Il segreto per vivere a lungo
di Ezio Gamberini

Da qualche tempo, ormai, i patti sono stati definiti con chiarezza. Quella volta gli dissi: “Fino a quando avrò dei debiti, non puoi permettere che io me ne vada”. Non mi rispose. Chi tace acconsente, per cui secondo me l’accordo è valido.


Per cautelarmi sino all’età della pensione, che raggiungerò fra un periodo paragonabile a un’era geologica, ho cercato di fare il possibile, e posso dire di essere quasi al sicuro.
Ma a sessantaquattro o sessantacinque anni non puoi andare in giro a chiedere mutui trentennali (quando raggiungemmo l’accordo, pensai: “Terminato un mutuo, ne apro subito un altro e così, zàcchete, Ti frego…”, accorgimento al quale mi sono scrupolosamente attenuto sino ad ora).

Non capisco perciò gli amici greci, che si rifiutano di pagare il loro debito contratto con l’Unione Europea.

A questo proposito è utile ricordare che dei circa trecentonovanta miliardi di euro che devono restituire, quaranta sono “in pancia” all’Italia; insomma, sarebbe come se Grazia, io e i miei tre figli dovessimo sborsare qualcosa come seicentocinquanta euro a testa per azzerare il debito ellenico (o, se preferite, complessivamente quasi sei milioni e mezzo delle vecchie lire per chi ancora, come me, senza poterne fare a meno, continua a ragionare con il vecchio conio).

D’accordo, ognuno dei sessantadue milioni di italiani
è già abituato a ritrovarsi sul groppone, prima ancora di dire “Bah”, circa trentaseimila euro di debito pubblico (che ha superato complessivamente i duemiladuecento miliardi di euro), i quali, detratti circa ventiseimila euro di reddito (o PIL, Prodotto Interno Lordo), che è di circa milleseicentoventi miliardi di euro l’anno, lasciano comunque un differenziale a debito di circa diecimila euro a testa, che superano il trentacinque per cento del PIL.

Ma basta dare i numeri, e torniamo al mio problema: devo assolutamente trovare una soluzione per quando sarà il momento di affrontarlo.
Mutui… Prestiti… Mhhhhh…

Ci sono!
Quando andrò in pensione, procederò alla cessione del “quinto”, atto con il quale si cede il quinto del proprio stipendio o pensione a fronte della concessione di un prestito, che è accordato molto più facilmente di un mutuo o prestito ordinario, essendo la garanzia molto più “solida” e certa.

E così, zàcchete, Ti avrò fregato ancora una volta!