Tempo di esami e tempo dell'ansia
di Pino Maiolo

Con gli esami in arrivo l'aria che si respira in famiglia e tra i ragazzi, è carica di tensione

 
L’ ansia riguarda non solo chi deve affrontare “l’esame di Stato” che un tempo si chiamava “di maturità”, ma anche quelli delle scuole medie, perché gli esami sono per tutti motivo di preoccupazione.

Lo sono in particolare quest’anno
che gli studenti li affrontano dopo una lunga pandemia e un biennio di didattica a singhiozzo e dove la paura è collegata al timore di non essere preparati abbastanza, a causa delle possibili lacune.

Sarà una ragione ma è solo parziale
, perché ansia e stress fanno parte di ogni prova.
A prescindere dal fatto che l’esame sia difficile o facile e l´esaminatore benevolo o indulgente oppure severo ed esigente, ogni verifica mobilita la paura e scatena le reazioni dello stress.

Il problema,
caso mai, è quello di contenere l’ansia entro parametri accettabili in quanto un livello controllato non fa male, ma serve. È energia che mobilità le risorse mentali e scatena quel tanto di adrenalina che attiva le risposte mentali necessarie ad affrontare le prove siano scritte oppure orali che di solito sono le più temute.

Sarebbe allora utile,
magari all’interno delle attività di consulenza e sostegno psicologico sviluppare, sviluppare a scuola percorsi laboratoriali per l’apprendimento di tecniche distensive che, secondo le più recenti ricerche, servono per il controllo dell’ansia e la gestione dello stress.  

Ma al di la di questo c’è da dire che ognuno ha le proprie caratteristiche con cui affronta e supera le prove.
Ma per tutti conta la relazione che ciascuno ha stabilito con le figure autoritarie incontrate sul proprio cammino a partire dai genitori. Quel dilagare esagerato dell’ansia, sovente collegato all’idea di non farcela e alla paura del fallimento, è vicina al timore acuto di non “soddisfare” il genitore che oggi in particolare, non accetta gli inciampi e le cadute del figlio.

In molti casi viene interiorizzato un genitore esigente e severo con cui l’adolescente si confronta e che sente come una sua parte.
Negli ultimi anni ho incontrato con più frequenza del passato adolescenti esigenti con se stessi e in perenne auto-competizione.

Ricordo qualcuno che è riuscito ad ammettere “E’ a me che non basta neanche un nove”. Il che alimenta una lotta interna lacerante e sfiancante che sta tra il desiderio di vivere il proprio tempo, le legittime ambizioni e anche un acuto timore di non riuscire a piacere a nessuno né a soddisfare l’autorità severa che egli si porta dentro.

Poi c’è un’altra dimensione
che accompagna l´esperienza della prova: l’isolamento, ovvero la perdita di valore del sostegno collettivo.
Un tempo nelle fasi cruciali di passaggio come la pubertà, l´adolescenza, il matrimonio o l’anzianità, vi erano rituali che accompagnavano le mutazioni con la funzione di sostenere l´individuo in un momento di confronto con se stesso e con le proprie risorse.

Oggi dice Erich Neumann, discepolo di Jung, nella società moderna “i rituali collettivi non esistono più e la problematica di ogni cambiamento ricade esclusivamente sul singolo”. Per questo motivo i tempi delle prove che accompagnano le trasformazioni, diventano passaggi di paura e di ansia, di sofferenza e disorientamento.
È questo che fa aumentare i vissuti negativi e alimenta l’angoscia paralizzante degli esami.
    
Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento
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