Quale «onore» per un prestito?
di Guido Assoni

Il "Prestito d'onore", come ci segnala questo lettore, proposta per incentivare l'iniziativa privata, ha prestato il fianco a persone che senza troppi scrupoli ne hanno e ne stanno ancora approfittando



Un sistema efficace per truffare lo Stato italiano è quello messo in atto da cittadini extracomunitari che, in periodo di profonda regressione ed approfittando della legge che istituisce il così detto “Prestito d’Onore” hanno ricevuto un cospicuo finanziamento per aprire una partita IVA ed avviare un’attività imprenditoriale solitamente rivolta al commercio itinerante.

Innumerevoli le denunce presentate in Procura.

La legge 23/07/1991 n. 223 offre infatti l’opportunità di avviare una attività imprenditoriale a chi, rimasto senza lavoro a causa della crisi vuole mettersi in proprio ed ai giovani che non hanno i fondi necessari per riuscire a dare inizio ad una nuova impresa.

I requisiti per ottenere il finanziamento si possono così ricondurre:
-  avere compiuto la maggiore età;
-  essere disoccupati da almeno sei mesi o essere alla ricerca della prima occupazione;
-  per i cittadini stranieri essere in possesso della carta di soggiorno o di un permesso di soggiorno con validità di almeno dodici mesi dalla data di presentazione della domanda.

Il lavoratore rimasto disoccupato, per l’apertura della partita IVA e l’avvio di una attività imprenditoriale, può ottenere l’anticipazione dell’indennità di mobilità, quantificabile dai 18 ai 20 mila euro, con impegno a svolgere l’attività in Italia per almeno cinque anni.

Molti lavoratori stranieri, dopo l’incasso, sono rimpatriati e risulta pressoché impossibile recuperare la somma loro elargita, nonostante l’emanazione di decreti di sequestro.
Anche perché queste nuove società hanno conti correnti a zero.

Sono diversi i Lavoratori Socialmente Utili impiegati presso Enti Locali o Istituzioni senza scopo di lucro, che hanno abbandonato il lavoro per aprire attività di ambulantariato, salvo poi sparire dalla circolazione con le tasche piene di soldi pubblici.

Questa sarebbe la new generation di lavoratori di cui questa povera Italia aveva impellente bisogno?

Guido Assoni