R.D.C.
di Itu

La matematica è un'opinione, così per tanti anni ho difeso il mio punto debole. Bastava però un insegnante che mi avrebbe chiarito cosa ancora potevo recuperare dalle mie difficoltà



Ho avuto la fortuna di incontrare l'insegnante di matematica che ha risollevato le mie sorti fallimentari alle scuole superiori, un uomo strepitoso d'intelligenza sopraffina, di essenziale sportiva presenza e di una bellezza dinoccolata e ancora appetitosa per le ragazzine delle classi a lui destinate.

Un uomo retto e di stile che è riuscito ad incrinare la mia diffidenza sul genere maschile, riuscì a impreziosire la mia vita dei teoremi più strampalati e a trovare una chiave logica ai miei procedimenti nelle verifiche scritte sempre e immancabilmente giuste nella traccia e intricate di operazioni da sballo.

Certo, il mio enorme buco scientifico si misurava e si frantumava impietosamente sul calcolo, ho scontato il disturbo psicotico di insegnanti delle scuole elementari e medie che non seppero parlarmi francamente sulle sequenze dei numeri: sono seguiti dei dilemmi che fecero vacillare assai la mia autostima, tutt'oggi svicolo dal dare ordine di calcolo alle mie azioni.

Così successe una cosa strana per i tempi, il professore intuì che i procedimenti schizofrenici dei miei compiti in classe potevano avere due valutazioni proprio come per due personalità rispettabili, una riguardava il procedimento logico e una la correttezza di calcolo.

In pagella si doveva per forza mettere un voto al limite della sufficienza, ma l'espressione più seria che risultava sottolineata due volte di penna rossa sul protocollo quadrettato delle prove in classe riportava R.D.C.: roba da chiodi.