Per il ritorno della «città giardino»
di Valerio Corradi

La cura degli spazi verdi è un biglietto da visita per le località che vogliono attirare visitatori. Quanto sono curate le aree verdi dei nostri comuni?


La cura del verde pubblico è un nodo spinoso per molte amministrazioni comunali.
Per motivi organizzativi, di bilancio o semplicemente per scelta politica possono trascurare o considerare “non prioritaria” la cura estetica del territorio comunale, relegando questo compito all’ordinaria amministrazione o intervenendo solo in situazioni eccezionali quando la sicurezza pubblica è a rischio (es. caduta alberi in strada).

Il noto urbanista Alberto Magnaghi ritiene che insieme alla speculazione e al degrado, l’incuria del territorio sia una delle manifestazioni più evidenti della crisi di un modello di sviluppo che per alcuni decenni ha segnato la crescita di molti contesti locali, al contempo essa esprime una crisi di civiltà e la povertà d’idee di chi ha il compito di lavorare per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

A ben guardare, spesso e volentieri non si tratta di questioni di bilancio, come confermano casi di comuni molto simili per numero di abitanti e vicini per collocazione geografica ma che si presentano ai residenti e ai visitatori con livelli di cura molto diversi.

Oggi conviene lavorare nella prospettiva di un recupero delle aree verdi pubbliche (dai parchi, ai percorsi pedonali, ai giardini pubblici, fino alle rotatorie e ai reliquati stradali).
La mancanza di cura genera degrado e perdita d’identità dei luoghi. L’abbandono produce un danno per l’ambiente e per l’uomo, rendendo vano ogni discorso sul miglioramento dell’attrattività locale.

Emblemi di queste contraddizioni sono le ricorrenti immagini di cartelli stradali che danno il benvenuto ai visitatori e che li informano che sono entrati in una località turistica, ma che sono attorniati da erba alta e da ramaglie abbandonate.
Oppure vie ciclopedonali pensate per essere un biglietto da visita per i turisti ma che spiccano per le aiole vuote o per gli spazi verdi malcurati o incolti.

Occorre lavorare per invertire i processi di degrado e incuria e ispirare gli interventi sul verde pubblico, e subito dopo sul verde privato, a un nuovo modello, ben sapendo che una parte del lavoro va fatta delle amministrazioni comunali e un’altra parte dai comuni cittadini e dal loro senso civico.

Alla fine del XIX secolo in Inghilterra vedeva la luce il movimento delle “città giardino”, con l’obiettivo di contenere lo sviluppo urbano disordinato, conciliandolo con gli spazi verdi e le fasce agricole.
Alcune idee di questo movimento sono state formulate da Ebenezer Howard (1850-1928) che nel 1902 diede alle stampe il noto volume “Garden Cities of Tomorrow” (trad. it. La città giardino del futuro).

Ieri come oggi, preservare e sviluppare il patrimonio verde è una carta importante da giocare.
Essa richiede capacità di programmare gli interventi ma anche di creare connessioni tra parchi, passeggiate, viali, zone alberate.
E allora perché non farsi ancora ispirare nel piccolo dalla grande idea della città giardino?  

La “Strategia nazionale per il verde urbano” avviata dal Comitato per lo sviluppo del verde istituito dal Ministero dell’ambiente ricorda che le realtà amministrative con popolazione residente fino a 5.000 abitanti svolgono un ruolo fondamentale su questo tema e suggerisce “alle politiche locali l’attivazione di iniziative più puntuali, ancorché pianificate, volte, più ancora che al sostanziale incremento delle superfici a verde, alla conservazione, alla migliore gestione e alla valorizzazione del patrimonio esistente, sia all’interno del centro edificato che esternamente ad esso”.

La stessa Strategia ricorda che il verde pubblico è certamente un costo ma è anche un investimento.
Investire sulla cura e sullo sviluppo del verde urbano di pregio è una scelta dalle precise implicazioni di ordine strategico.
Un comune dotato di percorsi green, giardini e spazi verdi curati è in grado di intercettare le richieste dei cittadini e dei turisti che cercano il contatto con la natura e che per questo vanno coinvolti e responsabilizzati.

Va poi aggiunto che su questo tema esiste addirittura un turismo specializzato.
L’andare per parchi e giardini (qui intesi come oasi di certificato pregio) è una tendenza che dal mondo anglosassone si è diffusa in tutta Europa ed è arrivata anche Italia.

Il garden tourism, o anche horticultural tourism, muove ogni anno milioni di visitatori con positive stime di crescita per la fase post-Covid. In definitiva la stessa idea di città giardino può essere un investimento conveniente e lungimirante.  

 (tratto da Giornale di Brescia, 02 agosto 2021)

In foto: alcuni esempi di zone verdi poco curate