Fotovoltaico in montagna: sfida od opportunità ad alta quota?
di red.





La montagna sta diventando, da diversi anni a questa parte, un contesto attrattivo per molti soggetti, sia per vivere esperienze all’aria aperta che durano una giornata o un periodo limitato di tempo, sia come luogo prescelto per viverci, lontano dal caotico frastuono cittadino, con tutti i pro e i contro del caso, ripopolando così aree un tempo quasi abbandonate o comunque scarsamente popolate e ridare vita a nuove comunità.

La montagna è anche un territorio di cambiamenti, climatici soprattutto: qui infatti questi fenomeni si palesano con maggiore evidenza, come gridi d’aiuto che invitano a intervenire per frenare ciò che sta irrimediabilmente accadendo.
I gestori dei rifugi, i nuovi abitanti delle aree interne, i proprietari di cascine, baite o edifici rustici possono pensare, nel loro piccolo, di aiutare a invertire una tendenza che potrebbe diventare catastrofica per il Pianeta e per l’uomo, scegliendo di installare un impianto fotovoltaico sugli immobili.

Ad alta quota, più sole e aria pulita

Di certo, rispetto ad altre zone, in montagna c’è maggiore esposizione solare, dovuta all’altitudine a cui ci si trova. Questo si traduce in una produzione energetica più consistente ed efficiente rispetto alle aree più basse. Risultato: si produce energia elettrica pulita e sostenibile in importanti quantità, andando a rendere ancora più puro in termini di inquinamento un contesto che già lo è in partenza (almeno in buona parte).

Occhio però a eventuali ombreggiamenti prodotti da elementi naturali come alberi e rocce, o da altre strutture adiacenti, che potrebbero inficiare sul corretto funzionamento dei pannelli.
Proprio l’aria che tendenzialmente risulta più pulita che in città o in pianura, rappresenta un vantaggio per la produzione di energia attraverso gli impianti fotovoltaici: le superfici dei pannelli solari rimangono pulite dalle particelle in sospensione o dalle sostanze inquinanti, migliorando di gran lunga l’efficienza operativa nel tempo.

Grazie agli impianti fotovoltaici con accumulo inoltre, persino le baite più isolate potranno sfruttare questo tipo di installazioni perché la presenza di batterie consente di immagazzinare l’energia elettrica prodotta di giorno e nelle giornate più soleggiate, per averla a disposizione di notte o quando le condizioni climatiche sono avverse.

La neve: una medaglia a due faccia

Parlando di clima, proprio la neve è una condizione atmosferica particolare e non sempre facile da gestire per chi decide di installare il fotovoltaico. Neve, ma anche altri fenomeni estremi come forti venti e basse temperature, che possono mettere a dura prova la resistenza dei pannelli solari e dei sistemi di montaggio.

In un simile contesto va da sé che la manutenzione dell’installazione debba essere più frequente, con pulizia regolare dei pannelli, rimozione della neve e verifica dei danni dovuti a gelo o a intemperie.
Ai costi di manutenzione vanno aggiunti anche quelli di installazione aggiuntivi, dovuti all’accessibilità, alle condizioni di terreno e proprio alle necessità di protezione contro le intemperie.

Dall’altro lato però, la neve può avere anche un effetto positivo sui pannelli solari, riflettendovi la luce e aumentando temporaneamente la loro produzione energetica durante il disgelo.
Così facendo verrà compensata in parte la riduzione produttiva che invece avviene in presenza di un’ampia copertura di neve. È poi vero che il peso del manto bianco potrebbe danneggiare i moduli, ma con i giusti accorgimenti contrastare questo fenomeno diventa possibile: basterà ricorrere per esempio a delle barriere paraneve, installate correttamente e ben dimensionate, e impiegare degli ottimizzatori di potenza che, nel caso in cui alcuni moduli risultino coperti, facciano sì che gli altri continuino a funzionare e a produrre energia elettrica.

Se nella zona in cui si trova la struttura sulla quale si intende installare il fotovoltaico nevica spesso e abbondantemente serviranno moduli ad alta resistenza alla compressione, con cornice sagomata in grado di agevolare lo scivolamento della neve. C’è anche da dire che la neve, in molti spazi di montagna, sta purtroppo scomparendo a certe quote, quindi potrebbe non rappresentare nemmeno un problema a livello fotovoltaico.

Fotovoltaico in montagna: i fattori d’influenza
Produrre energia attraverso un impianto fotovoltaico in montagna offre dunque una serie di vantaggi, soprattutto in termini di esposizione solare e di impatto ambientale ridotto. Tuttavia le condizioni climatiche estreme, i costi di installazione più elevati e le sfide legate all’ombreggiamento e alla manutenzione richiedono una pianificazione e una gestione attente.

Prima di procedere con l’installazione, è essenziale condurre una valutazione dettagliata, magari con esperti del settore quali Gruppo Mossali, che sappiano consigliare al meglio come muoversi, tenendo conto anche di una serie di fattori che possono influenzare o meno la possibilità di disporre di un simile sistema in ambiente montano.

Di certo, la quantità di luce disponibile è un aspetto fondamentale da considerare, ma anche altri elementi magari non strettamente tecnici e legati all’installazione, ma più correlati ai costi e agli incentivi finanziari presenti in un certo luogo, così come la presenza di aziende specializzate che sappiano procedere con le operazioni.

Da non sottovalutare anche i regolamenti locali, che potrebbero essere facilitatori od ostacolo per l’installazione di impianti fotovoltaici, e la sensibilità verso la questione ambientale, sebbene solitamente sia più alta nelle comunità montane.
In ottica di tutela dell’ecosistema, spingere sul fotovoltaico potrebbe rappresentare una piccola svolta per il Pianeta, seppur le difficoltà non manchino, ma come visto possono essere adeguatamente affrontate.

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