L'orrore dell'imperfezione
di Itu

E' un rischio ammettere la nostra inadeguatezza ad affrontare i tempi attuali, ma forse l'unico modo per prenderci una responsabilità nei confronti di aspettative altrimenti illusorie



Scade il valore dei soldi (pochi) rimasti, l'incertezza sovrasta il ritmo vitale risicato dalla velocità delle comunicazioni, tutto è consumato sull'attimo senza niente lasciare al più prossimo futuro.
Bauman, nell'intuizione di società liquida, ha già spiegato la logica del nostro tempo.

Ci sono persone che
non si lasciano intimorire dall'azzardo della lungimiranza, non c'è niente di più tragico che trovare le parole per descrivere il destino.

Io, che sono travolta dall'onda, ho la percezione dell'aria che manca, del turbine che gira intorno pesante del mare incattivito, del rumore gorgogliante di schiuma e acque torbide del fondo smosso, il corpo in balia dell'urto possibile con lo spazio condiviso.
Ma sono qui che scrivo.

Quale differenza c'è tra una interpretazione "viva" di un quartetto di Mozart e quella digitale?
Quale differenza tra un tramonto visto dal nostro casalingo tetto e quello del ricordo di una vacanza?
Quale amore più grande di quello che non cambia gioco?

Ecco, è questa imperfezione
che rende umana la nostra vita, che sfida i nostri limiti, che ci fa stare nel "qui adesso" senza giudizio alcuno.

Non più orrore allora, si tratta di continuare il disegno nato prima del nostro tempo e sperare nel "non compiuto".

L'imperfezione richiede l'energia di una grande creatività, richiede tempo e spazio, proprio quello che nessun altro mezzo può regalare a noi umani.