Pesca alle Barbados
di Manuele Vezzoli

Ami, visitor, siliconici vari, filo del 0.40 e una pinza. Mi dico: “Devo stare leggero", butto tutto in una piccola borsa e mi convinco che sarà la mia cassetta porta esche.


Parto per i Caraibi per un rilassante viaggio di piacere, ma penso che tra un bagno e l’altro qualche “lancio” potrei farlo. Parlare di lancio non è esatto, infatti, nella mia valigia non ci sono canne da pesca.

Arrivato sull’isola, approfitto dei primi giorni per studiare gli spot che mi può offrire, noto subito come ad Est l’impetuoso Oceano Atlantico sia poco ospitale, pur offrendo buone profondità sin da pochi metri dalla riva, ed escludo la parte sud occidentale, rivolta verso il Mar dei Caraibi, perché affrontabile solo comodamente seduti su una barca a causa dei suoi calmi bassi fondali.

Sul web trovo un negozietto situato nella capitale, non mi lascio sfuggire l’occasione, entro ed implemento la mia attrezzatura acquistando un anello di plastica che permetterà di pescare comodamente usando la sola lenza, altri ami, del filo e piombi.

La voglia sale, sento di aver tutti gli strumenti per poter fare un tentativo. Devo solo capire la tecnica! Per questo mi vengono in aiuto dei pescatori locali, che scruto alla ricerca di prede dagli scogli. Lanciano la lenza e pescano quasi a piombo sotto riva, montano uno o due ami direttamente sulla linea legando un piombo a pera sul finale. Questa tecnica mi ricorda a tratti il “drop shot”.

Fiducioso cerco di imitare al meglio il sistema di pesca innescando un visitor rosso ed inaspettatamente dopo un paio di lanci una mangiata secca tira la mia lenza, qualcosa c’è! Goffamente recupero la linea sul mio “mulinello” manuale e posso ammirare la mia preda. Un pinnuto ovviamente a me sconosciuto.

L’esperienza di pesca dalla riva in un posto così esotico mi convince ad osare ed investire di più. Cerco on line qualche opportunità di pesca dalla barca. Dopo aver scartato le scintillanti offerte di pesca d’altura su barche super accessoriate ne trovo una meno pubblicizzata ma che sembra fare al caso mio. Il fantomatico capitano Shawn offre tre ore di pesca dalla barca con metodo tradizionale. Prenoto la mia prima uscita in barca nel Mar dei Caraibi!

All’ora concordata prendo il largo e mi trovo di fronte a due possibilità di pesca: con la sola lenza oppure con una canna corta e potente, con carrucole al posto dei classici passanti e mulinello a bobina orizzontale. La seconda scelta mi sembra la più adatta, innesco appena sotto la pinna dorsale un pesciolino vivo e lancio.

Il capitano mi spiega che l’esca non riuscirà ad andare a fondo a causa della corrente restando in pesca a pelo d’acqua in attesa della preda. La parola giusta è stata proprio “attesa”, passano circa 2 ore e né sulla mia esca né su quella di Shawn si sentono abboccate.

Ma proprio quanto sto perdendo le speranze, un timido tiro fa sfrizionare il mulinello, mi concentro ed un secondo dopo uno strappo per poco non mi toglie la canna dalle mani. Strike! Con l’adrenalina a mille comincio il combattimento con quello che credo essere il pesce più grosso che possa esistere.

Ma tutta la mia immaginazione svanisce in un momento, la lenza prima tesa adesso si appoggia sull’acqua, recupero sconsolato e, ad ogni giro di mulinello, capisco che la mia unica occasione se ne è andata; l’amo, prima della forma curva, adesso è dritto come uno spillo. Shawn si gira, mi guarda e tirando su le spalle dice: “Era grosso”.
Chi lo sa, forse un giorno avrò un’altra occasione.