Gocce di sudore e di memoria
di Tito Tiberti

Una corsa intensa del blogger saretino Tito Tiberti che muove le gambe attraverso la città eterna e fa andare la memoria nei luoghi di stragi che non possiamo dimenticare


Roma, pressi di Monte Mario, è il 28 maggio 2014. Oggi. Corro per la strada, è presto ed è silenzio. Procedo con passo un po’ strascicato, ho sonno e sabato mi aspetta l’arrivo di maratona nell’Olympiastadion di Stoccolma.

Il corpo mi chiede di risparmiare energie, ma lo sguardo è vigile e cerca continuamente punti di riferimento… sono in una zona per me nuova e non posso rischiare di perdermi, il lavoro non aspetta. Mi oriento, leggo la segnaletica viaria: via Mario Fani, un tuffo al cuore e passo oltre.

Via Mario Fani è la strada dove fu rapito Aldo Moro il 16 marzo 1978. Sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse. “Compagni che sbagliano” li si definiva. Io non ero nato, ma ricordo lo stesso: ho avuto la fortuna di poter studiare e forse la bravura di farlo davvero.

La corsa mi porta nei luoghi della memoria, nei tempi delle lezioni della storia, dove non c’è spazio per internettismi qualunquisti, ignoranza e supponenza. La storia offre racconti di sacrificio e di dolore, di fanatismo e a volte di redenzione, di slanci coraggiosi contrapposti a miseri schiavismi intellettuali…

Oggi è il 28 maggio, corro a ritroso, torno al 28 maggio 1974, ore 10:12: una mattinata piovosa in cui la mia piazza cittadina ospitava una manifestazione sindacale antifascista. La bomba si prese otto innocenti e fece oltre cento feriti. Violenza neofascista, Ordine Nuovo. Son 40 anni che la Strage di Piazza della Loggia “non conosce” i propri colpevoli, son 40 anni che sappiamo chi mise la bomba. Mancano alcuni elementi probatori, ma sappiamo chi mise la bomba.
 
Correre mi aiuta a non dimenticare, mi aiuta a restare con me stesso. Paradossalmente, più passano gli anni e più le ore in cui corro sono le ore in cui mi occupo meno di sport. Penso ad altro.

Lavoro, sport e passioni mi portano a stare lontano dalla Valtrompia, il cui grigio fumo ho respirato per molti anni… lontano ma indelebilmente bresciano: lo sono anche perché – orgogliosamente – sono figlio di un padre che era in quella Piazza antifascista quando esplose la bomba, sono figlio di un uomo che faceva il calciatore professionista e l’operaio insieme perché non giravano i milioni e lo sport era una cosa nobile, sono anche figlio di una donna che lavorava a 14 anni e studiava alle serali per un futuro migliore.

Anche per il “mio” futuro migliore. Poi correre a lungo mi ha insegnato la fatica; a sua volta la fatica mi ha insegnato il rispetto di chi abbiamo di fronte, delle sue idee, capacità di confronto, abilità, disabilità, gusti, umori… E infine mi ricorda che la violenza genera violenza.

Continuo a correre: idealmente o materialmente raggiungerò Via Caetani, attraverserò Piazza Fontana, passerò dalla stazione di Bologna, ripasserò dalla nostra Piazza Loggia e scivolerò veloce all’ombra del ricordo delle Torri Gemelle e delle baracche di Dachau… Correrò finchè avrò fiato per ossigenare la mente e nutrire la memoria.

 
www.titotiberti.it