L'urgenza di sostenere la famiglia e la scuola
di Giuseppe Maiolo

Per quanto terribili siano le esperienze traumatiche, è possibile che esse ci diano nuove risorse e capacità di adattamento. Lo confermano molte ricerche sulla resilienza, che è resistenza e perseveranza



Ma lo diceva prima ancora il grande pensatore tedesco Friedrich Nietzsche, quando sosteneva che “Ciò che non mi uccide mi fortifica”.

A guardare bene, ad esempio, la risposta della famiglia durante la quarantena è stata di questo tipo. Nella gran parte dei casi ha mostrato un buon livello di adattamento alla condizione di “reclusione”. In alcuni casi però, ove era già presente una situazione di rischio, si sono viste aggravare le vulnerabilità familiari e si sono sviluppati disturbi strettamente collegati allo stress subito.

Perché è noto lo sforzo fatto in questo periodo in cui la casa e le stanze della famiglia si sono dovute trasformare in postazioni di lavoro, aule scolastiche, campo da gioco e tanto altro ancora. Una grande fatica quotidiana, non di rado aggravata dall’angoscia dell’isolamento derivante dalla perdita totale del sostegno della famiglia allargata e in particolare dei nonni, che prima davano ai genitori un grande supporto fisico e psicologico.

Si aggiunga la sospensione dei servizi di aiuto, dei centri educativi e di supporto sociale ai bambini con bisogni speciali o con disabilità cognitive e problemi di comportamento. La sfida posta dal lockdown per queste famiglie è stata incredibile e ha non di rado compromesso gli equilibri dei genitori.

Non può meravigliare, allora, che i segni del disagio psicologico possano emergere ora o prossimamente ed è fondamentale conoscere le manifestazioni che si potranno avere, insieme alle risorse necessarie da mettere in campo per curare lo sviluppo di problemi di salute mentale.

C’è uno studio recente e particolarmente significativo dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti, appena pubblicato su APA PsyNet dell’Associazione Americana di Psicologia, che ha provato a vedere quali effetti ha prodotto il blocco del coronavirus sui genitori.
Su un campione di 1126 genitori italiani i ricercatori hanno riscontrato in quelli con i bambini che, precedentemente la pandemia, avevano avuto la diagnosi una malattia mentale o fisica, un più alto livello di esaurimento psicofisico.

Le famiglie, secondo la ricerca, messe a dura prova dall’isolamento e dalla pressoché totale trascuratezza dei servizi di sostegno durante il lockdown, hanno visto significative modifiche nel comportamento dei figli con manifestazioni di evidenti “incapacità di concentrazione, intolleranza e disagio generale”. Ma più ancora lo studio ha rilevato le reazioni dei genitori i quali sono passati “da stili genitoriali autorevoli ad autoritari, aumentando la loro ostilità verbale".

Lo studio è ancora in corso ma è sufficiente già questo per dire che vi è urgenza di aiutare e sostenere la famiglia con programmi di aiuto e di supporto, come pure potenziare la rete dei servizi sanitari, educativi e di assistenza sociale per prevenire pericolose “traiettorie di psicopatologia e contenere il rischio di aggravamento di tutte le situazioni già prima vulnerabili”.

Allo stesso tempo, la pubblicazione del documento dei ricercatori insiste sull’importanza di dare alla famiglia e alla scuola strumenti psicoeducativi per la gestione delle nuove situazioni di disagio. C’è un urgente bisogno di pensare e organizzare percorsi informativi e formativi per genitori e insegnanti che sviluppino contenuti di sicurezza e autoefficacia, promuovano competenze di connessione sociale e potenzino la fiducia e la speranza.

Il rischio che a partire dalla pandemia Covid-19 si sviluppino problemi di salute mentale è elevato e richiede un necessario sforzo programmatico di risorse economiche e di interventi per il benessere psicologico di tutti. Purtroppo al momento attuale sembrano ancora mancare, nei pensieri e nei decreti governativi riguardanti la ripresa, idee e progetti di prevenzione del disagio psicologico e mentale. Una mancanza che rischia di aggravare le situazioni familiari, peggiorare quelle precarie e aumentare il disagio collettivo con una non irrilevante spesa sociale.

Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento