Energie alternative ed ambientalisti
di Aldo Vaglia

Tre casi esemplari quelli che in nome della difesa dell’ambiente  e del territorio hanno visto trionfare l’immobilismo e condannare la ricerca di fonti  energetiche alternative e rinnovabili..


Si comincia dal lago d’Idro: “il nostro lago non si vende, si difende!” A chi non si vende l’acqua del lago secondo i comitati?
Non si vende a chi produce corrente ed irriga i campi.
Il cartello che ancora oggi sventola alle paratoie, su sfondo nero, (che fa molto manifesto mortuario), affisso per coltivare la paura, è stato l’elemento di punta dell’elezione del Sindaco, alleato dei comitati che si battono contro le opere di messa in sicurezza del lago.

Quali gli argomenti che aizzano la popolazione contro le scelte della Regione?
I soliti! Quelli che ormai la propaganda dell’antipolitica usa per ogni azione che vuole creare consenso e mobilitare la piazza.
La corruzione, lo spreco di denaro pubblico, lo scambio elettorale, a cui si aggiungono: l’inquinamento, la viabilità, la democrazia ecc…
Naturalmente nessuna alternativa credibile, che non venga ridicolizzata in ogni luogo che si propone, fa parte del bagaglio dei  difensori della naturalità, che si autodefiniscono “Amici della Terra”

Il secondo caso riguarda il Maniva: il parco eolico che si voleva costruire per alimentare gli impianti di risalita, trova immediata resistenza questa volta negli  “Amici degli animali”.
I quattro aerogeneratori, dalla potenza di 1500kw  ognuno, sono pericolosi per i rapaci che rischiano di finire straziati dalle ventole, le betoniere in transito potrebbero fare strage di rospi, i cantieri aperti comprometterebbero la riproduzione dell’avifauna, lepri e piccoli roditori corrono il rischio di veder ridotto il loro habitat e le loro riserve di cibo.

La terza, solo in ordine cronologico, è la definitiva sconfitta del progetto per la centrale a biomassa di Gavardo. 

Il comitato GAIA, che riecheggia il vangelo secondo Casaleggio, dove mito e scienza si fondono per il futuro della terra, ha riunito liste che andando alle elezioni in modo separato avevano subito una sconfitta, e mobilitato una popolazione prevalentemente orientata a sinistra, riuscendo così ad affossare ancora sul nascere la costruzione della centrale.
Anche in questo caso la vittoria è stata una vittoria politica, quanto ci abbia guadagnato l’ambiente è tutto da dimostrare.

Personalmente non ho nulla contro i comitati, gli ecologisti, gli ambientalisti e chi si occupa di combattere sprechi e speculazioni; che lo si faccia in nome della terra, del cielo, dell’acqua, degli animali, mi fa anche piacere, ciò che mi preoccupa è che nella maggior parte dei casi a spingere questi movimenti è la politica e non la scienza.
Troppi sindacalisti del territorio trovano posti o si preparano a conquistarne, e quando arrivano al governo delle cose non sanno cosa farsene, perché è sempre più facile opporre che proporre.

Gli unici sindacalisti che mancano, sono quelli che difendono i muratori, i carpentieri, i falegnami, gli idraulici, gli elettricisti…
Tutti quelli che con il loro lavoro hanno costruito il mondo e che oggi soffrono più degli altri.