Giravolte sulla Val de Put
di Egidio Bonomi

Val de Put addio! Dopo le ultime decisioni della nuova Amministrazione comunale, la valletta che divide in due S. Apollonio è destinata a rimanere tale: terra di nessuno, incolta, inutilizzata


Se ne parlava fin dagli Anni Ottanta, quando l'architetto Paolo Fappani aveva steso l'intero progetto che ha originato la piazza Paolo VI con la previsione del tanto chiacchierato (sospirato) stadio del rugby, ora definitivamente cassato per quella ginnastica tutta italiana che a ogni cambio di colore politico corrisponde lo stravolgimento di quanto previsto dagli avversari partitici.

Dietro Val de Put c'è una storia di ordinaria burocrazia che ha impedito di realizzare il progetto sulla traccia di quello primigenio.
Amministrazione Corli, all'incirca sette anni fa: un importante imprenditore lumezzanese, attivo anche in siderurgia, propone al sindaco Corli di conferire i 275 mila me di materiale necessario a colmare la Val de Put, con le terre di una della sue fonderie, terre assolutamente inerti, utilizzate in ripiene, massicciate stradali, e simil lavori.

Per ogni metro cubo di materiale
l'imprenditore avrebbe sborsato 16 euro, il che significava dai sette agli otto milioni di euro per le (sempre anemiche) casse comunali.
Una manna... finanziaria.
Nell'intesa che tutto quanto riguardava permessi, burocrazia, logistica, lavori toccava al Comune.
L'idea era stata presentata nella sala Giunta del municipio anche alle minoranze d'allora, Forza Italia e Lega.

Entusiasmo iniziale, poi gli intoppi burocratici.
Bisognava formare un società (Srl) per lo smaltimento, meglio indire una gara d'appalto, sentiamo anche la sovrintendenza alle belle arti e via scartabellando norme, vecchie e nascenti; non ultimo nodo, l'incompleta - ancora oggi – acquisizione delle aree dei privati.

I tempi si sono allungati, gli ostacoli ammucchiati
e l'idea è affumicata da sè.
L'imprenditore ha conferito i suoi 275mila metri cubi di inerti, finiti sotto l'asfalto dell'autostrada e invece di sborsare milioni di euro, ne ha incassati tre o quattro e la Val de Put è rimasta lì, derelitta ed ora, con certezza certa, in abbandono.

Niente stadio di rugby, dunque, niente polmone verde, area giochi, verde residuo...
I «parchi», grandicelli o minuscoli creati a Lumezzane, compresi quelli recenti di piazza Giovanni Paolo II a S. Sebastiano e di Suor Cornelia Bossini, a Fontana, brillano per essere deserti.
Non meno di piazze come Nòàl, Paolo VI, piazza Roma.
Tutte senz'anima perché prive di qualsiasi attrazione. Amenoché, sulla Val de Put, non finisca per rivalere l'altalena politica: magari, in futuro, col cambio di amministrazione, verrà rispolverata l'idea ora abbandonata.

Egidio Bonomi dal Giornale di Brescia