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06 Giugno 2015, 07.36

Fra filosofia e politica

Renzi dice: «chi ruba andrà in galera»...

di Dru
... ma intanto li votiamo per farli onorevoli.

Sarò anche poco acuto, vedrò anche chiaro dove invece c'è molta nebbia, o all'opposto nulla dove il chiaro e il distinto alloggia, ma alla stupidità italiana ho dedicato del tempo costringendomi agli straordinari e allo studio matto e disperato.

È vero, il PD rispetto le politiche ha perso per strada, in quelle regioni in cui si è votato per le regionali, più di un milione di voti e più di due milioni rispetto le Europee, sta di fatto che questo non conta nulla, ciò che conta in politica è vincere e il 5-2 per il PD sul governo delle 7 regioni in discussione è una vittoria.

Il PD ha vinto non ha perso e questo è indiscutibile, come indiscutibile è il nuovo regno di Renzi.

Ciò che invece si può discutere è il suo consenso, e mi lascio alla spiegazione.

Il PD ha una storia gloriosa, fatta di molta luce e di poche ombre, per questo motivo per oltre 60 anni, con nomi diversi, ma con la stessa gente, è rimasto all'opposizione, segnando un anno e mezzo circa di governo D'Alema, nel '98-99.
Poi c'è stato il governo Letta, di recente fattura e adesso Renzi.

La sinistra in Italia non ha mai governato il paese, pur avendo sempre governato le famose e discusse regioni rosse, Emilia Romagna e Toscana in testa.

La genesi storica di questa sinistra è marxista, nessun partito del fronte Occidentale e di sinistra è mai stato più marxista di quello italiano.

Cosa intendo per marxismo di sinistra in Italia? intendo il cuore, con la genesi e il conseguente sviluppo nel gramscismo del volto marxista, alla conquista di una sinistra guidata da una classe dirigente segnata dai valori di eguaglianza, parità di diritti sociali e lavoro per tutti.

Questo processo ideologico è talmente inerente alle nostre istituzioni che il primo articolo della costituzione, prodotto, non lo dimentichiamo, con la compartecipazione dell'allora partito comunista italiano, detta così:

l'Italia è una  Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Più marxista di così si muore.

Giorgio La Pira sintetizzò le due concezioni costituzionali e politiche alternative dalle quali si intendeva differenziare la nascente Carta, distinguendone una "atomista, individualista, di tipo occidentale, rousseauiana" ed una "statalista, di tipo hegeliano".

Secondo i costituenti - riferì La Pira - si pensò di differenziarla nel principio che per il pieno sviluppo della persona umana, a cui la nostra costituzione doveva tendere, era necessario non soltanto affermare i diritti individuali, non soltanto affermare i diritti sociali, ma affermare anche l'esistenza dei diritti delle comunità intermedie che vanno dalla famiglia sino alla comunità internazionale.

Naturalmente qui sta la natura della Carta Costituzionale italiana volta, come giustamente risponde La Pira, alla sinistra hegeliana, cioè a Marx prima e a Gramsci poi: necessità dell'affermazione della relazione.

La logica dello Hegel (padre putativo di Marx e Gramsci) si fonda sulla dialettica dell'opposizione.

Che cavolo vorrà mai dire questa imprevista concettualizzazione dell'atomismo, o dell'individualismo occidentale, che ha poco e nulla a che fare con Rousseau, e qui La Pira sbaglia clamorosamente, ché d'altronde si accompagna più facilmente con l'aristocratico  Voltaire e l'illuminismo sofistico?

Semplicemente questo, nulla di trascendentale.

atomismo=idea dell'atomo

L'"atomo esiste" (singolare), ma "esistono anche gli atomi" (plurale).

Tra un atomo e l'altro deve quindi esistere per forza una dialettica, cioè una relazione, altrimenti gli atomi come farebbero ad esistere? Esisterebbe solo l'atomo.

Dunque, per l'individualismo, o atomismo, questa relazione non esiste se non pensata o dedotta, quindi voluta, nulla di reale se per reale intendiamo ciò che proviene dall'esperibile.

Per la sinistra hegeliana, d'altra parte, non esistono atomi se non in forza della loro relazione, questo il loro campo del reale, è la volontà a volerli dividere.

Individualismo: logica della negazione, o assenza di qualunque relazione

Socialismo: logica della dialettica o della relazione.

Calamandrei nel suo discorso ai giovani: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

Qui sta la contraddizione, in quanto la "libertà" sposa la logica della negazione, mentre la "necessità", o Stato, la logica della dialettica.

Se ha ragione Calamandrei, e siccome nella storia e sue regole ha ragione, lo Stato italiano è fondato su ciò che lo avrebbe col tempo demolito, la "libertà" dalla logica della dialettica in favore della logica della negazione.

Oggi la sinistra è finalmente al potere, ma siamo sicuri che ad esserlo siano anche quei tanti che avevano riposto le loro speranze di rivincita sulle ideologie comuniste e comunitarie?

O piuttosto non è successo ciò che sarebbe comunque dovuto succedere nel solco della storia e delle sue di regole?


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