Elezioni: il fattore C e il fattore R
di Leretico

Due fattori saranno determinanti nelle elezioni politiche italiane in programma il prossimo 25 settembre: la credibilità (fattore C) e l'influenza della Russia (fattore R).


Dovendo analizzare così, di primo acchito, la credibilità dei partiti e dei loro leader, anche se fossimo irrimediabilmente condizionati dal miglior ottimismo, anche se fossimo degli inguaribili filantropi convinti che l’uomo sia rivolto costitutivamente al bene, non potremmo non constatare che da almeno trent’anni in Italia il “fattore C” latita drammaticamente.

Dalla terribile stagione di mani pulite dei primi anni ‘’90 in poi, le cose non sono migliorate di molto.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989, il sistema politico della prima Repubblica implose, facendo morti e feriti, rivelando definitivamente la faccia corrotta del potere tenuta opportunamente nascosta durante la guerra fredda e facendo guadagnare alla classe politica il più feroce disprezzo popolare.

I migliori indicatori che hanno confermato il livello elevato di questo disprezzo, che ancora perdura, sono stati da un lato il continuo aumento dell’astensionismo, dall’altro il grande successo dell’antipolitica populista.

Il problema è che la classe politica è riuscita a fare poco per migliorare la propria reputazione, non solo perché è sempre costretta ad ostentare certezza assoluta nella realizzazione di programmi molto incerti, ma anche perché è indotta ad abbigliare ogni affermazione di vero mentre l’opinione pubblica è convinta dell’inesistenza della verità, oppure, che è lo stesso, che esistano tante verità.

Il politico quindi da un lato si dibatte nella continua contraddizione, dall’altro, pur sapendo di avere pochissimo spazio di movimento per le decisioni future, promette cinicamente ciò che già sa impossibile da realizzare per guadagnare il consenso necessario alla vittoria.

Allora le promesse volano come pastura sulle acque elettorali e i fedeli immancabilmente abboccano.
È incredibile la matematica capacità persuasiva delle promesse elettorali, e in prossimità di queste elezioni ne stiamo ascoltando di eccezionali.
Eccezionali nel senso dell’incredibilità (fattore C al rovescio).

Come l’eterno ritorno di Nietzsche, ciclicamente si ripresentano gli stessi temi politici e le stesse banali soluzioni.
Anche la riforma della diminuzione del numero dei parlamentari va iscritta tra le banalità, venduta come novità dalla retorica populista, come panacea di tutti i mali.

Invece è solo fumo negli occhi perché ha l’unico effetto di diminuire il tasso di rappresentanza dei territori in Parlamento, mentre invece i malumori popolari necessiterebbero di maggiore rappresentanza per essere compresi e indirizzati ad una soluzione condivisa.
Da noi si fa il contrario, con la vana illusione che ciò possa aumentare la credibilità (fattore C) della politica.

Nonostante questa misura populista, accettata dalla maggior parte dei partiti che l’hanno votata più per paura che per sincera convinzione, il trend negativo di partecipazione alle elezioni, almeno secondo i sondaggi più recenti, non sembra cambiato.

Eppure, non sempre ci meritiamo l’incredibilità dei nostri politici e le elezioni dovrebbero essere il momento ufficiale in cui manifestare questa convinzione anche e soprattutto con la partecipazione al voto.
Inoltre, quest’anno le cose si sono ulteriormente complicate da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, e il fattore R (l’influenza russa sulle vicende politiche dei paesi occidentali) è diventato determinante non solo per le imminenti elezioni italiane.

Il sistema politico a partire da quei giorni tra fine febbraio e inizio marzo scorsi, si è polarizzato e diviso e oggi tutti i vecchi rapporti di amicizia, e forse anche di finanziamento, intrattenuti con Putin dai politici nostrani sono diventati pericolosi.
Già i servizi segreti americani stanno lanciando messaggi inquietanti su questo tema e in Italia si cerca di correre ai ripari facendo intervenire il Copasir per smentire ogni rifermento a presunti finanziamenti russi a vantaggio di partiti politici italiani.

Insomma, la partita si sta facendo molto dura
e sembra che il fattore R giocherà via via un ruolo sempre più determinante.
Ecco perché, mai come quest’anno i sondaggi rischiano di essere smentiti rendendo meno eclatanti le previste vittorie e specularmente le previste sconfitte.
L’unione delle influenze congiunte del fattore C e del fattore R potrebbero rimescolare le carte sul filo di lana.

Nelle elezioni di quest’anno si fronteggiano quattro aree alla ricerca di consenso, anche se una certa cultura politica continua a vedere solo il bipolarismo.
Con un certo grado di semplificazione possiamo identificare la destra-senza-centro (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e altri), il centro-centro (Azione e Italia Viva), il centro-sinistra (PD e altri), e la sinistra-sinistra (5S e altri).

Se incrociamo i fattori C e R per analizzare ciascuna di queste quattro aree, possiamo trarre immediatamente un giudizio su chi meriti veramente la fiducia dell’elettore, tenendo anche conto che una malcelata insofferenza antidemocratica, mai prima riscontrata a questo livello, si aggira pericolosamente all’interno della base di molte forze politiche in campo.
E qui, come non pensare alla pesante influenza del fattore R?

E dunque le prossime elezioni avranno molti significati: non solo quello scontato legato alle vittorie e alle sconfitte delle posizioni ideologiche di fondo, che propongono visioni del mondo diverse e a volte opposte, ma anche e soprattutto quello legato alla difesa della democrazia come istituzione e con essa della difesa dell’Europa come entità politica che fa della democrazia il suo asse portante.

Ecco perché andare a votare quest’anno potrebbe fare la differenza rispetto alle derive da guerra fredda verso cui il mondo si sta dirigendo, per affermare quanto lontana sia la dittatura dal nostro vivere e pensare, nonostante il fattore R voglia farci credere il contrario.

Leretico
 
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