«Birdman»
di Nicola 'nimi' Cargnoni

Dopo le contrastanti opinioni suscitate all’ultimo Festival di Venezia, arriva nelle sale l’elegante e raffinato lavoro di González Iñárritu, con la sua grande ambizione ed un cast stellare. Uno dei film più pirandelliani degli ultimi anni


Un attore davanti allo specchio.
Una cinepresa che lo inquadra da dietro e si muove da sinistra a destra.
Nello specchio non vediamo nulla della troupe o della cinepresa: miracoli del digitale, ma anche della raffinata ricerca stilistica e tecnica che caratterizza tutto il film.

Così come il tentativo di farlo sembrare un unico, totale e interminabile piano-sequenza, un’unica inquadratura senza stacchi di montaggio: vediamo gli attori sul palco di un teatro, dove stanno provando uno spettacolo.
Le prove finiscono e la cinepresa insegue i protagonisti dietro le quinte, alternandosi tra le varie vicende e, senza stacchi, ritorna sul palco dove gli attori recitano e stanno mettendo in scena l’anteprima della pièce, mentre il pubblico riempie la platea.

Autore di film di enorme spessore come «21 grammi» e «Biutiful», Alejandro González Iñárritu si lancia in un incredibile sforzo di regia, sfiorando in alcuni punti il manierismo e l’autoreferenzialità.
Il film non è un unico piano sequenza, ma è comunque costruito per sembrare tale.
L’idea del tempo in presa diretta emerge in ogni ripresa e in tutta evidenza, insieme alla presenza del regista: l’inquadratura è quasi sempre sul primissimo piano, mai immobile, e indugia in maniera quasi intima sui protagonisti della vicenda.
Il ticchettio dell’orologio nel camerino è presente, ancorché insistente, per sottolineare la scansione del tempo al quale il personaggio principale tenta di sfuggire. O di ricongiungersi, ma a modo suo.

«Birdman» è la storia di Riggan Thomson e del suo tentativo di riscattarsi artisticamente: divenuto celebre grazie a Hollywood e al suo ruolo di protagonista in una trilogia su un supereroe mascherato da enorme uccello, vive una condizione di doppia identità che lo porta a ideare uno spettacolo teatrale a Broadway.
Ma Thomson è (ri)conosciuto dalla gente come Birdman e vive nell’epoca dei social network (che egli aborra) dove una bravata su youtube può dare molta più visibilità di un buon lavoro in teatro.
A dargli il volto è Michael Keaton, a suo tempo divenuto famoso proprio grazie ai «Batman» diretti da Tim Burton: uno dei numerosi giochi di specchi alla base del film.

La voglia di rivalsa equivale a una egoistica convinzione di essere un grande attore.
Regista, sceneggiatore, produttore e attore principale nella pièce teatrale che sta preparando, Thomson si avvale della collaborazione di un altro attore di grido, Mike Shiner (interpretato da un sublime Edward Norton) che assume il ruolo di vero e proprio alter-ego del protagonista, in un’allegorica guerra fratricida tra le varie personalità che popolano la scena.

Shiner si prefigge gli stessi scopi di Thomson, ma li insegue su una strada diversa, alternativa: attore ipertrofico, tenta di sopraffare il protagonista/regista e, come in un gioco di specchi, questo si riflette anche sull’interpretazione reale di Norton e Keaton. Questo uno dei tanti dualismi di cui è vittima Thomson.
Michael Keaton comunque non sfigura affatto. Incarna perfettamente la figura patetica e depressa dell’attore divenuto famoso con un cine-fumetto, ma costretto a rimettersi in gioco per dimostrare (e dimostrarsi) di essere ancora un grande. È un po’ la storia di sé stesso che diventa quella di Thomson.

Il film di González Iñárritu si rivela una lacerante e violenta critica di Hollywood e dello stars system, nonché una critica della Critica.
Riggan Thomson non riesce a liberarsi della sua seconda personalità, quella che lo ha reso famoso: ha “sempre addosso” il costume di Birdman, vive nei panni del supereroe ed è vittima della celebrità da cui vorrebbe rinfrancarsi.
L’identificazione diventa confusione, persona e personaggio si fondono fino a formare un caleidoscopio di maschere pirandelliane.
Il tema della maschera, in fondo, è ciò che sta alla base dell’idea di cinema e di teatro. Il mostrare sostituisce l’essere e, quindi, il film di González Iñárritu si rivela un’opera meta-teatrale e meta-cinematografica.

È un film che non si limita a parlare DEL cinema, ma che si rivolge AL cinema.

L’uso di alcuni stereotipi fa sì che il protagonista incarni un po’ tutti gli stereotipi della star: è legato al personaggio che lo ha reso famoso, è divorziato e ha una figlia che si sta disintossicando ed è in riabilitazione.
González Iñárritu deve molto al cinema di Cassavetes e di Altman. La cinepresa che pedina i protagonisti, la colonna sonora caratterizzata da una batteria jazz catturata dal vivo, l’ambientazione in un unico isolato di Broadway, i continui piani-sequenza che rendono le recitazioni più vicine al teatro che al cinema, la ridicolizzazione di Hollywood: sono tutti elementi che portano «Birdman» a essere il risultato di una regia muscolare e ambiziosa, ma che talvolta sfocia nell’esagerazione e nel manierismo.

La foga di voler dire troppo senza spiegare nulla porta González Iñárritu a sovrapporre più finali, alimentando il gioco di specchi e di maschere che costituisce l’intelaiatura di tutto il film.
Da sottolineare anche la presenza di Emma Stone e Naomi Watts in un cast che non sembrerebbe affatto quello di un film indipendente.
E «Birdman» è uno dei film che vanta più nomination per i prossimi Oscar, che saranno proprio all’insegna del cinema indipendente, che ha ormai raggiunto livelli tecnici e mediatici degni delle major, le quali portano soltanto «Selma» e «American Sniper» alla serata di Los Angeles.

Valutazione: ***½.

Nicola ‘nimi’ Cargnoni

In uscita giovedì 19 febbraio (da segnalare): Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza.
Già nelle sale (da segnalare): Timbuktu, Whiplash, Birdman, Biagio, Educazione affettiva, Gemma Bovery, Turner, Difret, Piccoli così, Still Alice.

Per conoscere la programmazione della provincia:
1.    Andare su http://www.mymovies.it/cinema/brescia/
2.    Appare la lista dei film presenti in città e provincia
3.    Per ogni film è segnalato il paese o il cinema in cui lo si può trovare