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Giuliana Franchini
Psicologa, psicoterapeuta infantile, autrice di libri sulla relazione educativa e favole per aiutare i bambini a crescere bene
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista e docente di Educazione alla sessualità all''Università di Bolzano. Si occupa di formazione dei genitori e di disagio giovanile
Officina del Benessere, Puegnago, tel. 0365.651827
 
 




21 Dicembre 2014, 08.00

Genitori & Figli

Cosa regalare?

di Giuseppe Maiolo
I regali, si dice, sono un pensiero che si materializza soprattutto per ricordare che c’è qualcosa di affettivo che ci lega alla persona cui lo dedichiamo

Spesso però oggi sopraffatti da una quantità di oggetti, ci chiediamo cosa regalare.
Mi vien da pensare che, al di là di ogni facile retorica, possa venire utile pensare alla necessità di dare più tempo ai rapporti e alle relazioni.

Al tempo del “multitasking” è ormai una percezione comune che sembrano abbondare le cose da fare e la sensazione di non avere il tempo per realizzarle. Ce ne rendiamo conto senza peraltro sapere come fare.
Allora promettere tempo e donarlo potrebbe servire per valorizzare un rapporto affettivo o amicale e dare spazio all’ascolto reciproco.
Servirebbe per mettere almeno una pausa nell’incessante andirivieni di messaggi e messaggini digitali, a volte  troppo sostitutivi dello sguardo e del corpo, della gestualità e delle parole che sono fondanti ogni relazione.

Se questo ci serve tra adulti, a maggior ragione dovrebbe interessare la relazione affettiva con i figli che hanno bisogno di una presenza educativa meno frammentaria e più stabile, se vogliamo realmente aiutarli a uscire dalla nevrosi collettiva in cui li abbiamo coinvolti.

Perché a guardarli bene bambini e gli adolescenti di oggi, hanno anche loro un’agenda fitta di appuntamenti che potrebbe fare invidia a quella di un manager.
A parte la scuola che già di per sé, come ci dicono gli osservatori, in Italia occupa un monte ore eccessivo e forse inutile da un punto di vista pedagogico soprattutto se rapportato ai risultati conseguiti, è il tempo extra scolastico che è sovraccarico di impegni.

Non solo la mole dei compiti occupa il tempo pomeridiano dei bambini e dei giovani, ma danza, piscina, allenamento, musica, arti marziali sono le mille cose che li prende e li impegna.
È stata messa al bando la noia che, un tempo durante l’adolescenza, aveva un suo valore. Stiamo cercando a tutti i costi di esorcizzarla, impauriti da una dimensione che associamo all’ozio, ormai demonizzato da una diffusa cultura iperattiva.

Così abbiamo imposto ai bambini frenetiche attività artistiche o sportive, utili certo, ma che spesso non rappresentano le loro scelte  effettive, quanto piuttosto i nostri desideri irrealizzati.

Chiediamoci se quel loro pomeriggio fitto fitto di impegn
i, che peraltro impone ai genitori, di fare i tassisti da un estremo all’altro della città, se quella giornata compressa serva veramente e possa essere utile allo sviluppo di un bambino.
Mi sorge il dubbio che dietro l’alibi dell’efficienza e dell’operosità si possa nascondere il tentativo di allontanare l’attenzione dalla nostra distanza fisica e dalle tante assenze che facciamo come educatori.

Gli adolescenti di oggi non sanno più starsene in ozio distesi sul letto con gli occhi appesi al soffitto a pensare a se stessi.
I  bambini non sono da meno, ormai incapaci di giocare tra di loro in modo libero e spontaneo o con i piccoli oggetti quotidiani. Noi adulti ci muoviamo ormai costantemente ricurvi sul telefonino, feticcio collettivo che regola gran parte della nostra giornata.

Allora ricordiamoci che i padri italiani, secondo recenti ricerche, sono tra i genitori europei che trascorrono non più di 15 minuti al giorno a giocare con i propri figli e che in genere i genitori, al rientro a casa con l’alibi della stanchezza, invece di dedicarsi ai figli, in più del 50% dei casi si siedono davanti al televisore o si collegano a Internet con PC, il tablet o smartphone.

Se allora questo Natale si provasse a regalare tempo? Se gli adulti provassero a immaginare di destinare  con regolarità un po’ di più di esso per ascoltarsi reciprocamente e parlare di più con i figli?
Magari anche a litigare, visto che, per il quieto vivere o per paura di non saper gestire i conflitti, c’è la diffusa tendenza ad evitare discussioni e scontri. Forse si potrebbe scoprire che non è inutile quel tempo passato a ridere, fantasticare, sognare, oziare insieme.
E condividere. Che, guarda caso, è il verbo più gettonato del momento. Sui Socialnetwork!                                               

Giuseppe Maiolo
www.ciripo.it


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