Una nuova rete di assistenza agli anziani
di Valerio Corradi

L’invecchiamento della popolazione e la riduzione delle persone che forniscono assistenza aprono alcuni interrogativi sul futuro dei servizi per anziani



Oltre il 35% degli italiani ha più di 65 anni.
L’invecchiamento della popolazione, il calo demografico (con la riduzione delle nascite) e l’arrivo di una generazione di figli unici portano a interrogarsi sull’assistenza agli anziani nel prossimo futuro e su quali soggetti potranno promuoverla.

La riduzione delle reti parentali e di vicinato fa sì che già oggi circa un anziano su tre nella viva solo.
Dato destinato ad aumentare nei prossimi anni.
Più volte emergono le difficoltà che incontrano i servizi pubblici a garantire assistenza di qualità verso un numero crescente di persone afflitte da patologie multiple e/o non autosufficienti (si pensi solo alla diffusione di demenze degenerative come l’Alzheimer).

Anche laddove avviene la presa in carico dei servizi pubblici è necessario pensare a interventi che vadano ad affiancare e ad ampliare le prestazioni domiciliari più consolidate come l’assistenza domiciliare integrata e l’assistenza domiciliare comunale.

Figure sempre più centrali del futuro modello di assistenza sono i caregiver familiari e le assistenti familiari (c.d. “badanti”).
Solo in provincia di Brescia sono alcune migliaia le persone che ogni giorno aiutano soggetti anziani nello svolgimento delle attività quotidiane.
La maggior parte di questi caregiver sono donne con più di 50 anni che si trovano a gestire l’importante impatto economico, lavorativo e psicologico della loro attività.

Gli anni futuri saranno caratterizzati da una aumento della domanda di cura da parte di persone anziane e dall’altra da una diminuzione delle forme di assistenza che i familiari potranno offrire.

Lo stesso ricorso alle “badanti” continua ad essere (e sarà) una soluzione concreta (circa metà degli anziani non autosufficienti in Lombardia è assistito da queste figure) ma sono in crescita le famiglie che fanno fatica a sostenere il costo di un’assistente familiare anche se in molti casi questa opzione rimane conveniente (non solo per motivi economici) rispetto al ricovero in struttura.

A fronte di queste difficoltà
e della difficile sostenibilità del sistema per il prossimo futuro, è necessario fare un passo verso il riconoscimento normativo (a livello nazionale e regionale) del valore e della funzione dei caregiver familiari, prevedendo adeguati dispositivi di sostegno economico.

Caregiver e assistenti familiari
dovranno essere sempre più inseriti nella rete dei servizi alla persone anziane come soggetti attivi e competenti. Verso di essi è necessario prevedere percorsi formativi adeguati e forme di sostegno organizzativo e psicologico che consentano loro di gestire il carico emotivo del lavoro di cura

V. Corradi