Herman, la sua libertà e la mia
di Pseudosofos

Da qualche giorno in casa nostra ha cominciato ad abitare un nuovo componente della famiglia: Herman. Si tratta di un simpatico criceto, di color bianco a macchie marrone chiaro


Il nome glielo ha assegnato una delle mie figlie, la più piccola. Abbiamo deciso di farlo abitare nella bella taverna di casa nostra. Lì c’è sempre un clima piuttosto caldo, anche in inverno.

Herman si è mostrato subito un animaletto assai astuto.
Non accontentandosi della gabbia in cui lo abbiamo messo, nella quale oltre ad una bella casetta c’è anche una ruota su cui può circolare quanto vuole, ha pensato bene di trovare una via d’uscita.
Infatti, proprio ieri sera, ci siamo accorti della sua evasione: lo abbiamo trovato gironzolare per la taverna con un certo brio nelle zampette. Così, dopo una serie di fallimentari tentativi per catturarlo, abbiamo pensato di lasciare la porta della gabbia aperta. “Magari ci rientrerà da solo” - ci siamo detti! E così è stato, miracolosamente: qualche ora dopo siamo tornati a dare un’occhiata e Herman si era riaccomodato di sua spontanea volontà nella casetta da noi predispostagli.

Tuttavia, il cricevaso
ha pensato bene di sbalordirci ulteriormente. Stamattina, lo abbiamo trovato che stava trasportando il cotone posto nella sua mini cuccia, in un angolo sperduto della cucina, esattamente sotto il lavello. Luogo angusto per noi da raggiungere: sa che lo vogliamo catturare. Lo ha verificato nell’esperienza. L’ha appreso stando con noi. E’ un criceto scientifico!

Meravigliosa creatura.
So bene di non essere un criceto, ma è difficile immaginare che Herman non sia espressione di una certa intelligenza e libertà. Egli ha percepito che la gabbia così opportunamente da noi preparatagli, non è a sua misura... secondo lui. Certo, questa sua pretesa libertà è fastidiosa per noi. Ciò nonostante testimonia di un naturale desiderio di movimento di cui egli dà contezza nel suo modo di agire.

Ora stiamo pensando alle soluzioni da adottare.
Nel senso che non ci piacerebbe affatto ritrovarci bagolette di criceto per tutta la taverna: sebbene siano molto piccole, puzzano assai, come ogni forma di topastra defecazione. Nel frattempo, intanto che io e mia moglie ci ingegniamo, ho pensato di prendere spunto dal modo di agire di Herman per riflettere su quali possano essere le gabbie da cui noi umani cerchiamo di scappare, così come sta facendo lui rispetto alla sua.

Certamente sono molte.
Una in particolare, però, mi viene alla mente con più immediatezza: la gabbia del pensiero unico, espresso nel cosiddetto “politicamente corretto”. Le sbarre di questa gabbia, in cui ci stiamo rinchiudendo, sono fatte di parole: parole proibite, che non si possono dire... perché altrimenti significa che sei un brutto e cattivo animaletto umano. Non so se anche a cricetolandia pensino che esistano i cricetofobi!

Il problema, appunto, è che non a tutti sta bene essere rinchiusi in una gabbia di parole per quanto d’oro appaiano: parole gentili, corrette, affettate.
In particolare non sta bene ai criceti della ragione, noi filosofi, a cui proprio non va a genio l’impossibilità di spaziare nella taverna del linguaggio, solo perché sono scomodi alcuni nostri pensieri, che ad altri potranno apparire anche di merda!

Anzi, in ogni epoca, noi che siamo attenti al rispetto e al potenziamento della libertà di parola nostra e altrui, cerchiamo ogni modo di evadere dall’illusione che la fraternità umana possa essere costruita sul fatto che tutti la pensino su ogni cosa allo stesso modo. Sappiamo infatti che ogni ideologia, cioè ogni potere costituito per mettere in gabbia l’anima di noi umani (e tenerla buona e al sicuro) si è costruita cercando di fare in modo che tutti la pensino allo stesso modo.

E se facciamo faticare la società che vorrebbe rimetterci in gabbia, siamo orgogliosi di farlo: è davvero divertente e ci dà tanta gioia e voglia di vivere. Oserei dire che lo sentiamo addirittura come una vocazione! Ma non perché vogliamo fare del male a qualcuno. L’unico nostro intento è far vedere che c’è la possibilità di costruire una casa per il pensiero fuori dalla gabbia che qualcuno ci ha predisposto a puntino.

E, simili ad Herman, spostiamo i fili di cotone che la cultura ci ha preparato perché potessimo solo stare al sicuro, in posti in cui noi ci sentiamo davvero più al sicuro. Ciò che chiediamo è solo una certa tolleranza per le manovre che facciamo con la mente. Infatti, nostro intento è solo uno: mostrare in atto che cosa significa pensare da esseri liberi e, per quanto possibile, intelligenti.

Agendo in libertà di pensiero, speriamo ancora di testimoniare che la Filosofia, cioè l’amore verso la verità, dà fastidio solo a chi coltiva l’ambizione del potere. Ebbene, a loro mi rivolgo nel ricordare simpaticamente che il nostro Signore e Creatore ha dato a tutti noi suoi criceti pensanti, la vita, il movimento, l’intelligenza e la libertà; ed Egli non è dispiaciuto quando ne facciamo uso.

Anzi: Egli è appunto capace di meravigliarsi del nostro zizzagare qua e là con la ragione, perché ci guarda con gli occhi della Sua Sapienza.
Una Sapienza che non ha alcuna intenzione di incarcerarci in un luogo in cui c’è una comoda casetta per far dormire il pensiero ed una ruota su cui farlo roteare sempre allo stesso modo. E di certo non approva coloro che, fuori dalle sbarre in cui ci ha costretti, si compiace di ciò che ha fatto per noi, mentre sorride beatamente, pago della sua potenza.

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