferirebbe non fare. Nel corso degli anni ho incontrato ragazzi e ragazze che hanno incrociato sul ciglio della loro strada la diversità.
Spesso li ho visti veramente tristi e confusi, con addosso il grande peso del disagio e di una sofferenza in più rispetto ai loro coetanei che stavano facendo lo stesso percorso di crescita e di ricerca della propria identità.
 
All’insicurezza e alla paura del futuro, tipica di questa età, si aggiungeva l’angoscia di rivelare a se stessi e agli altri il proprio essere gay.
L’idea della diversità spaventa a tal punto che l’adolescente può sentire il forte bisogno di ritirarsi dentro di sé e richiudersi come un riccio impaurito.
 
Ciò che un adolescente gay avverte, a volte in modo drammatico, è il senso della solitudine. Incapace di trovare una spiegazione e impossibilitato a dividere con altri i suoi interrogativi, si fa l’idea di essere l’unico sulla terra a vivere quelle sensazioni e quei desideri.
La prima cosa che egli può fare, allora, è sentirsi in colpa. Ma la colpa prevede una sanzione e la necessità di espiare.
 
Così molti si logorano nel rifiuto.
Qualcuno illudendosi che l’essere gay sia una scelta, raccatta tutte le sue energie e si manda in esilio, si autoconfina ai margini del sentiero e di lato alla vita, negandosi il diritto di viverla pienamente.
Oppure si inventa una corazza e un elmo, una maschera di ferro con cui continuare a vivere. E pure questa è una prigionia che può durare anni.
 
Qualche altro, purtroppo, non ce la fa: non accettandosi fa prevalere un sentimento acuto di disprezzo e di vergogna.
Spetta a noi adulti, genitori o educatori, saper ascoltare attentamente quell'angoscia e offrire aiuto.
 
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