Cronache marine (parte terza)
di Ezio Gamberini

Ormai i gesti sono meccanici: “Apri ombrellone, dispiega teli sui lettini, togli maglietta, togli pantaloncini, e via sulla spiaggia a camminare...


... ma percorsi sette od otto metri, questa volta sento che c’è qualcosa di strano.
Grazia si volta verso di me e scuote la testa, sconsolata, mentre con le mani al viso, sussurro atterrito:
“Oddio, sono in mutande!”.

Mamma mia, sprofonderei dalla vergogna, ma mi accorgo che, evidentemente, i boxer che indosso non suscitano troppo clamore: sembra che nessuno se ne sia accorto.
Ritorno all’ombrellone e indosso i pantaloncini: “No, non ci torno in hotel”, replico a Grazia che m’invita ad andare a prendere il costume da bagno.

Camminiamo sul litorale e, come la volpe che disprezza l’uva perché è collocata troppo in alto, nell’affondare i piedi tra la sabbia dorata ed un mare incantevole, con una buona dose di faccia tosta comunico a Grazia che “L’acqua oggi è proprio fredda, non farei mai il bagno!”…

Mi rifarò nel pomeriggio, sfoderando la mia famosa “Mossa del coccodrillo”.
Quando la eseguii, in occasione di un  breve periodo di ferie trascorso con gli amici in un hotel altoatesino con annesso centro benessere, feci fuggire tutti gli ospiti dalla piscina, terrorizzati, mentre gli amici risero mezz’ora a fila.

Si tratta di un’operazione che inizia con una lenta discesa in acqua, poi mi avvicino piano piano alla “preda”, un salvagente o un gonfiabile qualsiasi, restando con il corpo sommerso, all’infuori degli occhi; giunto a tiro, compio un balzo, l’afferro e comincio a girare su me stesso, vorticosamente, proprio come i coccodrilli, sollevando un’onda d’urto spaventosa.
Stavolta lo “tsunami” è arrivato fino ad Imperia.
Guardia Costiera e Capitaneria di Porto, in un comunicato diramato congiuntamente, mi hanno imposto l’allontanamento dalla Liguria entro il 16 agosto.
E che mi frega, tanto sabato dovevo già far ritorno a casa!

L’attore Robin Williams è stato trovato senza vita nella sua casa in California.
Per la maggior parte dei suoi ammiratori sarà ricordato per la splendida interpretazione del professor Keating nell’“Attimo fuggente” (memorabile la scena finale con i ragazzi che salgono sui banchi esclamando “Capitano, mio capitano!”), ma io preferisco la scena in cui interpreta Peter Pan, nel film “Hook – Capitan Uncino”, nel momento in cui, ormai adulto, per ritornare a volare deve ricordarsi di un “Pensiero felice”; quale pensiero più felice della nascita di suo figlio Jack?
Nel momento in cui rivive questo momento, magicamente si ritrova in volo: eccolo tornato Peter Pan.

Ed ogni volta che rivedo questo film
(praticamente ad ogni Natale!), assaporo anch’io i momenti felici vissuti quando nacquero i nostri tre figli e ringrazio il Padreterno ogni giorno per questo.
Ed al Padreterno chiedo che questo suo figlio sia accolto nel suo Regno, perché Robin Williams ha voluto bene alla gente, ha divertito, consolato e fatto sognare milioni e milioni di persone ed il suo ricordo si conserverà  indelebile nei cuori e nelle menti di tutti quelli che lo hanno amato.

Nel tardo pomeriggio arriviamo alla “Spiagga delle debuttanti e ci fermiamo a rimirare il panorama.
La settimana è volata e ormai siamo all’ultimo giorno in Liguria.
“Perché non ci facciamo una foto?”, dico a Grazia, così anche noi ci adeguiamo alla mania dei “selfie” che impazzano ovunque.
Ci mettiamo con le spalle al mare, perché voglio inquadrare il meraviglioso paesaggio che cinge il golfo e le onde impetuose. Impugno lo smart-phone e allungo il braccio:
Su, sorridiamo!”, e scatto.

Guardiamo la foto: Miss Marple e Babbo Natale sorridono subdolamente, seduti sotto l’ombrellone.
Povero scemo, che sono.
Giovanotto, per farsi una foto bisogna rivolgere l’obiettivo verso se stessi, e l’obiettivo è quell’occhiolino lì, dietro al telefonino”, mi dice Miss Marple che, senza alcun dubbio, tecnologicamente è avanti anni luce rispetto a me.

Grazia si sbellica dalle risate: “Ah, ah, questa è come quella delle mutande e della crema dopo sole! Però queste non le scrivi mai, eh?”.
“Le scrivo, le scrivo, vedrai che le scrivo, donna di poca fede, e poi chiederò all’Egregio signor Direttore che modifichi il titolo di questa rubrica: da ‘I racconti del lunedì’ a ‘Oggi le comiche’!”

E se non bastasse, dopo aver trascorso miracolosamente un’ora intera sul lettino, terminato il suo “Montalbano” la sfrontata pretende lo scambio dei volumi.
Cedo alla violenza, infilo un segnalibro e le consegno “Il conte di Montecristo”, ricevendone in cambio il minuscolo Camilleri (ce ne vorrebbero almeno otto per pareggiare il peso).

E adesso chi lo racconta il seguito, proprio ora che Edmond Dantes, dopo aver clandestinamente appreso per anni arti e scienze dall’abate Faria ed essere evaso dal Castello d’If, arricchitosi a dismisura grazie al tesoro fattogli ritrovare dal compagno di prigionia, è finalmente divenuto il ‘Conte di Montecristo’, e si appresta a sferrare la tremenda vendetta nei confronti dei suoi vecchi amici Fernando Montego, Danglars e Caderousse ed il Procuratore del Re, Villefort?

Cari lettori, se volete sapere come va a finire, rivolgetevi a Grazia; questa è la sua mail: grazialanapœlpiӧdechelomche@madebu.uf .
L’alternativa è recarsi dal mio amico Gian, in biblioteca, e chiedere una copia del volume.

Per tornare stavolta impieghiamo un po’ più tempo: a singhiozzo fino a Savona, ma poi filiamo come il vento.
Dopo aver scaricato le valigie, salgo immediatamente in camera da letto e getto lo sguardo sul comodino.
Per fortuna il cervello è ancora al suo posto! D’accordo, è tuttora sostanzialmente come nuovo, essendo stato usato pochissimo, ma qualcuno, inavvertitamente, nel far le pulizie, ritenendolo un “rafanas” potrebbe gettarlo nella spazzatura!

Lo riconnetterò lunedì mattina, prima di riprendere il lavoro, e questa settimana ligure appena trascorsa, da allora in poi, sarà soltanto un bel ricordo.