L'ipocrisia dell'ennesima guerra
di Valsabbin* Refrattar*

Come avrete sicuramente letto proprio pochi giorni fa la Turchia ha dato il via alle operazioni militari, sia via terra che aria, contro la zona curda del Rojava, l'amministrazione autonoma conosciuta come curdistan siriano


L'analisi delle motivazioni di questo attacco meriterebbero qualche articolo, ma le possiamo riassumere in alcuni punti,

Il primo, il più che centenario odio della Turchia nei confronti delle richieste di autonomia delle varie minoranze che la compongono, tra tutte la storia del genocidio armeno.
Va comunque detto che nelle province turche al confine della Siria c'è una netta maggioranza curda.

La seconda con la presenza nelle zone curde di un sottosuolo ricco di risorse naturali, che solo forse giustificherebbe l'attacco, e che deve essere considerato assieme allo sbocco fisico sul mar Mediterraneo che oggi è ritenuto strategico in quanto permetterebbe alle condotte di petrolio e gas dell’est di aggirare e accorciare il tragitto passante oggi per il canale di Suez.

Terzo un modello di società molto diverso da quelli presenti nell'area, basato su alcuni punti fermi come l'assoluta uguaglianza tra uomo e donna, il decentramento decisionale, la tolleranza e il rispetto delle minoranze, la sostenibilità e la laicità dello stato, che fonda le basi sulle teorie del confederalismo democratico.

Temi che fanno tanta paura non solo alla Turchia, che in questi anni ha guardato al passato, al nazionalismo e alla religione ma anche a tanti stati occidentali.

L'attacco turco ha ridato linfa ai vari gruppi e gruppetti di integralisti religiosi che hanno immediatamente attaccato i curdi alle spalle.
Non è da dimenticare che sono state proprio le donne e gli uomini curdi, armati anche dagli stati occidentali, soprattutto dagli stati uniti, assieme ai tanti internazionali tra cui Lorenzo Orsetti di cui ricordiamo la sua splendida lettera testamento a combattere in prima fila daesh.

Il fatto che queste unità integraliste abbiamo ripreso vigore, ci fa anche pensare a quale sia stato il diverso trattamento riservato ai prigionieri o ex combattenti dell'isis.
Abbiamo ben in mente i video dei prigionieri in maglia arancio.

Un quadro quindi assai complesso
e per certi versi sconfortante, con le tipiche dinamiche neocolonialiste e nazionaliste del xx secolo sostenute dalla comunicazione dell'era social.

In questi giorni abbiamo visto come anche lo sport si sia mobilitato a favore di questo intervento, con la squadra di calcio under 21 della Turchia che ha festeggiato il gol facendo il saluto militare o con i tweet di tanti sportivi, anche della serie a italiana, che si sono mobilitati in favore di questo attacco.

La reazione della massa, critica, occidentale, ha portato a numerosissime manifestazioni contro la guerra e a sostegno al popolo curdo, mentre le reazioni politiche del mondo occidentale sono state assai scomposte: al di là delle critiche di facciata o dei deliri del presidente degli stati uniti d'America che ha dichiarato che i curdi non avendo aiutato le forze alleate nella seconda guerra mondiale, non meriterebbero un sostegno, le principali condanne hanno portato come unico gesto concreto al blocco della vendita delle armi alla Turchia, scelta presa inizialmente dai paesi del nord europa a cui si sono associati altri stati, tra cui l'Italia, almeno nelle parole del suo attuale ministro degli esteri.
Come se il blocco di export delle armi vada ad influire su quelle già vendute e già sicuramente utilizzate.

Come reazione a queste condanne il presidente della Turchia ha dichiarato che se fossero proseguite avrebbe riempito l'Europa di migranti, ben 3,6 milioni.
3,6 milioni di vite sacrificabili per interessi economici, prima degli europei e delle sue politiche coloniali e poi turche per il suo rafforzamento identitario.

Vite umane spendibili e sacrificabili, perché, in fin dei conti, la guerra non è un fatto spontaneo, la si prepara culturalmente fomentando il cancro del nazionalismo, trovando un nemico da odiare per distrarre le masse dalle vere motivazioni (economiche), ma soprattutto armandola di armi e di tanta tanta ipocrisia.

Valsabbin* Refrattar*