Matteo Romano, la prospettiva del navigatore
di Andrea Alesci

L'intervista al 29enne di Cailina Matteo Romano, laureato in Ingegneria e copilota di Luca Pedersoli nel prestigioso Trofeo Rally Asfalto



Capita che le passioni si accendano per caso, quando meno te l’aspetti. Com’è accaduto al 29 enne Matteo Romano un giorno di primavera del 1999.

Tu e i rally: colpo di fulmine?
Direi proprio di sì. Il mio amico Paolo mi aveva invitato a vedere il Rally Mille Miglia che transitava vicino casa sua. Non sapevo nemmeno dell’esistenza della gara e vedendo rombare le macchine ho capito che "da grande" avrei voluto guidarne una. Prima ho cominciato un po’ per gioco, poi la convinzione si è trasformata in professionalità.

Quando è cominciata la tua carriera rallystica?
Nel 2002 ho iniziato con il Maury Racing Team, condividendo la me- desima passione con un ragazzo del mio paese. A 19 anni ho fatto la mia prima gara da pilota nel Rally Colli Morenici, poi ho disputato il Rally di Franciacorta, d’accordo col mio compagno di guidare una volta ciascuno. In quel momento mi sono detto: "Voglio fare il navigatore".

Quando hai capito che il rally poteva diventare un mestiere?
È accaduto due anni fa, quando ho avuto la grande occasione di correre il Trofeo Rally Asfalto insieme a Luca Pedersoli, col quale ho da poco iniziato la terza stagione su una Citroen C4 Wrc.

Il navigatore, figura oscura ma determinante: perché ti affascina così tanto?
Nel navigatore si coniugano tempismo e regolarità. Deve spiegare a parole al pilota la strada da fare, dopo aver preso nota di curve e velocità durante le ricognizioni.

Poi, in ogni rally c’è anche la parte di trasferimento, nella quale bisogna rispettare una tabella di marcia per arrivare alla prova speciale. Ogni singolo rally è formato da 8-10 prove speciali (ciascuna ripetuta due o tre volte), per un totale di circa 130-150 chilometri da percorrere.

Bisogna riuscire a dare le informazioni giuste al momento giusto, trovando l’alchimia giusta col pilota. Certo, ci sono bravi copiloti come Bernacchini, D’Amore, Fappani, ma il navigatore perfetto è soltanto quello che riesce ad assecondare le esigenze del pilota. Il bravo navigatore è quello che non si vede mai.