Animalista o ecoterrorista?
di Filippo Grumi

Da un paio d’anni a questa parte stiamo assistendo ad un fenomeno piuttosto preoccupante, destinato a segnare una profonda spaccatura tra il mondo delle “città” e il mondo della “campagna”


Molto spesso la visione del mondo, dell’ambiente e della natura un po’ cartonata e astratta dalla realtà, portata avanti da un certo mondo ambientalista, si è scontrata con una visione più terra terra legata al mondo contadino e alle sue regole, ai suoi ritmi.

Con essa anche la visione del mondo animale, della sua tutela e della sua conservazione è cambiata radicalmente e, se da un lato non si può certo che essere favorevoli ad un livello di attenzione anche al benessere dei nostri compagni a quattro zampe e perché no, anche agli animali dall’allevamento e da lavoro, alcuni comportamenti lasciano veramente sbalorditi e portano ad una visione così diversa di ciò che viene definito “natura” che sembra ormai sempre più inconciliabile.

Non ci soffermiamo a commentare le affermazioni sempre più folkloristiche dell’onorevole Brambilla che, dopo aver proposto di non mangiare più il cavallo adesso propone anche di considerare animale “d’affezione” (come il cane e il gatto per intenderci) il coniglio e quindi ne vuole impedire la macellazione ed il consumo con pene che prevedono anche la reclusione per 2 anni, sparate forse più destinate alla sua piccola nicchia di voti da mantenere costi quello che costi, anche a discapito del buon senso.

Quello che emerge in modo sempre più preoccupante è un certo ambientalismo estremo, quello non istituzionalizzato nelle solite sigle (WWF, LAC, LIPU, LEGAMBIENTE, ecc.) che hanno sempre difeso l’ambiente in modi “civili” e istituzionali che però ora non sembra più sufficiente per arginare una deriva piuttosto pericolosa, almeno a mio avviso.

Non è di molto tempo fa la notizia di un raid che in provincia di Ravenna ha portato alla “liberazione” di 800 visoni da un allevamento nelle campagne circostanti creando il panico tra gli abitanti della zona perché i visoni in casi analoghi hanno poi attaccato per fame gli animali domestici e da cortile.
Che danno ambientale e che fine abbiano fatto poi gli 800 visoni da allevamento liberati non credo sia difficile immaginarlo.

Che dire anche del blitz animalista che a Macerata ha portato alla liberazione di tutti gli animali di un circo e a causa del quale un ippopotamo è finito in tangenziale provocando un incidente in cui sono rimasti feriti gravemente i due occupanti della macchina e l’ippopotamo è morto.

Oggetto del contendere non poteva non essere quindi anche la caccia (ora anche la pesca), ma soprattutto chi pratica queste attività.
Probabilmente le sigle di cui sopra si sono accorte con il tempo che il vero problema ambientale non sono i cacciatori (o per lo meno non sono il più preoccupante, ma potrebbero persino essere una risorsa), ma lo sono le varie Terre dei Fuochi, Ilva, ecc.. e su queste stanno concentrando la loro azione, questo ha lasciato spazio ad una fronda di animalisti, o per dirla come alcuni “animalari”, che hanno deciso di passare all’azione in modo diretto e senza intermediari.

Se prima si limitavano a far casino con pentole e trombette per disturbare i cacciatori ultimamente sono passati all’aggressione verbale molto violenta, all’insulto gratuito e allo scontro sempre più duro, se non credete alle mie parole vi invito ad andare a vedere cosa combinano quelli dell’Animal Liberation Front, del gruppo 100% Animalisti, del Fronte Animalista, ecc. ecc.

Queste persone, che qualcuno comincia a definire “ecoterroristi”, sanno benissimo che il cacciatore non può reagire perchè in caso di denuncia, anche se ha ragione, gli verrebbe sospesa la licenza di caccia e in alcuni casi anche ritirate le armi fino alla fine del processo e quindi al cacciatore non resta che cercare di non reagire e scappare mentre gli “animalari” si vantano del loro successo postando i loro video su FB o su you tube.

La cosa però deve aver preso anche pieghe un po’ più spiacevoli
se in Parlamento è approdata una legge che introduce il reato di disturbo all’attività venatoria che, occorre ricordarlo, è un’attività tutelata dalla legge.

Con l'avvento delle leggi moderne sulla caccia, negli anni 90' la selvaggina ha acquisito lo status di patrimonio indisponibile dello Stato. Essendo la fauna selvatica patrimonio indisponibile, solo chi esercita la caccia con regolare licenza di porto di fucile, nel rispetto della Legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" e leggi regionali in materia venatoria e dei rispettivi regolamenti provinciali può prelevare, mediante l'abbattimento con i mezzi, nei luoghi e nei tempi indicati dalla legge, i capi di fauna selvatica cacciabile nel numero consentito e ne diventa legittimo proprietario. Qualsiasi altra forma di abbattimento o cattura di fauna selvatica è considerata bracconaggio e pertanto perseguibile penalmente.

Non si discute se sia giusto o meno essere pro o contro la caccia,
ed il diritto di protesta nei modi consentiti dalla legge, ma se sia giusto nel nome della propria idea (estremamente minoritaria) andare a ledere la libertà di chi esercita un diritto legittimamente riconosciuto.

Se poi chi si arroga il diritto di voler imporre la sua idea
è gente che si esprime (perché ci crede) come nel caso delle fotografie di cui sopra (le più decenti e rispettose dei lettori tra quelle che si vedono in giro) allora sono molto preoccupato, sia come cacciatore sia come cittadino.