Diversi
di Ezio Gamberini

E’ capitato qualche tempo fa, alla Messa delle dieci. Al momento dei canti, il ragazzotto seduto tre o quattro banchi davanti a noi cominciava a dimenarsi...


... mettendosi a ballare con perfetto tempismo, muovendo il busto e le braccia ritmicamente, ma senza destare alcuna sensazione sgradevole o sguaiata, anzi, al contrario, generando in chi gli stava vicino sorrisi compiaciuti e il desiderio di emularlo.
Come ci siamo divertiti Grazia ed io, osservandolo e guardandoci negli occhi!

Poi il giovanotto, un bel ragazzo massiccio e robusto dai modi gentili, carnagione chiara e capelli che con il trascorrere del tempo hanno assunto una colorazione sempre più scura, rispetto ai riflessi biondi della fanciullezza, si sedeva ascoltando le letture, assorto e concentrato, quasi in estasi, in un mondo tutto suo, salvo poi “scatenarsi” in occasione di un nuovo “riff” di chitarra e percussioni di bonghi che preannunciavano l’inizio di un altro canto.

L’attempata signora che gli stava accanto, capelli bianchissimi e viso dolce, in un primo momento l’ha scrutato con sospetto, ma in seguito ha dimostrato di apprezzare con aperti sorrisi le gioiose manifestazioni e, al momento dello scambio del segno della pace, s’è presa la stretta più calorosa del giovane, che l’ha porta a tutti i suoi vicini di banco, poi a quelli che gli stavano davanti e in seguito ai fedeli del banco alle sue spalle.
Sono certo che, se avesse potuto, avrebbe scambiato il segno della pace con tutti i presenti!

Dicono che sono “diversi”.
Io voglio pensare che, nonostante tutto, un giorno la grandezza dell’umanità sarà così eccellente e nobile da riuscire ad accogliere, sostenere ed integrare questi “diversi”, e tutti i “diversi”, non fosse altro che per attenuare, e se possibile eliminare, la preoccupazione dei genitori angosciati dalla consapevolezza che, dopo di loro, il futuro di questi figli può essere oscuro e incerto.