Skin ADV
Giovedì 25 Aprile 2024
Utente: Password: [REGISTRATI] [RICORDAMI]


 

 
 
LANDSCAPE


MAGAZINE





27 Ottobre 2014, 07.05

Racconti del lunedì

L'alieno

di Ezio Gamberini
Finalmente accadde. Ciò che tanti attendevano potesse ragionevolmente avvenire, alla fine si realizzò...

Il contatto avvenne domenica 19 ottobre 2014 alle ore 21 e 30, a 45° 38’ 27,60” di latitudine Nord e 10° 30’ 16,20” di longitudine Est.
L’ “affare”, una specie di uovo luccicante alto quasi cinque metri e largo tre, si posò dolcemente sul prato di Manuele, a una decina di metri dal suo fienile ubicato sulla cima del monte, in località Mandale, a Pompegnino di Vobarno in Valle Sabbia.

Manuele, pastore e boscaiolo sui quarantacinque un po’ speciale, stava leggendo, come ogni sera; tutti i lunedì si recava in biblioteca comunale per fare il “pieno” (due o più libri, secondo le stagioni).
Aveva frazionato il fienile, ereditato dai suoi vecchi, in due locali: mantenuta la stalla così com’era originariamente, ristrutturò l’altra metà con buon gusto, arredandola sobriamente e dotandola di tutto ciò che era necessario per vivere decorosamente.
Un grande fuoco, la “cucina economica” a legna di una volta, che gli serviva per far da mangiare, oltre che riscaldarsi, ma niente energia elettrica. Per vederci, quando era buio, usava grosse candele che acquistava in grandi pacchi alla ferramenta del paese, ogni due o tre settimane.

Quelli che passavano vicino al suo fienile dicevano: “Toh, Manuele ha installato un pannello fotovoltaico”, ma in realtà si trattava di una semplicissima lamiera, che Manuele aveva applicato al tetto con la funzione di amplificare il rumore della pioggia che amava ascoltare, specialmente di notte quando i temporali estivi si abbattevano furiosamente sulla montagna.

Con lui vivevano due capre, che aveva chiamato Nerina e Bianchina, essendo una chiara e l’altra scura, e un asino, per il quale aveva stabilito il nome di “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”, senza però aggiungere “e più non dimandare”, ché gli sarebbe parso troppo lungo, i quali, oltre a fargli grande compagnia, gli fornivano il necessario per vivere.
Per il nome dell’asino aveva scelto la perifrasi che Dante, nell’Inferno della sua Divin Commedia, fa pronunciare a Virgilio di fronte a Caronte, per indicare il Paradiso.
Fin dalle superiori questa frase gli piacque enormemente e gli restò impressa nella mente in modo indelebile.

Le capre, di ottima razza, fornivano complessivamente dai cinque ai sei litri di latte il giorno: mezzo litro lo teneva per sé e lo consumava con ingordigia, e con il resto produceva una piccola quantità di formaggi e burro (erano necessari circa otto litri di latte per un chilogrammo di formaggio). Oppure ne vendeva qualche litro, ma raramente, ad alcune mamme del paese che lo acquistavano per i loro piccoli, essendo digeribilissimo e molto simile a quello materno.

Con “Vuolsi”, invece, andava in montagna a far legna e la trasportava ai tanti paesani proprietari di fuochi e stufe a legna che da anni erano suoi affezionati clienti, consegnandola a domicilio.
Non era infrequente per lui lasciare con discrezione, senza farsi notare, qualche ciocco o piccole formagelline a persone anziane, o bisognose, senza pretendere nulla in cambio.
Ma una vecchina in particolare gli esprimeva riconoscenza dicendo: “Ah, Manuele, tu sei benedetto dal cielo e un Angelo scenderà per portarti via con sé, un giorno o l’altro!”.
Prima di tornare a casa, con regolarità si fermava dalla fornaia, ai piedi della montagna, e acquistava un enorme “pugliese” che gli durava tre o quattro giorni.

Quella sera, udito l’insolito rumore, appoggiò il suo libro sul tavolo e uscì nel campo.
Alla vista dell’astronave non provò timore, ma soltanto un’enorme curiosità: cosa sarebbe successo ora? E perché aveva deciso di atterrare proprio davanti a casa sua?
Era incredibile l’attinenza con quanto accadde duemila anni prima, quando il creatore del mondo apparve per primo a dei pastori, in una terra povera e desolata. Questa nave spaziale non avrebbe potuto atterrare, invece, in piazza Duomo a Milano la vigilia di Natale oppure sulla spiaggia di Copacabana la notte di capodanno?

Sembrava un telefilm, come quelli che Manuele poté guardare alla TV fino ai venticinque anni di età, cioè fino a quando, terminate le superiori e dopo aver lavorato in fabbrica per cinque anni, entrambi defunti i suoi genitori che lo avevano generato in età avanzata, non scelse di vendere la casetta in paese e vivere nel fienile, che peraltro aveva sempre frequentato e “vissuto” fin da bambino, essendo proprietà della sua famiglia da generazioni.

Da quel piccolo altopiano poteva scorgere una meravigliosa porzione di lago, il lago più bello del mondo, e certe sere d’estate, al tramonto, gli capitava di restare incantato a rimirarlo insieme ai suoi animali, mentre ascoltava il frinire delle cicale fino al sopraggiungere della notte.
Il suo terreno ospitava molte piante da frutto, parecchi olivi, un filare di vigne, mentre un magnifico orto era esposto ai raggi del sole da mattina a sera.

Manuele non si era mai pentito di quella scelta: non era un “orso”, e neppure “musone”, anzi, era molto affabile e socievole. Però, a un certo punto, terminate le incombenze, non vedeva l’ora di rifugiarsi nel suo piccolo “Paradiso”.

Sì, sembrava proprio un telefilm quando da un piccolo sportello dell’astronave, che si era aperto silenziosamente, fu calata una scaletta.
Ne discese un affarino alto un metro, due “cosi” in basso per deambulare, e appoggiate al busto, nella parte superiore si potevano osservare altri due “arnesi” cilindrici che terminavano con una specie di “pinze” con elementi opponibili, e sopra a tutto una sorta di palloncino di cuoio con due fessure, due buchi ai lati e una specie di boccuccia; insomma, sembrava un ometto, malformato, certamente, ma molto, molto simile al genere umano.

Si stupì di come effettivamente si stesse realizzando quanto letto in un libro sull’evoluzione dell’uomo, che aveva acquistato per un euro all’ultima Festa della Rocca (che cuccagna quelle sere, con quel banchetto pieno di libri che si potevano acquistare per un euro; c’era anche il “professore”, suo vecchio amico, che ogni sera faceva man bassa... “Sto cercando di smettere… ma non ci riesco”, gli disse, confessando la “malattia”, quando sorridendo incrociarono lo sguardo: “Devi disintossicarti con gradualità – gli rispose Manuele - Comincia a comprare solo dei ‘Biggini’…”).

Molto probabilmente, vale a dire, quando le condizioni sono simili, l’evoluzione procede nella stessa direzione; così come in continenti diversi (ominidi o animali che subiscono i medesimi processi evolutivi che presentano alla fine caratteristiche simili o addirittura uguali), tutto ciò può verificarsi evidentemente anche su mondi diversi.
La Via Lattea, la galassia che ospita il nostro sistema solare, contiene oltre cento miliardi di stelle, perciò anche soltanto statisticamente, i pianeti che possono ospitare la vita in tutte le sue forme possono essere alcuni milioni. E le galassie nell’universo sono svariati miliardi!

Quando toccò terra si fermò, osservò attentamente l’ambiente che lo circondava
e poi si mosse in direzione della panca di legno accanto al fienile, sotto la finestra della camera.
Vi salì con fatica e poi si sedette, facendo segno a Manuele di accomodarsi accanto, con una delle sue “pinzette”.
Mi chiamo Sbrendolo e vengo da Pampalugandia, terzo pianeta di una nana bianca nella costellazione del Dragone, a quasi seicento anni luce da qui” rispose l’affarino a Manuele.

Ma il pastore non aveva aperto bocca, la domanda gli era partita dal cervello, e neppure l’alieno aveva mosso alcun muscolo; la sua boccuccia non si era minimamente scomposta.
Era come se lo “straniero” si fosse impadronito della sua corteccia cerebrale, ed effettivamente era così, perché immediatamente gli giunsero immediate risposte alle domande che si erano accumulate nella sua mente in un batter d’occhio.
Tranquillo, è normale, da noi si usa così. In questo modo si risparmiano molte energie”, percepì nella sua mente Manuele.
“Ma come avete fatto a superare la velocità della luce, ad arrivare sin qui?”.

Questo era il problema principale;
la sua risoluzione avrebbe permesso i viaggi interstellari, ma c’era dell’altro, perché in pochissimi secondi avvertì le risposte che gli trasmise l’alieno e le immagazzinò, così come avviene per un hard disk di un computer: in pratica, non si trattava soltanto di velocità, ma di energia, finalizzata all’attraversamento di alcune “porte”, specie di tunnel che collegano tra loro punti dell’universo distanti migliaia o milioni di anni luce.
Terminata la mappatura di questi tunnel, come una sorta di decodifica del DNA, il gioco era fatto, e spostarsi da una parte all’altra dello spazio era un gioco da ragazzi.

Apprese una miriade di informazioni sul modo di vivere, sugli usi e i costumi degli abitanti di Pampalugandia: le tecnologie, l’ambiente, la cultura, la religione, la natura, l’industria, lo sport, le attività ludiche… le analogie con il nostro mondo erano davvero impressionanti!
E… e la politica… l’economia?”.
L’alieno cominciò a spiegare, a lungo e in modo particolareggiato, ma l’eccitazione di Manuele raggiunse l’apice alla confessione finale, tanto da lasciarlo sgomento:

… e poi, non sempre tutto fila liscio. Qualche tempo fa il nostro Capo Supremo è stato obbligato a testimoniare di fronte a una giuria, perché un giorno, mentre faceva la spesa giornaliera in un esercizio pubblico, vide che due brutti ceffi stavano rubando un sacchetto di tuberi fritti e li denunciò all’Autorità Collettiva; malauguratamente, questi due brutti ceffi erano due giovani, figli dei due più grandi criminali del pianeta, e questi chiesero e ottennero di poter assistere alla testimonianza del Capo Supremo, anche se si trovavano ‘ospiti’ del Correttorio Popolare.
Pensavano di metterlo in difficoltà, approfittando della sua età avanzata (ben tremiladuecentoventitre rivoluzioni kepleriane compiute!)… E poi… e poi per migliorare gli indici economici e finanziari dei Dipartimenti in cui è suddiviso il nostro corpo celeste, ai fattori che determinano il valore del Ricavo Globale, sono stati sommati tutti i proventi di natura illecita.
Insomma, maggiore è il Ricavo Globale del singolo Dipartimento, migliore sarà la posizione di quest’ultimo per ottenere i Bollini Speciali erogati dal Servizio Centrale alla fine di ogni equinozio, valevoli per distribuire gratuitamente piatti, bicchieri e biglietti della Lotteria Galattica  a tutti gli abitanti.
Così, ogni Dipartimento spera che i proventi di natura illecita siano sempre più cospicui”. 


Manuele, anche se non ne aveva pronunciata neppure una, era senza parole

Ma come, tutto ciò era successo pochi mesi prima qui da noi, in modo sostanzialmente analogo!
Decise di cambiare discorso…
“Vuoi assaggiare il mio latte, ehm, quello di Nerina e Bianchina, intendo?”. Gli fece assaporare sia il latte, sia un pezzettino di formaggio, che aveva fatto stagionare a lungo. La reazione dell’“ometto” fu entusiastica:
“Mhhhh, non ho mai assaggiato niente di così gustoso: questa è la cosa più buona dell’universo!”.
E dopo aver divorato le delizie, con la sua “pinzetta” tolse da una tasca posteriore una specie di piccola sfera, simile a una mela, e la mostrò a Manuele:
Questa cresce sugli alberi della ‘Riserva della Sapienza’. Tutti gli abitanti le possono cogliere, ma esiste il divieto assoluto di mangiarle; guarda!”.

Impugnatala delicatamente, con la “pinza” sinistra tenne ferma la parte inferiore e con la destra girò la meta superiore di un quarto di giro, in senso antiorario.
Manuele guardò l’interno delle due metà che si aprirono: una leggera nebbiolina si diradò lentamente lasciando poi trasparire sempre più nitidamente degli oggetti che fluttuavano con estrema lentezza; erano galassie, nebulose, quasar, pulsar, supernovae che esplodevano, nane bianche e giganti rosse, stelle e costellazioni, pianeti e comete. Era uno spettacolo affascinante e straordinario: quella era l’esatta riproduzione dell’Universo in miniatura!

L’alieno, dopo averlo richiuso, posò l’oggetto sulla panca di legno, accanto all’entrata dell’abitazione.
“Vi stiamo osservando da alcuni milioni di anni… Ciò che dovevo fare, l’ho fatto. Ma ora devo andare. E tu, continua a scrutare il mondo dall’alto. E’ soltanto per questo motivo che abbiamo scelto di rivelare a te la nostra esistenza!”.
Risalì sull’astronave, s’innalzò rapidamente di qualche metro e sparì all’orizzonte in pochi secondi.

Manuele quella sera non lesse uno dei suoi libri, com’era solito fare, ma dopo aver rimuginato a lungo sulla faccenda, si addormentò con una gran confusione in testa.
Quando si svegliò lunedì mattina all’alba, come sua abitudine attraversò la porta interna e apri la stalla per far uscire l’asino e le capre. Poi si fermò a guardare il cielo:
“No, non è possibile, devo aver sognato…”, e mentre faceva questi pensieri, si diresse verso la porta d’entrata e vide “Vuolsi” che si avvicinava alla panca di legno.
Ebbe un tuffo al cuore: la piccola sfera che gli aveva donato l’alieno era ancora lì, ma ormai era troppo tardi. L’asino l’afferrò con i denti e in un battibaleno se la mangiò.

“ ‘Paradiso’ ha incorporato l’Universo; il cerchio dell’Universo si chiude?”
si chiese il pastore.
Ciondolò avanti e indietro per un bel pezzo.
“Cose dell’altro mondo? Alieni? Bah!”, cominciò a borbottare.
Decise che di quell’incontro non ne avrebbe parlato con anima viva.

Pensò che fino a quando l’uomo, o qualunque altro essere vivente dell’universo dotato d’intelligenza, fosse stato provvisto di libero giudizio e libero arbitrio, il cerchio non si sarebbe mai chiuso.
Certo, forse avrebbe potuto ridursi la percentuale di ciò che può essere definito “male”, fin quasi a scomparire; ma, anche in misura ridottissima, ladri e poveri, in ogni angolo dell’universo, avrebbero continuato a esistere.

Ma si convinse che il suo destino fosse comunque quello di proseguire il cammino che si era scelto.
Così, accarezzando Nerina e Bianchina, le condusse nella stalla e si accinse a mungerle.
Dopo aver terminato l’operazione, versò il primo sorso in un bicchiere, lo annusò, lo guardò a lungo e dopo averlo bevuto avidamente, stabilì con assoluta certezza:
“Sì, questo è proprio il latte più buono dell’universo!”.


Visualizza per la stampa




Aggiungi commento:

Titolo o firma:

Commento: (*) ()





Vedi anche
10/12/2013 09:30
Cento E con questo fanno cento! Cento racconti, da lunedì 23 maggio 2011 a oggi, pubblicati sul sito nella rubrica "I racconti del lunedì"

03/03/2014 08:30
La scopa leopardata Gilda era una bidella volenterosa e tenace, infaticabile nel suo lavoro, ma un po’ “strana”, diciamo così...

08/06/2015 06:46
Mai sgurlì ‘na pianta de s’ciafù Un paio di mesi fa abbiamo riesumato le antiche tabelle per iniziare a correre che utilizzai alla fine dello scorso millennio...

02/06/2014 08:00
Una «i» di cinquanta metri Quanta pioggia in questo maggio. Non c’è tregua: ogni giorno, uno spruzzo il mattino e/o un temporale nel pomeriggio non mancano mai!

30/03/2015 06:57
Sei eliminata! Venerdì sera di metà marzo, terminata la giornata e settimana lavorativa, rientriamo a casa e affrontiamo l’ultima curva che conduce al nostro villaggio



Notizie da I racconti del lunedi
22/06/2015

Ortensie blu

Pensavo fosse una battuta, invece Grazia riesce sempre a stupirmi. In giardino abbiamo una pianta di ortensie, il cui colore oscilla tra il bianco e il rosa...

08/06/2015

Mai sgurlì 'na pianta de s'ciafù

Un paio di mesi fa abbiamo riesumato le antiche tabelle per iniziare a correre che utilizzai alla fine dello scorso millennio...

25/05/2015

Una storia che non può funzionare

Cecco ritornò a casa dopo sei mesi. Voleva cambiare una lampadina, in sala, così prese la scala e vi salì fino all’ultimo gradino...

20/04/2015

La botta

Alle sette e mezza mattutine, in una gradevole giornata di primavera ormai inoltrata, giacca e camicia per intenderci, basta maglioni, cappotti e giacconi, dopo aver estratto l’autovettura dal garage, attendo Grazia davanti alla cancellata...

06/04/2015

Il perdono

Arturo Pani conduceva con i genitori un piccolo bar, proprio a ridosso della grande fabbrica che dava lavoro a centinaia di persone...

30/03/2015

Sei eliminata!

Venerdì sera di metà marzo, terminata la giornata e settimana lavorativa, rientriamo a casa e affrontiamo l’ultima curva che conduce al nostro villaggio

16/03/2015

La bicicletta

Chiara, la nostra ultimogenita, da gennaio si trova in Olanda per il progetto Erasmus, dopo essersi laureata nel luglio scorso in Psicologia, e fino a giugno frequenterà la specialistica all’università di Groningen

23/02/2015

E alura si dei brocc

La seconda domenica di febbraio Grazia ed io abbiamo pranzato alle undici e trenta per essere presto al palazzetto dello sport di Pavone Mella

09/02/2015

Il segreto per vivere a lungo

Da qualche tempo, ormai, i patti sono stati definiti con chiarezza. Quella volta gli dissi: “Fino a quando avrò dei debiti, non puoi permettere che io me ne vada”. Non mi rispose. Chi tace acconsente, per cui secondo me l’accordo è valido.

26/01/2015

Se questo è un uomo

Dal 1996 al 2010 ho compiuto per lavoro numerosissimi viaggi all’estero. L’avvenimento curioso e singolare che voglio narrare oggi è avvenuto la sera del 16 marzo 1998 nella sala d’ingresso dell’Hotel Bucuresti, a Bucarest

  • Valtrompia
  • Bovegno
  • Bovezzo
  • Brione
  • Caino
  • Collio
  • Concesio
  • Gardone VT
  • Irma
  • Lodrino
  • Lumezzane
  • Marcheno
  • Marmentino
  • Nave
  • Pezzaze
  • Polaveno
  • Sarezzo
  • Tavernole
  • Villa Carcina
  • -

  • Dossier