Aziende armiere contro la burocrazia
di Redazione

Si è svolta giovedì durante la seduta della Commissione Attività produttive, l’audizione di ANPAM (Associazione nazionale produttori armi e munizioni) e di CONARMI (Consorzio armaioli bresciani) in merito alle problematiche e alle incombenze burocratiche del settore.

 
 Nel merito è intervenuto il vice capogruppo della Lega Nord, Fabio Rolfi, che aveva richiesto l’audizione.
 
“Abbiamo ascoltato con grande interesse – spiega Fabio Rolfi – i rappresentanti di Anpam e Conarmi in merito alle problematiche che stanno mettendo in crisi un settore d’eccellenza, quello della produzioni di armi sportive e civili, per la Provincia di Brescia e più in generale per l’intera economia Lombarda. I numeri sono importanti: nella sola Val Trompia esistono 110 aziende con oltre 2500 dipendenti, un comparto che rappresenta circa l’80% della produzione nazionale e il 28% di quella europea. È emerso come l’allarme lanciato da questo Consiglio regionale nei mesi scorsi, a mezzo della mozione approvata di cui sono stato primo firmatario, era tutt’altro che infondato. L’iter burocratico per le esportazioni si è complicato a dismisura portando dalle precedenti 6 pagine necessarie di documentazione, alle attuali 34.
 
Inoltre le questure sono state private di qualsiasi potestà decisionale, demandando tutte le autorizzazioni necessarie al solo Ministero dell’Interno, causando quindi un forte rallentamento nella gestione delle pratiche, con picchi superiori ai 90 giorni di attesa. La somma di tutto ciò sta portando a pesantissime ricadute sull’intero settore, che è passato dal milione di unità prodotte nel 2013 a circa 800 mila nel 2014, favorendo altri paesi esportatori e mettendo a rischio le commesse in essere, l’indotto e di conseguenza l’occupazione stessa. Personalmente ritengo sia drammatico e per certi versi sconvolgente dover sentire dire che un settore capace di esportare con successo nel mondo l’80% della sua produzione debba essere messo in ginocchio, non dalla crisi economica, ma dall’ottusa burocrazia romana.
 
Solo in un Paese incivile accade che si debba morire a causa della discrezionalità di qualche burocrate romano, con il rischio non solo per gli imprenditori di perdere importanti fette di mercato, ma anche con la seria minaccia della perdita di numerosi posti di lavoro. Per questa ragione ritengo che la Regione Lombardia, nonostante non disponga degli strumenti idonei per risolvere da sola questo problema, non possa chiamarsi fuori da questa partita e si debba far carico di ragionare seriamente su che tipo di accompagnamento fornire alle imprese per giocare ad armi pari questa partita. Ad esempio – conclude Fabio Rolfi – attivando un osservatorio regionale per supportare le aziende nei rapporti con la burocrazia romana”.